Quando Freud fu a Ravenna

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Sigmund Freud (1856/1939) è stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi.  Freud è noto per aver elaborato una teoria secondo la quale i processi psichici inconsci sono determinanti sul pensiero, sul comportamento e sulle relazioni tra individui. Tentò di stabilire relazioni tra la visione dell’inconscio, rappresentazione simbolica di processi reali, con la fisicità  del cervello e del corpo umano,  concetti che hanno trovato parziale conferma nella moderna neurologia e psichiatria.L’impulso sessuale e le sue relazioni sono molto importanti per Freud, molti dissensi dalle sue teorie (Jung e altri) nascono dalla contestazione del ruolo, ritenuto eccessivo, riconosciuto da Freud alla sessualità che la riteneva la causa principale dei disturbi nevrotici. E’ stata inaugurata, qualche tempo fa, nell’area della fontana dei Giardini pubblici una targa che ricorda la visita nel 1896 di Freud a Ravenna. “L’inaugurazione di questa targa, afferma l’assessora  Piaia, ci dona memoria del passaggio di Freud a Ravenna. Freud, padre della psicoanalisi, ha cambiato la cura della mente, ha spostato la lettura della sofferenza dal piano biologico al piano culturale. Grazie a lui il disagio psichico ha potuto essere interpretato come disagio di civiltà”. Quando Freud scende a conoscere l’Italia, l’epoca del Grand Tour è finita da un pezzo. Nel Mezzogiorno si arriva in treno, le località di soggiorno degli ospiti stranieri sono numerose, gli alberghi migliori sono organizzati all’inglese, nelle ville di Fiesole e nei castelli del Lazio, la nobiltà del luogo e il fior fiore del turismo internazionale vivono come fossero a Mayfar. (Il quartiere più lussuoso di Londra)  L’Italia di Montaigne, e di Goethe è “irrimediabilmente perduta”, ma ancora dopo il viaggio del 1864 ricordando il mare d’Italia il filosofo francese Taine scrisse:“Non ci sono parole per esprimere l’infinita bellezza di quell’azzurro a perdita d’occhio. Che distanza dal fosco e lugubre Oceano”; ma annotava pure ricordando Piazza del Mercato a Napoli: “Tutti quanti si muovono, mangiano, bevono, puzzano”. Se Taine scriveva così il suo conterraneo lo scrittore Stendhal commentava: “Nessuno è più pigro degli italiani: il movimento che nuocerebbe alla loro sensibilità, li infastidisce”. Freud amava l’Italia, nella sua collezione di stampe, decine di vedute:  Roma, Firenze, Orvieto, Capri, Pallanza, Palermo, Arezzo, Verona, Siena, Bologna con le sue torri e Ravenna col cosiddetto Palazzo di Teodorico. Freud riteneva il sogno derivante dal desiderio, aveva avuto una serie di sogni che dimostravano ciò, lo scrive nel famoso trattato “L’interpretazione dei sogni”, dove cita pure Ravenna. Si tratta di tre sogni che erano alla base del suo appassionato desiderio di vedere Roma, questa brama di Roma dovrà stare a lungo inappagata in quando lo psichiatra ebbe problemi di salute. Dunque nel primo sogno vede il Tevere e Ponte Sant’Angelo dal finestrino del treno, poi il sogno sfuma e Freud ricorda di non aver mai visto Roma (in una postilla Freud scrive che per l’appagamento dei desideri da lungo tempo ritenuti irraggiungibili occorre solo un po’ di coraggio) e il panorama che ha visto in sogno ricorda un’incisione che aveva visto di sfuggita il giorno prima in casa di un paziente. In un altro sogno si trova su una collina da dove si vede Roma immersa nella nebbia, questo sogno esprime l’incertezza della “terra promessa”. Nel terzo sogno Freud  è infine  a Roma ma con sua grande delusione non si trova in una città  bensì sulle rive di un piccolo fiume dalle acque scure, dove si trovano da un lato rocce scure e dall’altro prati con grandi fiori bianchi, vede un conoscente e gli chiede la strada per Roma. In questo sogno lo psichiatra vi ritrova lui che si sforza di vedere in visione Roma ma evoca  un’altra città a lui nota: Ravenna, nelle paludi di Ravenna aveva raccolto le più belle ninfee adagiate in acque scure, nel sogno crescono sui prati perché era stato assai faticoso tirare le ninfee fuori dall’acqua … aveva evocato Ravenna  perché almeno per un po’ di tempo la città sottrasse a Roma il privilegio di capitale.

 

 

immagine: Sigmund Freud

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 22/06/2015