San Pietro in Vincoli: un paese dalle origini magiare

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Il popolo magiaro prima dell’anno 1000 era un’insieme di tribù, che avevano abitato le terre poste tra i monti Urali e il fiume Don, occupando poi la Pannonia, che era stata la terra dei longobardi. Si chiamavano On-Ogur, (che significa Dieci Frecce), da cui derivò poi il nome Ungheria. Per molti anni vissero di brutali razzie e di incursioni sanguinose nella Germania del Sud e anche nel Nord Italia, fino a che furono sconfitti nel 995 dall’imperatore Ottone I. Successivamente, era l’anno mille, re Stefano a capo di una lega di tribù, decise di realizzare lo stato d’Ungheria, ponendo come collante della nazione la fede cristiana. Fu così che con l’aiuto dei vescovi e degli ordini religiosi italiani e slavi, suddivise il territorio in diocesi e costruì chiese e monasteri. Re Stefano I, chiamato anche Santo Stefano d’Ungheria, aveva abbracciato il cristianesimo, si era fatto battezzare a Colonia da Adalberto di Praga (vescovo, evangelizzatore e martire) alla presenza di Ottone III. Era stato consacrato re ricevendo sul capo una corona inviata da papa Silvestro II, corona tradizionalmente identificata con quella celeberrima, oggi conservata nel parlamento ungherese, che ha un valore intrinseco altissimo. La Sacra Corona ha avuto una vita densa di avvenimenti, che l’hanno portata ad essere rubata, nascosta, perduta, ritrovata e riportata, l’ultima volta è stata restituita dagli Stati Uniti nel 1978 su ordine del Presidente Jimmy Carter. Stefano contrastò le usanze pagane, il culto degli idoli e il nomadismo del suo popolo favorendo la diffusione del cristianesimo per questo motivo divenne Santo, ma Stefano non si fece scrupolo di ricorrere a battesimi forzati né di far squartare lo zio il quale si riteneva il legittimo erede al trono. Stefano si preoccupò  anche dei sudditi che si recavano in pellegrinaggio a Roma o in Terra Santa, per questo fondò degli ospizi per pellegrini in quattro luoghi: Roma, Costantinopoli, Gerusalemme e San Pietro in Vincoli. Gli ospizi erano ben dotati e Stefano si raccomandò che i pellegrini fossero ben accolti. Non ci sono prove della visita a Roma del re ma una cronaca redatta da uno studioso italiano di qualche centinaia di anni dopo, narra che re Stefano all’età di 33 anni fu a Roma per visitare le tombe dei martiri, probabile sia transitato anche sulla via della chiesa di San Lorenzo in Vado Rondino.

immagine: La sacra Corona

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 17/11/2014