La settimana Rossa che scosse la Romagna

settimana_rossa_ad_alfonsine

 Il romagnolo un po’ “zuccone” lo è , anche se a volte la testardaggine può diventare la “capacità del leader” e trasformarsi così in un aspetto positivo. Nella Romagna repubblicana e socialista, alveo anche dell’anarchia, l’organizzazione operaia  e quella contadina decisero per il fatidico sciopero del 9 giugno del 1914, causando la Settimana rossa, quest’anno ricorre il centenario, è bene così ricordare questo evento come monito contro nuove posizioni oltranziste. Il comizio si tenne a Ravenna, diciottomila scioperanti, un numero eccezionale se si considera che la città e i suoi sobborghi non contavano più di ventimila anime. Al termine del comizio si proclamò lo sciopero generale e minacciosi cortei iniziarono a creare un’atmosfera tumultuosa ed esaltata. Si verificarono i primi gravi scontri, il prefetto ordinò di tenere al buio la città, mentre dai paesi della campagna arrivavano notizie di saccheggi e danneggiamenti a chiese e case comunali. La mattina successiva si sparse la voce che tutta l’Italia fosse insorta e che ci fosse la rivoluzione. I rivoltosi bloccarono strade, incendiarono chiese. A Mezzano denudarono un prete, la leggenda narra che fu portato in giro nudo per il paese in groppa ad un asino, tra il sollazzo generale. A Godo si proclamò la Repubblica, i preti vennero bastonati, le chiese distrutte, i pali del telegrafo segati, i vagoni ferroviari rovesciati, si credeva che in tutta Italia si stesse combattendo. Cavalleria e fanti corsi ad aiutare i carabinieri non bastavano, fu così che il prefetto passò il potere alle forze armate. Il generale comandante la divisione di Ravenna mobilitò tutti gli uomini disponibili anche i cuochi ed i furieri, pure la banda musicale, fece piazzare le mitragliatrici a tutte le porte di Ravenna e bloccò la città. I rivoltosi delle campagne non avendo più ordini dal centro si acquietarono, ma ciò che più li calmò non furono le mitragliatrici o la mancanza di ordini dalla città, fu che si sparse la voce che in Italia nessuno si era sollevato e che i romagnoli erano i soli rivoluzionari. 

 immagine: Settimana rossa ad Alfonsine

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 26/05/2014