IL NAPOLEONE DI ROMAGNA

napoleone

Nel 1796 Napoleone invase  la Romagna che fu divisa in due parti: il Dipartimento del Pino (capoluogo Ravenna) e il Dipartimento del Rubicone (capoluogo Forlì). La “capitale” della Romagna napoleonica fu Forlì. Napoleone chiuse l’Università di Cesena (vecchia di cinque secoli) per fare uno sgarbo a Pio VI, pontefice cesenate avverso al Bonaparte. Ma perché Napoleone scelse Forlì e non Ravenna? Napoleone si era appropriato dei simboli celtici per riallacciarsi alle radici di Francia. Il mantello che usò per l’incoronazione, avvenuta a Milano( 1805), era decorato con api, perché erano simbolo di Childerico re dei Franchi morto nel 482. Ambì di essere cinto dalla Corona Ferrea, risalente ai re Longobardi, se la mise sul capo e pronunciò le parole: “Dio me l‘ha data, guai a chi la tocca”. Napoleone volle pure che la Francia avesse come simbolo un gallo con chiaro riferimento ai Galli, abolendo l’emblema del giglio della dinastia dei Reali francesi. E’possibile quindi che abbia scelto Forlì per il forte legame coi Celti. Nonostante il toponimo di Forlì sia di origine romana, la città ha avuto connessioni con i Goti, non avrebbe senso altrimenti lo sposalizio di Galla Placidia col re dei Visigoti Ataulfo svoltosi a Forlì. Un simbolo della città  è il gallo e gli atleti della squadra calcistica forlivese  vengono tuttora chiamati i  “Galletti”. L‘abbazia di San Mercuriale è una basilica che si trova nel centro della città. È l‘edificio più noto, su Mercuriale esistono varie storie. Le leggende possono sembrare sciocche, sono invece assai istruttive se decodificate. A Rimini un pagano di nome Tauro scherniva i cristiani sbeffeggiando l’Eucaristia. I Santi, Mercuriale di Forlì, Ruffillo di Forlimpopoli, Leo di Montefeltro, Gaudenzio di Ri­mini e Geminiano di Modena, accettarono la sfida di Tauro: tutti insieme consacrarono le ostie e le det­tero a Tauro; costui le inghiottì, ma morì allo stesso modo infame di Ario ( 256/336). Questa leggenda ricorda la disputa sulla transustanziazione, svoltasi attorno all’anno 1000 quando il filosofo Berengario da Tours  dichiarò che non avveniva alcuna trasformazione del pane e del vino durante l’Eucarestia. Il riferimento ad Ario è parallelo, in quanto l’arianesimo fu considerata un’eresia, nonostante fosse assai diffuso nei primi secoli del cristianesimo fra i popoli germanici. La seconda leggenda riguarda un drago che infestava la zona tra Forlì e Forlimpopoli.  San  Mercuriale e San Ruffillo lo sconfissero ponendogli le loro stole at­torno alla gola, lo immobilizzarono ed infine lo chiusero in un profondo pozzo. In tutte le leggende il drago simboleggia il paganesimo, evidente che la zona di Forlì era sotto l’influenza religiosa ariana, con le buone, attirandoli nei luoghi di culto, Mercuriale e Ruffillo evangelizzarono il territorio. In un altro racconto Mercuriale andò a Gerusalemme tornando con molte reliquie, e liberò il popolo di Forlì dalla schiavitù del re di Spagna( Alarico). Un altro episodio narra di Mercuriale che si recò in Spagna presso Alarico , lo guarì, ottenendo la liberazione di oltre duemila schiavi forlivesi. Questi  racconti testimonierebbero  il forte legame di Alarico e quindi dei Visigoti con Forlì, dove esiste tuttora Porta Schiavonia, toponimo che evoca gli schiavi deportati dal re goto, qui un tempo vi era un dipinto raffigurante la Madonna del Fuoco tra i Santi Mercuriale e Valeriano. La patrona di Forlì è la Madonna del Fuoco, che si festeggia il 4 febbraio, nello stesso giorno si festeggia la Madonna del Lago a Bertinoro, luogo legato ad una leggenda guarda caso su Galla Placidia. Presso i Celti i primi di febbraio si festeggiava Imbolc  e si onorava Brigid, dea del triplice fuoco, dei poeti, dei fabbri  e dei guaritori. Brigid è anche dea delle sorgenti  e  Signora del Lago, colei  che forgia e dona Excalibur ad Artù. Suoi simboli sono la coppa, cioè il grembo da cui nasce la vita, lo specchio che simboleggia il mondo parallelo e la ruota dell’anno e della vita. A proposito di ruota, singolare  è Il Santuario della Madonna  di Fornò (vicino Forlì) a pianta centrale, meraviglioso disco di pietra planato sui campi…  ma questa è un’altra storia. 

immagine: Napoleone ritratto da Jacques-Louis David           

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Ravenna” il giorno 07/04/2014