Un’ultima lezione come ricordo

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Giannino Balbis è nato nel 1948 a Bardineto un piccolo paese di 756 abitanti, della provincia di Savona, è un poeta e critico letterario. Dirige varie collane di studi, didattica e poesia. Ha fondato, assieme ad altri, il movimento poetico “003 e oltre”. Ha pubblicato oltre mille testi fra libri, articoli, recensioni e saggi. Autore di tre opere teatrali, più volte rappresentate: Sospiri d’alcione , La ballata di Myster Barmoon e Le rovine di Manhur . Ma non è per tutta la sua mole di lavoro letterario che è apparso sul palcoscenico dei mass media. Bensì per il suo modo di andare in pensione. Il Professor Giannino Balbis, infatti ha anche insegnato latino e italiano nei licei della provincia di Savona e ora che ha raggiunto il pensionamento ha deciso di radunare tutti i suoi allievi, oltre settecento, per salutarli con un’ultima lezione. Un evento, che è stato reso possibile grazie al tam tam di Facebook. Balbis ha prenotato per il 12 maggio, il teatro Chebello di Cairo Montenotte. Il teatro Chebello , intitolato da poco al “sindaco della gente” Osvaldo Chebello, a dieci anni dalla sua comparsa, sembra proprio, dato il nome, il più indicato per questo evento d’addio che sarà allietato anche da musica. Così il Professor Balbis, commenta la sua idea, un sogno nato agli inizi della carriera: “Penso si tratti di un evento unico, senza precedenti. L’idea è nata molto tempo fa, quando, ancora studente, stavo raccogliendo materiale per la mia tesi di laurea. In quell’occasione, rileggendo alcuni episodi della biografia di Cesare Pavese, incontrai lo spunto che mi fece pensare alla possibilità, un giorno, di offrire un’ultima lezione a tutti quelli che sarebbero stati i miei studenti. Ed è quello che, ora, mi appresto a fare”. Balbis, tiene a precisare che ringrazia tutte le persone, la maggioranza sono ex studenti, che si stanno dando da fare per riuscire a contattare tutti gli allievi che il professore ha avuto nella sua lunga carriera. Come non rammentare, l’evento dell’anno passato, un video da pelle d’oca che potete trovare in Internet, dove centinaia di studenti della Palmerston North Boys High School in Nuova Zelanda ringraziavano il loro professore che andava in pensione dopo 30 di insegnamento con una Haka molto commovente. La Haka è la danza tipica del popolo Maori, che vive in Nuova Zelanda. Una danza che rende visibili tutte le emozioni possibili. Anche l’evento del 12 maggio di Giannino Balbis sarà sicuramente un avvenimento da ricordare.

Un pellegrinaggio penitenziale e riabilitativo

pellegrinaggio-vocazionale-giovani-diocesi-di-comoUn pellegrinaggio, dal latino peregrinus, cioè straniero, è un viaggio compiuto per devozione, ricerca spirituale, o penitenza, verso un luogo considerato sacro. Oggi si intreccia al turismo non è più come un tempo in cui il pellegrino andava straniero, perciò senza protezione, con le fatiche i rischi dell’ignoto e l’animo volto alla pazienza e alla redenzione. I primi pellegrinaggi penitenziali risalgono all’VIII secolo. Il pellegrino penitente era visto come una figura di monaco , aveva alcuni segni di riconoscimento, un soprabito lungo, la escarsela, cioè una sacca per il cibo e il denaro, la pazienza ovvero un cordone legato ai fianchi. Al ritorno una palma se era andato a Gerusalemme, le chiavi di san Pietro se era stato a Roma, la conchiglia di San Giacomo se aveva fatto il cammino di Santiago di Compostela. Attorno all’Anno Mille, i pellegrinaggi furono talmente numerosi che negli itinerari dei loro cammini fiorirono a centinaia gli hospitalia, una specie di alberghi molto modesti per ospitarli e rifocillarli. Si pensi anche ai famosi Templari, Ordine di monaci/guerrieri sorto per la protezione dei pellegrini che andavano al Santo Sepolcro. Ora dopo mille anni, il pellegrinaggio è entrato nel turismo religioso di massa con finalità meno penitenziali. Ma esistono dei progetti europei, che propongono pellegrinaggi penitenziali e riabilitativi, per ora solo in Belgio, Francia, Spagna e Germania, al posto del carcere minorile. Sono progetti finalizzati a minori sottoposti a misure penali per piccoli reati, come furti e aggressioni, ma fra di loro c’è qualcuno che ha reati più gravi, come l’omicidio. Adolescenti problematici che iniziano un percorso, a tappe, di migliaia di chilometri verso Santiago o Roma, mete principali. Senza cellulare ma a contatto con la natura e con la fatica e la meditazione del camminare. Un percorso che li porterà alla libertà con consapevolezza. Certo qualcuno tenta di scappare, qualcun altro si dà i bagordi per qualche notte. Ma sembra che il pellegrinaggio al posto del carcere funzioni. Una riabilitazione che funziona più del carcere, perché la recidiva è di appena un terzo osserva Oikoten-Alba, l’associazione fiamminga che per prima, nel 1982, ha lanciato il progetto che adesso si cerca di portare in Italia. “Inserire i cammini nello strumento della messa alla prova? Perché no? Mi sembra interessante”. Così si esprime, Gemma Tuccillo, magistrato a capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, sulla possibilità di aprire il pellegrinaggio riabilitativo per i minori anche in Italia.