I miracoli degli animali

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A Longiano si conserva una grande tavola dipinta su tela, raffigurante un Crocifisso ascrivibile alla seconda metà del Duecento, di un anonimo artista influenzato da Giunta Pisano. Presenta un fondo a disegni geometrici, su cui emerge il corpo di Cristo molto arcuato, il volto è afflitto e doloroso. Lo stile è bizantineggiante in quanto presenta il corpo definito da linee decise, mentre il telo che lo copre ha le classiche lumeggiature di tipo orientale. I bracci terminano con la Madonna da una parte e San Giovanni dall’altra, iconologia classica, in quanto i due Santi sarebbero stati fisicamente presenti alla Crocifissione.
La fama del santuario e del Crocifisso si diffuse in modo particolare dal 6 maggio del 1493. I francescani erano riuniti nel convento di Longiano per una celebrazione; gli abitanti del vicino paese di Gambettola donarono ai frati un vitello che, portato nel convento, si inginocchiò in adorazione di fronte al  Crocifisso. Nonostante i ripetuti colpi di frusta il bue si mosse solo dopo che fu benedetto. Da quella data si susseguirono grazie e miracoli per cui la fama del santuario si diffuse per tutta la regione. In Romagna ce ne sono altri di miracoli con gli animali, legati al mondo francescano, questi ultimi furono i primi “ecologisti”  della natura se non consideriamo religiosi più antichi come i druidi. A Rimini, in Piazza Tre Martiri, (l’antico foro di Rimini), esiste una cappella chiamata “Tempietto”, del 1518, dedicata a Sant’Antonio da Padova.    Ricostruita nel XVII secolo dopo il terremoto del 1672, ha mutato l’aspetto originale per i vari restauri. E’ a forma ottagonale, contornata da colonne e rivestita di marmi. Ha la cupola verde come pure la lanterna e ha una piccola campana, è molto suggestiva, pare una piccola rotonda. All’interno si conserva un tronco di colonna dal quale il Santo operò il miracolo della mula nel 1223. Sant’Antonio si trovava a Rimini quando un eretico di nome Bonovillo gli avrebbe detto che, se avesse provato con un miracolo la vera presenza di Cristo nell’ostia consacrata, si sarebbe sottomesso alla Chiesa. Bonovillo avrebbe tenuto chiusa per tre giorni nella stalla la sua mula senza darle da mangiare, poi le avrebbe messo davanti della biada. Il Santo avrebbe dovuto mettere l’ostia di fronte alla mula, se l’animale avesse evitato il fieno per prostrarsi dinanzi all’ostia, l’eretico avrebbe creduto. Il Santo, si recò in processione con l’ostia consacrata, giunto davanti alla mula disse:“In virtù e in nome del Creatore, ti ordino di avvicinarti con umiltà e di prestare la dovuta venerazione”. Come il Santo finì di parlare, la mula lasciò da parte il fieno e si inginocchiò. Molti sono questi miracoli, in cui appaiono animali, si ricollegano allo scontro con gli eretici, proprio su una verità fondamentale dei cattolici: la presenza reale del Signore nel sacramento dell’Eucaristia. Se nei primi secoli ci fu la lotta sui dogmi della Trinità fra ariani e cristiani, nei primi secoli dell’anno Mille ci furono le eresie  dei catari, dei patarini e dei valdesi. Gli animali più devoti dell’uomo, sembra un riferimento proprio agli eretici, comunque questi prodigi non sono avvenuti solo in Romagna. San Zopito è il patrono di Loreto Aprutino paese che si trova in Abruzzo. Nella processione che si tiene in suo onore, a Pentecoste e il lunedì seguente, si usa ancora condurre in chiesa un bue, cavalcato da un bimbo vestito di bianco, a inginocchiarsi davanti alla statua del Santo. Dallo sterco del bue i contadini traggono auspici per il raccolto. Il rito del bue in chiesa prende avvio dal 1711. Durante il transito delle reliquie del  Santo, durante la processione, un contadino che si trovava nei campi assieme al suo bue, non fece attenzione al rito, allora il bue si allontanò e si inchinò. Altra fonte vuole che il bue si sia inginocchiato, all’ingresso della stalla, senza volere entrare, perché il contadino aveva buttato, per sprezzo, nella mangiatoia l’ostia consacrata. I miracoli sono fandonie? Allora si abbia l’ardire di chiamare ciarlatani tutti coloro che, dalla politica all’economia ecc., ci  propongono miracolosi rimedi prendendosi gioco della nostra fede.

immagine:  Tempietto di Rimini

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 19/10/2015

La quiete rinascimentale del piccolo Pianetto

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Pianetto è un piccolo paese, a due chilometri da Galeata, una manciata di case, un ambiente antico e quieto raccolto attorno al complesso rinascimentale del convento, della chiesa e del museo, sullo sfondo i resti della rocca appartenuta agli Abati di S. Ellero, resti che si ergono come sentinelle protettive del silenzio e del vivere “lento”. Appena usciti dal Museo Mambrini, pochi passi conducono al  bel chiostro col pozzo al centro, per arrivare all’adiacente Chiesa dei Miracoli. Fu edificata nel 1497 per un miracolo avvenuto in una casa del paese, dove una tavoletta raffigurante la Madonna e Santi fu vista piangere e versare dal seno gocce simili al latte. La chiesa ha linee rinascimentali, ma entrando si resta un po’ sorpresi, la navata unica ha un tempietto che invade come un braccio proteso lo spazio, è il luogo in cui è venerata la tavoletta del miracolo. Questa cappella domina pure l’abside e poi i drappi, i vecchi candelabri, le cassettine un po’ arrugginite per le offerte, rendono questo spazio come sospeso nel tempo. Nelle pareti laterali della chiesa vi sono gli altari, cinque per parte, che conservano pregevoli opere come “La Visitazione” (1599) di Giovanni Stradano, dove  sono rappresentate la Madonna ed Elisabetta ambedue incinte, unico esempio del genere oltre alla Madonna del Parto di Piero della Francesca. In fondo alla navata, a sinistra, c’è un affresco, rappresenta il miracolo assai originale di una partoriente. La donna è stesa a letto, dolorante, accanto due donne anziane, forse levatrici, a fianco un asino con la cavezza si sta abbeverando, un uomo gli spinge il capo verso la fonte e un frate sta osservando. Una scritta, non integra, spiega che ad Arezzo una donna non riusciva a partorire, ma cinta con la cavezza di una bestia partorì subito. Presso Pianetto si insegnò pure teologia ai chierici dell’abbazia di S.Ellero, erano monaci irrequieti, come testimoniano alcuni rimproveri scritti, erano anche invisi alla popolazione.  Nel 1424, accadde un episodio singolare, giunse un capitano dei Visconti di Milano, con l’esercito. Il podestà di Galeata consegnò la rocca senza combattere, per ricevere in cambio un tornaconto personale. Il condottiero dei Visconti ebbe a schifo la viltà del podestà e lo imprigionò nella rocca, dove morì di fame, schernito dai soldati che gli lanciavano per cibo delle carte con delle bisce dipinte.

immagine: affresco col miracolo della partoriente e la cavezza

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 08/06/2015

Livio Agresti, colori, manierismo e storie di miracoli

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Livio Agresti, valido pittore di Forlì (1505/1579) è stato uno tra i maggiori esponenti del Manierismo, dai colori luminosi e dalle belle e maestose figure. Ha lasciato molti lavori nella sua città, quasi tutti custoditi ai Musei San Domenico, fra questi “Il Miracolo dell’ostia”, un affresco staccato,chiamato anche “Il Miracolo di Bolsena” ed eseguito tra il 1540e il 1580 per il Duomo di Forlì. L’affresco presenta l’interno di una costruzione, riconoscibile come una chiesa affollata. Chi è inginocchiato, chi in piedi, un diacono con un crocifisso astato, il sacerdote col manto color oro e una tiara decorata che lo fa sembrare un papa, assistono al miracolo dell’ostia che sanguina. Molto bella la poderosa figura, in primo piano, vista da tergo dalla tunica bianca, il manto dorato cangiante e dai bei panneggi. A Bolsena, nel 1263, durante l’Eucaristia, apparve al sacerdote, che dubitava della trasformazione dell’ostia e del vino, un prodigio. L’ostia era diventata carne da cui stillava sangue. A seguito di questo miracolo, nel 1264, Urbano IV decretò la festa del Corpus Domini e venne edificato il Duomo di Orvieto, dove è conservato il reliquiario che contiene l’ostia. L’opera di Livio Agresti potrebbe anche raffigurare il miracolo dell’Eucarestia di Bagno di Romagna, accaduto nel 1412. Un monaco mentre celebrava la messa fu assalito dal dubbio sulla reale presenza di Cristo nell’Elevazione. Il vino si trasformò in sangue e cominciò a bollire, tanto da fuoriuscire dal calice e macchiare il corporale. La reliquia del miracolo venne inserita in una teca argentata. Nel giorno del Corpus Domini, a Bagno, si commemora l’evento con una festa ed una processione. Un miracolo eucaristico è quando vi è trasformazione dell’ostia consacrata in carne e/o del vino in sangue, oppure prodigi di vario genere che sarebbero legati ai Santi o anche guarigioni avvenute durante la processione con il Santissimo Sacramento ed altro ancora. La Chiesa cattolica riconosce come realmente accaduti numerosi episodi di questo tipo, la scienza ha invece proposto una possibile spiegazione, che coinvolge un diffuso batterio. Il dogma della Transustanziazione fu decretato dal papa nel 1215, il primo miracolo avvenne a Lanciano nel 700, l’ostia e il vino si mutarono in carne e sangue durante una messa celebrata da un monaco che dubitava della presenza reale di Cristo.

immagine: Miracolo dell’ostia di Livio Agresti

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 19/01/2015