Il misterioso palazzo che stregò Sigmund

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La visita di Sigmund Freud a Ravenna apre la porta a due interrogativi: perché comprò la stampa con la veduta del cosiddetto Palazzo di Teodorico e non una stampa di più nobili monumenti come la Basilica di san Vitale o il Mausoleo di Galla Placidia? Il manufatto è ridotto ad alcune rovine, in realtà il rudere è identificato come la parte antistante della chiesa di San Salvatore ad Calchi (distrutta agli inizi del XVI secolo) oppure come una costruzione a scopo di difesa per il palazzo degli esarchi (governatori della città) del VII-VIII secolo. Il secondo interrogativo è sul sogno in cui associa Ravenna ai fiori bianchi. Freud paragona nel sogno Ravenna ai fiori bianchi ma negli appunti scrive della città che è un buco miserando, annota: “Teodorico, Dante, mandorle, fichi raccolti dall’albero presso la tomba di Teodorico, vecchie case, mosaici, una pineta cantata da Dante, pesche, vino e caffè si sono unite in una bella armonia”. Da queste brevi parole si evince che ciò che più l’ha colpito è il ricordo di Teodorico, forse è per questo che acquista la stampa, prendendo una cantonata perché la costruzione non ha più nulla del palazzo del re goto, ma è possibile che rimanga affascinato dalle rovine che sono le uniche presenti in città che evocano in qualche modo Roma, il Colosseo  o il Foro e Freud amava moltissimo Roma, la visitò ben sette volte. Donò un libro al duce con la dedica:“A Benito Mussolini coi rispettosi saluti di un vecchio che nel detentore del potere riconosce l’eroe della civiltà”, non si sa se il dittatore lo lesse ma due mesi più tardi uscì sul Popolo d’Italia un articolo dello stesso Mussolini, nel quale definiva la psicoanalisi un’impostura. Lo storico Roberto Zapperi  scrive che, nel 1930, la questura di Roma emise contro Freud un provvedimento di fermo, che sarebbe scattato nel caso in cui Freud avesse messo nuovamente piede in Italia dove mancava dal’23. Dunque anche se Sigmund amava Roma la città non lo voleva. E veniamo ai fiori bianchi, questi ultimi nel sogno simboleggiano l’organo sessuale femminile, il bianco fa poi riferimento al matrimonio, ma i fiori erano tanti. L’illustre scienziato, si dice che non amava le donne, favoriva l’amore libero, lui però asseriva che non lo sfruttava mai al di fuori del suo matrimonio; eppure era notorio che lui aveva  una relazione con Minna  sorella della moglie Martha, come dire che i sogni non mentono.

immagine cosiddetto Palazzo di Teodorico

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 22/06/2015