Un museo, tre religioni

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Il Museo Interreligioso di Bertinoro, unico nel suo genere, è dedicato al dialogo tra Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Il percorso espositivo è allestito all’interno delle antiche carceri nella Rocca Vescovile, del XVI secolo. Le più grandi religioni monoteiste, qui a Bertinoro, terra sinonimo di ospitalità, tramite l’arte convivono in pace. Il Museo è nato per volontà della Diocesi di Forlì-Bertinoro seguendo un progetto ideato e realizzato dal senatore Leonardo Melandri. Lo splendido portale d’ingresso è una struttura in metallo con i simboli delle tre religioni, possente e allo stesso tempo leggero e trasparente. All’ingresso la raffigurazione mosaicata di Abramo, riconosciuto come il padre delle tre religioni. Nella seconda sala opere astratte che rappresentano le 12 tribù di Israele. Secondo la Bibbia, i dodici figli di Giacobbe divennero gli antenati eponimi delle dodici tribù di Israele. Nella terza sala, la parola, i manoscritti, le radici, la città di Gerusalemme è raffigurata nella vetrata dell’artista Roberto Cambi. Gerusalemme è città santa per gli ebrei, Salomone vi edificò il Tempio; santa per i cristiani, qui Cristo morì e risorse, santa per i musulmani, il Profeta vi iniziò il suo viaggio celeste. Quarta sala, Dio come creatore, opere terrene ma astratte: Dio è al disopra di ogni possibile comprensione e immagine terrena. Quinta sala: il Cristianesimo, Dio che si è fatto uomo e fu crocifisso, vi è un’opera splendente per commozione è una Crocifissione, la bozza della Porta Santa per il Giubileo del 2000,  di Floriano Bodini. Sesta e settima sala sono dedicate all’Ebraismo coi simboli ebraici, su cui spicca il bel candeliere a sette bracci, e alla Pasqua ebraica. Sale otto e nove sono dedicate all’Islam, è ricostruito l’interno di una moschea, con il pulpito in legno su cui sale l’imam per la predica del venerdì, la nicchia nel muro che indica la direzione della Mecca e con i precetti del culto islamico che sono detti i cinque pilastri. Sala decima sono presenti i paramenti liturgici e gli arredi sacri. L’undicesima sala presenta il Male, due grandi artisti lo raffigurano con grande eloquenza. Francesco Messina con “L’Adamo piangente” mostra un uomo rattrappito, smarrito, che si nasconde il volto fra le mani cercando di scomparire. Lo “Scheletro crocifisso” di Giacomo Manzù è ciò che accade oggi ogni giorno, l’indifferenza. Vi è la croce di Gesù che non è altro che uno scheletro, chi crede più a qualcosa? Tutto è un nulla, e infatti nella lastra di bronzo vi è anche un vescovo nudo che si copre le “vergogne” col cappello cardinalizio, e un bimbo passeggia col suo cagnolino… che importa a noi della sofferenza altrui?      Non ci si ferma all’indifferenza, dal Male si va all’Oltre, alla sala dodici, a cui si accede tramite un cunicolo simbolo del passaggio dalla morte alla  vita. Qui vi è uno splendido angelo islamico, coloratissimo che suona la tromba del Giudizio finale. Il giro termina con la visita alla suggestiva cisterna, la Rocca, sorgendo sul colle di Bertinoro e mancando di una fonte d’acqua, fu munita di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Il Museo ospita anche un’acquaforte “Cristo davanti a Pilato”di Rembrandt van Rijn. L’opera, datata 1636, momento in cui l’artista si stava affermando nell’ambiente artistico di Amsterdam, con opere importanti. Rembrandt racconta tra luci accecanti e oscurità il drammatico incontro tra Gesù e Pilato. Cristo è illuminato è già agnello sacrificale e la sua luce inonda anche Pilato che però è indifferente. Annoiato chiede se Gesù fosse un re. Cristo risponde:“Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.” “Che cos’è la verità?” chiede Pilato, titubante vorrebbe saperlo ma non se la sente, non sa quale strada scegliere, non sceglie e se ne lava le mani. Rembrandt mostra i dubbi di Pilato, che si trova a decidere della sorte di Gesù, ma l’osservatore è focalizzato solo dalla figura inerme e pura di Cristo…  al diavolo, il sinedrio, la folla e anche Pilato. L’incisione si trova nella quinta sala dedicata al Cristianesimo.

 

 

immagine: Mueso Interreligioso di Bertinoro

articolo già pubblicato sul quotidiano “La voce di Romagna” il giorno 30/03/2015