Il segno dei Magi nei tesori della città bizantina

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A Ravenna sono numerose le immagini dei Magi, sono fra le prime iconografie e perciò le più “veritiere”. Nel Museo Arcivescovile i Magi  sono presenti nella Capsella dei Santi Quirico e Giulitta, un reliquiario di marmo databile alla prima metà del V secolo. Sono vestiti all’orientale, con brache strette, mantelli svolazzanti e cappello frigio, il copricapo poi adottato dai rivoluzionari francesi, porgono i loro doni al Bimbo che sta sulle gambe della Madre. Sempre al Museo, vi era un tempo un’altra immagine dei Magi, si trovava incastonata nella famosa Cattedra d’Avorio di Massimiano, oggi purtroppo la formella non c’è più. Nella Basilica di San Vitale i Magi sono presenti nel sarcofago dell’esarca Isacio e nel mosaico che raffigura Teodora; l’orlo della veste dell’imperatrice presenta i Magi, nella loro classica iconografia, sono ricamati in oro sul manto porpora, protesi in avanti, nel gesto dell’offerta. Sul fronte del sarcofago di Isacio, è raffigurata la visita dei Magi alla Madonna col Bambino, l’iconografia è uguale alle altre con la differenza che qui uno dei Magi si volta indietro; nel retro del manufatto ci sono i pavoni, le palme e il Chrismon (monogramma di Cristo) simboli di resurrezione, sui lati corti la resurrezione di Lazzaro indica la fiduciosa speranza nella Vita Eterna, mentre la scena di Daniele nella fossa dei leoni è testimonianza di totale fiducia in Cristo. La raffigurazione più importante dei Magi si trova nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Questa immagine, monumentale e preziosa, in mosaico, è famosa in tutto il mondo. Maria in trono con il Bambino, appartiene al periodo di Teoderico, mentre i Magi appartengono alla ricostruzione di parte dei mosaici, effettuata dopo la sconfitta  degli ariani, per cancellare la memoria del re goto. Dalla città di Classe le Vergini sembrano camminare lentamente verso la Madonna; le precedono i Magi che portano doni al Bimbo. Sono Magi veramente belli, rutilanti, coi ricchi abbigliamenti orientali colorati, i gioielli, i doni in suntuose argenterie, hanno anche loro il berretto frigio ma in realtà avevano in capo delle corone che furono sostituite dal restauratore romano Felice Kibel nell’800. Sono una chiara allusione alla supremazia della Trinità. Gli ariani e i cattolici  se le diedero di “santa ragione” sui cavilli della Trinità, dimenticandosi che Cristo è amore.

Immagine: Adorazione dei Magi, Capsella dei Santi Quirico e Giulitta, Museo Arcivescovile

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 05/01/2015

I Re Magi nella storia

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I Magi sono realmente vissuti o no? L’Evangelista Matteo racconta che Gesù nacque a Betlemme, al tempo del re Erode e che alcuni Magi giunsero da Oriente cercando il re dei Giudei per adorarlo e offrigli oro, incenso e mirra. Una stella li precedeva. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, fecero ritorno per un’altra via. Matteo non è l’unico che parla dei Magi, vi sono i vangeli apocrifi, cioè non riconosciuti dalla Chiesa che ne parlano in modo analogo. Arrivano i re Magi a Betlemme indirizzati da Erode, portando i loro doni al seguito di una stella, scatenano l’invidia di Erode che ordina l’uccisione dei bambini. Nel Libro della Caverna dei Tesori, uno scritto siriaco che raccoglie leggende, si racconta appunto dei Magi. Si dice che erano tre, re e figli di re, e che scrutando le stelle appresero che il Messia stava per nascere in terra di Giudea. Si dice che l’origine di questi Magi era la Caldea. Il termine Caldei sembra significhi: “conoscitori delle stelle”, erano comunque famosi per lo studio dell’astronomia. Il Vangelo Arabo dell’Infanzia su Gesù fa riferimento ai Magi, cui Maria dona una fascia, i Magi sarebbero stati tre fratelli; Melchiorre che regnava sui Persiani, Baldassarre che governava sugli Indiani e Gaspare che dominava gli Arabi. I loro tre doni consistevano in oro (dono per i re), incenso (per le adorazioni sull’altare, quindi Gesù è anche sacerdote), mirra (considerato un balsamo per i defunti, perciò prefigurazione della sua morte). La stella cometa sarebbe un equivoco. Tutta la storia nasce da un quadro di Giotto del 1301 alla Cappella degli Scrovegni; il pittore, accanto alla Natività, dipinse l’Epifania e inserì una cometa, probabilmente perché nel 1301 a dicembre, apparve in cielo la famosa cometa di Halley. Il fenomeno luminoso, di cui fanno riferimento i testi, sarebbe la tripla congiunzione di Giove e Saturno e Marte il 13 novembre del 7 a.C., nella costellazione dei Pesci, che si verificò per tre volte, e che gli astronomi caldei conoscevano, lo avevano previsto sin dall’anno precedente. Astrologicamente questo transito spesso coincide con un periodo in cui avverrà qualche doloroso sforzo, che inizierà poi col tempo a portare i frutti. Il primo simbolo legato a Gesù fu quello del pesce, legato al suo nome in greco, ma potrebbe pure indicare che era nato sotto al segno dei Pesci. A questo punto occorre rimarcare anche la presenza assidua del numero tre. Il numero 3 rappresenta il numero perfetto, il numero sacro per eccellenza, Dio è definito Uno e Trino (Padre, ma anche Figlio e Spirito Santo). Nell’Induismo le divinità sono raffigurate con la Trimurti (Brahma, Siva e Visnù); per gli antichi Romani la Triade capitolina era composta da Giove, Giunone e Minerva. Il numero 3 è abbinato alla figura del triangolo equilatero, simbolo di armonia, di proporzione, di perfezione. Molte antiche cerimonie si fondano su gesti ripetuti tre volte. I Magi sono un po’ fiabeschi, a tal punto che lo sono pure le loro reliquie. Fonti certe non ci sono. Si racconta che alla loro morte furono seppelliti, in un’unica tomba, in Persia, successivamente l’imperatrice Elena, madre di Costantino, trovati i loro corpi li avrebbe fatti trasportare a Costantinopoli, da qui passarono a Milano dall’allora Vescovo Eustorgio, dove tutt’oggi nella basilica a lui dedicata esiste un sarcofago chiamato “Arca dei Magi”. Nel 1162 il Barbarossa, entrato a Milano, si impossessò delle reliquie che furono trasportate a Colonia in Germania, dove oggi si trovano nella cattedrale di questa città. Quella delle reliquie dei Magi è anche una delle cause legali più lunghe della storia: oltre 740 anni! I Milanesi rivolevano le presunte salme dei Magi trafugate dai tedeschi, intervennero ben tre papi per sanare la controversia e pure San Carlo Borromeo e il re di Spagna Filippo II. Piccoli ossicini    arrivarono a Milano solo nel 1904. Milano ricorda l’adorazione dei Magi, con un corteo di figuranti che da piazza Duomo arriva a Sant’Eustorgio portando i doni alla Natività. Questa manifestazione è attestata almeno dal Medioevo ed è uno degli eventi più amati dai milanesi, che vi assistono disponendosi lungo tutto il percorso.

immagine: Adorazione dei Magi, sant’Apollinare Nuovo, Ravenna

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 05/01/2015