San Pietro in Vincoli

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San Pietro in Vincoli si trova nell’entroterra ravennate, dista 15 chilometri circa sia da Ravenna che da Forlì. Ritrovamenti archeologici attestano la frequentazione del territorio già in epoca romana. Il nome del paese deriva da un ospizio per i pellegrini  che si recavano in terra santa, costruito da re Stefano I d’Ungheria nei primi anni dell’ XI secolo, divenuto in seguito abbazia dei benedettini, poi dei monaci camaldolesi, oggi ciò che rimane è stato identificato nelle strutture adibite a caserma dei carabinieri. Perché re Stefano ha intitolato l’ospizio San Pietro Vincoli? Si racconta che il vescovo Leone avrebbe posto le presunte catene di San Pietro trovate a Gerusalemme accanto a quelle della prigionia romana del Santo, non credendo all’autenticità delle prime. Le due catene giunte a contatto si fusero miracolosamente e nulla poté più disgiungerle. In memoria di questo fatto fu edificata a Roma, nell’anno 442, la chiesa di San Pietro in Vincoli, forse Stefano auspicava che il suo popolo ancora pagano si saldasse ai cristiani come le catene di San Pietro. Ma forse c’è un altro motivo: l’odierna chiesa parrocchiale del paese è intitolata a San Lorenzo in Vado Rondino intendendo con Vado Rondino la vicinanza di un antico guado (Vado) del fiume le cui acque col tempo si incanalarono nell’antico tracciato dell’acquedotto di Traiano col nome di Ronco, il fiume che costeggia la via Ravegnana, la strada che collega Ravenna con Forlì. Il toponimo Rondino potrebbe ricordare il re Rachis, infatti deriva dal nome proprio di origine germanica: Raimondo. Il nome Rachimondus  è presente in un documento longobardo dell’anno 806, con successive graduali trasformazioni il nome si è tramutato in “Rimondino” e poi in “Riondino”, “Rondino” e “Riondano”.  La chiesa è menzionata la prima volta nel 966 ma si ritiene che risalga alla fine del VII/VIII secolo. In quegli anni i longobardi col loro re Rachis, siamo nel 750, invasero l’Esarcato, ponendo sotto assedio Perugia, intervenne il Papa, Rachis si ritirò causando disappunto fra le sue truppe. Rachis fu destituito, si rifugiò a Roma. A questo punto subentra la leggenda, Rachis incontrò alcuni guardiani di maiali che riferirono al re un prodigio cui avevano assistito: una luce era apparsa sulla cima di un abete, si era triplicata per poi tornare una. Il re stava per farli frustare quando pure lui vide lo stesso il miracolo, decise così di prendere i voti con tutta la sua famiglia, e di costruire sul luogo un’abbazia. Occorre dire che ai tempi un re deposto non aveva scelta o il convento o la vita. Il periodo di edificazione della nostra chiesa pare coincidere con la presenza di Rachis sul territorio, è stato ritrovata a San Pietro in Vincoli una formella con due volatili ai lati di un albero, oggi al Museo Nazionale di Ravenna, con chiari influssi di arte longobarda. Se il re longobardo fondò la chiesa di San Pietro in Vincoli … più tardi re Stefano volle forse un ospizio in quei luoghi a memoria di un altro re barbaro/monaco/evangelizzatore? Oggi nel paese troviamo delle notevoli dimore del XVIII secolo: Villa Gamba-Vignuzzi casa di riposo per i missionari saveriani. Villa Jole dal parco con alberi secolari, quando andavo a scuola al ritorno mi fermavo a raccogliere le noccioline che cadevano nel fosso antistante la villa, e mi incantavo a guardare una sua piccionaia, pareva il castello delle fate. Il clou a San Pietro in Vincoli è la Festa dell’uva, in realtà Festa dei repubblicani in quanto il paese è una storica roccaforte dell’edera. Questa cittadina è terra di poeti e di amanti del nostro dialetto, qui abitavano Gioacchino Strocchi medico e poeta, fu nel 1944 in Germania compagno di prigionia di Tonino Guerra e Bruto Carioli  Maestro dei “Canterini Romagnoli” e ricercatore di antichi canti, oggi c’è Nevio Spadoni poeta e drammaturgo dalla vena poderosa. Nel campo dell’arte il noto critico Claudio Spadoni, ma il paese tiene alta la bandiera anche con lo sport: Marcello Miani campione del mondo di canottaggio. Tanti uomini una donna: Natalina Vacchi  nata nel 1914 impiccata nel 1944, il suo corpo fu lasciato pendere per alcuni giorni come monito agli altri partigiani.

immagine: san Lorenzo in Vado Rondino

articolo già pubblicato sul quotidiano”La voce di Romagna” il giorno 10/11/2014