Alberi, custodi della memoria

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La Giornata Nazionale degli Alberi, rappresenta l’occasione per porre l’attenzione sull’importanza degli alberi per la vita dell’uomo e per l’ambiente. Tale giornata è individuata nel 21 novembre, ciò non toglie che si possa parlare di alberi tutto l’anno. Gli alberi rappresentano, da sempre un valore inestimabile per l’umanità, sono custodi della nostra memoria e fonte di risorse preziose. Sono elementi fondamentali dell’ecosistema e, in modo particolare nelle città, contribuiscono a contrastare l’inquinamento ambientale e a migliorare la qualità della nostra vita. Alcuni alberi sono stati testimoni di importanti avvenimenti storici, altri sono legati a leggende tramandate, altri ancora hanno “visto” cambiamenti importanti, sono il simbolo di un millenario rapporto fra l’uomo e la natura. L’Associazione “Patriarchi della Natura”che ha finalità non lucrative, si è costituita nel 2006 su iniziativa di alcuni naturalisti romagnoli che da tempo erano impegnati nel monitoraggio degli alberi monumentali. Con questo termine si identificano le vecchie piante secolari, alberi che possono essere considerati i capostipiti dei nostri boschi. Sovente queste piante hanno dimensioni eccezionali, veri e propri monumenti vegetali, in altri casi la dimensione è più modesta e meno appariscente ma non per questo il loro valore è da meno. I Patriarchi sono gli alberi “anziani”, testimoni di centinaia di anni di vita di noi minuscoli esseri che ci crediamo tanto potenti. Certo un fulmine può schiantare uno di questi Vecchi ciò non toglie che nella simbologia soprattutto quella celtica e germanica l’albero sia l’unione della terra col cielo, infatti ha le radici nei sotterranei del terreno dove succhia nutrimento e svetta con le sue fronde  nel cielo trasformando la luce solare e  gli elementi chimici in ossigeno e zuccheri, essenziali per gli animali, uomo compreso. A Savignano di Rigo vi è uno di questi Giganti  è un nocciolo plurisecolare alto 25 m. e dalla circonferenza di 3.53 m. Si tratta di un interessante caso di nocciolo atipico che non presenta la caratteristiche della specie, normalmente caratterizzate da forme arbustive, con molti fusti e polloni alla base. Per raggiungerlo da Mercato Saraceno, dirigersi verso Perticara, attraversando Savignano di Rigo; qui, in prossimità della chiesa, svoltare a destra seguendo l’indicazione per l’Aia; prima di giungere nel borgo si vede la chioma di questo grande albero. Il nocciolo per i celti era simbolo di saggezza. Nei matrimoni in passato venivano usate le nocciole come augurio di fecondità. Con il legno di nocciolo si realizzavano bacchette magiche. Il nocciolo fa da “guardiano” alla casa natia di Decio Raggi, eroe della Prima Guerra  Mondiale, simbolo per tutta Italia di amor patrio, fino al dono della stessa sua vita. Raggi fu il primo a essere decorato con la Medaglia d’Oro nella Grande Guerra. L’abitazione è oggi un cumulo di macerie e la struttura muraria, con il tetto ormai sprofondato, rischia seriamente di crollare, facendo così perdere un luogo di importanza fondamentale per la memoria storica. Accanto alla casa sono presenti granai e abitazioni contadine. Al piano terra ci sono un’ampia entrata e le cantine con le botti. Salendo le scale senza più le ringhiere in ghisa e i gradini che probabilmente erano in pietra (tutto è stato rubato) si giunge nelle stanze più importanti che portano ancora segni di dipinti. La memoria degli uomini, diversamente da quella degli alberi, è corta e anche la tomba monumentale di Decio Raggi  è ridotta in uno stato fatiscente  e trascurato .“Avanti Romagna! Avanti!”, con queste parole il “tenentino” Decio Raggi  al comando della 9ª Compagnia, quella dei “forlivesi ”, trascina i suoi uomini all’attacco del Monte Calvario, formidabile fortificazione della testa di ponte austriaca di Gorizia. Su quella collina Decio Raggi, viene colpito dal fuoco nemico e sebbene gravemente ferito, continua ad incitare i suoi soldati prima di cadere. A differenza di quel nocciolo che sicuramente tenne a lui tanta compagnia, usò  il coraggio ma non la saggezza, morì senza figli e fu colpito da una bacchetta magica mortale.
immagine:  Nocciolo di Rigo

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 28/09/2015