I tanti simboli dietro l’orso

artio

Nella simbologia celtica degli animali, assai simile a quella degli indiani d’America, l’orso è associato alla dea come portatore di abbondanza e fecondità. Nel mito greco Callisto amica di Diana, rimase incinta di Giove. Callisto non raccontò questa cosa a Diana che però la scopri ugualmente e dopo averlo scoperto punì Callisto tramutandola nella costellazione dell’Orsa. Le versioni sono molte ma il significato non cambia Callisto fu tramutata in orsa e messa in cielo. L’orso è anche simbolo della classe regale, del re eletto fra i membri della classe guerriera. Art significa “orso” e si fa derivare il nome di Artù (re per eccellenza, riconosciuto tale dal Cielo e dalla Terra grazie all’estrazione di Excalibur dalla roccia) da esso. Se nella tradizione celtica l’orso è simbolo della regalità, in quella mediterranea lo è il leone. Interessante è sapere che all’epoca della cultura di La Tène (circa V secolo a. C.) che prende il suo nome da un villaggio in Svizzera, le costellazioni dell’Orsa e del Leone “accompagnavano” il sole  nel suo viaggio attraverso il cielo il giorno di Lughnasadh, la “festa del re” del 1° agosto. L’orso è dunque l’emblema dei guerrieri, mentre il cinghiale lo è dei sacerdoti, dei druidi, sempre in ambito celtico. Nel famoso racconto mitologico gallese intitolato “Kulhwc e Olwen”, viene narrata la caccia al cinghiale bianco e ai suoi piccoli, da parte di re Artù, forse  esprime la lotta sostenuta dalla nobiltà dell’epoca contro il sacerdozio druidico. In un altro racconto sono i guerrieri celati sotto le sembianze di un cinghiale a devastare le terre del re. Probabilmente la lotta fra il potere del re e quello dei druidi fu assai cruenta e difficile. Per quanto riguarda le rappresentazioni dell’orsa   e della dea a lei associata, vi è una celebre statua rinvenuta nei pressi di Berna (il simbolo della città è appunto un orso, come lo è di Madrid, Biella, Berlino e altre). L’orso è quindi emblema guerriero ma anche legato alla donna e alla maternità, l’orso spaventa per i suoi unghioni e la sua forza, ma sovente regaliamo ai bimbi un orsetto di peluche . Per quanto riguarda la religione cristiana, pare che tutti i Santi che mostrano accanto a loro la figura di un orso abbiano subito una forte influenza celtica: San Colombano,  San Gallo, Sant’ Ursino, San Sergio, San Biagio e altri, senza dimenticare di parlare del famoso Sant’Orso valdostano, che è festeggiato con la millenaria fiera che si tiene il 30 e 31 gennaio. E poi c’è  Wojtek, orso e soldato del 2° Corpo d’Armata Polacco comandato dal generale Anders. Seguì i suoi compagni dall’Iran, attraverso l’Egitto fino ad arrivare in Italia, e dopo la battaglia di Monte Cassino partecipò alla liberazione di Bologna. Nonostante gli anni passati, la sua storia è ancora molto viva, e ultimamente gli alunni della scuola ZSTH di Zagan, in Polonia e quelli dell’ITCG “L. Paolini” di Imola hanno realizzato il fumetto: “La vera storia dell’orso- soldato del 2° Corpo d’Armata Polacco”, tradotto anche in inglese e francese.  Wojtek  nacque nel 1942  sulle montagne della provincia persiana. Tramite un ragazzo arrivò  ai soldati polacchi, di cui diventò la mascotte. Viveva nelle tende coi soldati, marciava e giocava con loro, forse la stessa cosa che si fa con un cane ben addestrato. Wojtek era un soldato regolare e riceveva una paga militare per il vitto. Il Generale Anders e i suoi soldati, all’inizio del 1944 sbarcarono sul suolo italiano, giungendo a Cassino. Wojtek, non aveva paura delle esplosioni  anzi portava le casse di munizioni dai camion alle batterie. I soldati polacchi , con la loro mascotte, entrarono in Imola il 14 aprile del 1945, travolgendo le resistenze tedesche, liberando Imola e proseguendo per Bologna. Imola ricorda questo evento con un monumento che riproduce l’orso  mentre sta salendo degli scalini di marmo bianco, toccando con una zampa il berretto militare polacco. Alla fine della guerra, l’orso finì in Scozia, dove fu riconosciuto come residente onorario di Edimburgo e fu trasferito nello zoo. Non si abituò mai alla vita in cattività, divenne molto triste. La notizia della sua morte fu riportata da tutti i media britannici.

immagine: Artio la dea orso

articolo già pubblicato sul  quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno07/09/2015