Malena e Klepetan, una piccola, grande storia d’amore, fra… cicogne

Molti sono con il naso all’insù, in attesa di Klepetan, quest’anno è un po’ in ritardo, ci sono stati falsi allarmi sul suo avvistamento, ma ancora non è tornato dalla sua bella. Una struggente storia d’amore, che parla di lontananza, di solitudine, di ostacolo e impedimento e tanto affetto, quasi un “matrimonio” ben riuscito. Un po’ strappa lacrime ma con tanta fedeltà e coronata da un bel po’ di “pargoli”.

Klepetan

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Brodski Varos, in Croazia, un nido posto sul tetto di una casa rossa, dove Malena una femmina di cicogna aspetta per lunghi mesi il ritorno del suo compagno: Klepetan.

Malena ha ali danneggiate, fu ferita da un cacciatore, più di due decenni fa.

Non è più in grado di volare accanto a Klepetan.

Per non parlare poi di seguirlo all’inizio dell’autunno nel viaggio migratorio di oltre 10mila miglia verso il Sudafrica.

Sono 16 anni che Klepetan torna dalla sua amata, all’inizio di primavera, negli ultimi giorni di marzo.

Il periodo di riproduzione delle cicogne.

Quando le uova si schiuderanno e verrà il momento di insegnare a volare ai piccoli, dato che Malena non è in grado di farlo, sarà Klepetan ad eseguire questo compito.

I piccoli se ne andranno poi con lui nel viaggio migratorio.

Malena resterà tutta sola, ad aspettarlo sul comignolo della casa rossa.

Le cicogne, diversamente dalle oche, non si accoppiano per tutta la vita, tendono però a ritornare, come le rondini, allo stesso nido, ecco spiegata, togliendo un po’ di romanticismo, la fedeltà di Klepetan. 

In Croazia, la storia di Klepetan e Malena, le due cicogne innamorate con una sfilza di “cicognini”, oltre quaranta nascite lungo gli anni, è diventata un’attrazione.

Un richiamo fascinoso, parte della campagna ufficiale dell’Ente del Turismo croato con questi slogan:

“Saluta la primavera”
“Saluta qualcuno che ami”.

Invitando a postare sui social network il video, si trova su You Tube, di  “Klepetan  e Malena”.

Oppure inviando cartoline online ispirate all’amore delle due cicogne con frasi del tipo:
“Non vedo l’ora che sia primavera per stare con te!”
“Viaggerei per migliaia di chilometri per passare un momento con te!”.

                                                                                                                  Paola Tassinari

I miracoli degli animali

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A Longiano si conserva una grande tavola dipinta su tela, raffigurante un Crocifisso ascrivibile alla seconda metà del Duecento, di un anonimo artista influenzato da Giunta Pisano. Presenta un fondo a disegni geometrici, su cui emerge il corpo di Cristo molto arcuato, il volto è afflitto e doloroso. Lo stile è bizantineggiante in quanto presenta il corpo definito da linee decise, mentre il telo che lo copre ha le classiche lumeggiature di tipo orientale. I bracci terminano con la Madonna da una parte e San Giovanni dall’altra, iconologia classica, in quanto i due Santi sarebbero stati fisicamente presenti alla Crocifissione.
La fama del santuario e del Crocifisso si diffuse in modo particolare dal 6 maggio del 1493. I francescani erano riuniti nel convento di Longiano per una celebrazione; gli abitanti del vicino paese di Gambettola donarono ai frati un vitello che, portato nel convento, si inginocchiò in adorazione di fronte al  Crocifisso. Nonostante i ripetuti colpi di frusta il bue si mosse solo dopo che fu benedetto. Da quella data si susseguirono grazie e miracoli per cui la fama del santuario si diffuse per tutta la regione. In Romagna ce ne sono altri di miracoli con gli animali, legati al mondo francescano, questi ultimi furono i primi “ecologisti”  della natura se non consideriamo religiosi più antichi come i druidi. A Rimini, in Piazza Tre Martiri, (l’antico foro di Rimini), esiste una cappella chiamata “Tempietto”, del 1518, dedicata a Sant’Antonio da Padova.    Ricostruita nel XVII secolo dopo il terremoto del 1672, ha mutato l’aspetto originale per i vari restauri. E’ a forma ottagonale, contornata da colonne e rivestita di marmi. Ha la cupola verde come pure la lanterna e ha una piccola campana, è molto suggestiva, pare una piccola rotonda. All’interno si conserva un tronco di colonna dal quale il Santo operò il miracolo della mula nel 1223. Sant’Antonio si trovava a Rimini quando un eretico di nome Bonovillo gli avrebbe detto che, se avesse provato con un miracolo la vera presenza di Cristo nell’ostia consacrata, si sarebbe sottomesso alla Chiesa. Bonovillo avrebbe tenuto chiusa per tre giorni nella stalla la sua mula senza darle da mangiare, poi le avrebbe messo davanti della biada. Il Santo avrebbe dovuto mettere l’ostia di fronte alla mula, se l’animale avesse evitato il fieno per prostrarsi dinanzi all’ostia, l’eretico avrebbe creduto. Il Santo, si recò in processione con l’ostia consacrata, giunto davanti alla mula disse:“In virtù e in nome del Creatore, ti ordino di avvicinarti con umiltà e di prestare la dovuta venerazione”. Come il Santo finì di parlare, la mula lasciò da parte il fieno e si inginocchiò. Molti sono questi miracoli, in cui appaiono animali, si ricollegano allo scontro con gli eretici, proprio su una verità fondamentale dei cattolici: la presenza reale del Signore nel sacramento dell’Eucaristia. Se nei primi secoli ci fu la lotta sui dogmi della Trinità fra ariani e cristiani, nei primi secoli dell’anno Mille ci furono le eresie  dei catari, dei patarini e dei valdesi. Gli animali più devoti dell’uomo, sembra un riferimento proprio agli eretici, comunque questi prodigi non sono avvenuti solo in Romagna. San Zopito è il patrono di Loreto Aprutino paese che si trova in Abruzzo. Nella processione che si tiene in suo onore, a Pentecoste e il lunedì seguente, si usa ancora condurre in chiesa un bue, cavalcato da un bimbo vestito di bianco, a inginocchiarsi davanti alla statua del Santo. Dallo sterco del bue i contadini traggono auspici per il raccolto. Il rito del bue in chiesa prende avvio dal 1711. Durante il transito delle reliquie del  Santo, durante la processione, un contadino che si trovava nei campi assieme al suo bue, non fece attenzione al rito, allora il bue si allontanò e si inchinò. Altra fonte vuole che il bue si sia inginocchiato, all’ingresso della stalla, senza volere entrare, perché il contadino aveva buttato, per sprezzo, nella mangiatoia l’ostia consacrata. I miracoli sono fandonie? Allora si abbia l’ardire di chiamare ciarlatani tutti coloro che, dalla politica all’economia ecc., ci  propongono miracolosi rimedi prendendosi gioco della nostra fede.

immagine:  Tempietto di Rimini

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 19/10/2015