Quelle terme piene di vita

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Castrocaro, è un paese di origine etrusca, già stazione termale ai tempi dei romani, era chiamata Sulsubium ed è tuttora famosa per le sue acque sulfuree. L’abitato è composto dai paesi di Castrocaro, Terra del Sole e Pieve Salutare che unitamente hanno ricevuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità del Touring Club Italiano. Terra del Sole, voluta da Cosimo I de’Medici, è un gioiello architettonico costruito secondo i canoni rinascimentali, sembra un “pezzo” di Firenze planato in Romagna. A Pieve Salutare sorge una chiesa risalente all’anno 955, all’interno è custodita, dal 1973, la sacra immagine della Madonna della Tosse, dopo che la chiesa omonima venne demolita. Il culto della Madonna della Tosse è antichissimo e persiste ancora oggi, era detto così perché  le si attribuivano speciali virtù contro la pertosse dei bambini. Castrocaro nel medioevo ebbe notevole importanza militare e fu capoluogo della Romagna toscana. Conserva il Borgo medioevale quasi  intatto, con la Chiesa di San Nicolò, il Palazzo dei Capitani, il Palazzo del Bargello e la Cittadella, per arrivare poi al Castello. Nella parte più in basso, più moderna, si trovano le Terme, al centro di uno splendido parco di 8 ettari. Il complesso termale fu realizzato negli anni ‘30 in stile Art Deco,forma d’arte  che è un prolungamento del Liberty. Gli imponenti lavori di ampliamento delle Terme, già esistenti e funzionanti, voluti da Benito Mussolini, portarono nel 1938 all’inaugurazione dello Stabilimento, del Grand’Hotel e del Padiglione delle Feste. Quest’ultimo ha al suo interno le decorazioni di Tito Chini, famoso artista del periodo fascista; nel 1925 all’Esposizione Internazionale di Parigi fu premiato con la medaglia d’argento per la ceramica. L’edificio è formato da un corpo centrale semicircolare e decorato da piastrelle ceramiche a lustro, cioè iridescenti e metalliche. Il lustro è un’antica tecnica di decorazione, di origine mediorientale, ebbe grande diffusione nella arte ceramica araba, giungendo verso la metà del Quattrocento in pochi centri italiani; dagli arabi attraverso gli scambi con l’isola di Maiorca, da cui proviene il nome maiolica che nel Rinascimento indicava la sola ceramica lustrata. Il salone da ballo è di grande impatto: due fontane simmetriche in mosaico, mentre il pavimento di maiolica policroma  riproduce un  fondale marino popolato da pesci di ogni tipo, reali e immaginari. Spettacolari sono i quattro velieri che girano in tondo con una sinfonia di vivaci colori: rosso, giallo, blu e verde. Nel Grand’Hotel si possono ammirare i banconi/bar, i lucernari decorati, le formelle ceramiche iridescenti. Nelle pareti dello scalone, che dà accesso alle stanze, si trovano dieci grandi pannelli di Chini, un ciclo raffigurante i mesi e le stagioni. Ancora oggi fra le suite ce ne è una intitolata a Benito Mussolini. All’Hotel, dopo il 1943, vi fu la prima riunione del Consiglio del Ministri del nuovo governo fascista, qui proclamarono la Repubblica sociale italiana. Ma torniamo alla parte medioevale di Castrocaro, alla Rocca imponente massa costruita circa un millennio fa su uno sperone roccioso da cui si può godere uno splendido panorama. Nelle sale del Palazzo del Castellano vi è un Museo con armi, maioliche, dipinti, arredi e suppellettili. Vi è allestita anche l’Enoteca della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì, il tutto a cura della Proloco. Come ogni castello anche qui a Castrocaro c’è un  fantasma. Siamo ai primi del Duecento, una furiosa lotta era in atto tra le famiglie consanguinee dei conti Calboli di Forlì e dei conti Pagani di Castrocaro. Il Papa, per pacificare gli animi impose il matrimonio fra Margherita e Guidone, appartenenti alle due famiglie in guerra. Margherita innamorata di un altro giovane si ribellò e rifiutò di sposare Guidone. Nonostante il suo ardire fu costretta a cedere e venne così fissata la data delle nozze. Margherita angosciata e senza più speranze, in una notte buia e senza luna si gettò dalla torre più alta del castello. Da allora si racconta che in certe notti senza luna sembra che il vento sussurri il lamento di Margherita, che piange il suo amore perduto.

immagine: Castrocaro

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 31/08/2015