Villa Verrucchio e i tre miracoli francescani

cipresso

Villa Verrucchio non è un paese antico o medioevale con storie di signori o signorotti, si adagia placidamente ai piedi di Verrucchio. L’abitato sorge lungo la Marecchiese, un po’ anonimo, eppure è famoso per il buon cibo, già dai primi del ‘900. E poi ha una bella storia da raccontare legata a San Francesco, al convento che qui sorge e alla chiesa di Santa Croce. Il Santo al pari di Dante sembra abbia viaggiato per tutti i paesi della Romagna, tutti si vantano della loro presenza, tutti hanno un miracolo o un’invettiva; ma a Villa Verrucchio sembra che Francesco sia proprio transitato, in quanto un antico documento, il testamento di Malatesta da Verucchio, cita il monastero francescano già nel 1311. Secondo la tradizione, accanto alla chiesa, esisteva un piccolo dormitorio, poi trasformato nel convento attuale, presso il quale, nel maggio del 1213, si sarebbe fermato San Francesco che proveniva da San Leo, con in mano la donazione, appena ricevuta del Monte della Verna. Francesco si sarebbe riposato e avrebbe compiuto ben tre miracoli. Mentre passeggiava raccolse un bastone e battendolo per terra fece sgorgare tre  fonti di acqua termale, tutt’oggi esistenti e produttive. Si recò poi dentro al piccolo ricovero per dormire; per scaldarsi avrebbe voluto bruciare il ramo che però non prese fuoco. Il Santo interpretò questo come la voglia di vivere del bacchetto, uscì e lo piantò nella terra. Dal piccolo bastone, forse non completamente secco, nacque un cipresso: il gigantesco cipresso vecchio di oltre sette secoli (la data è scientificamente provata) ancora oggi visibile nel chiostro del monastero. Un po’ malandato, deve essere sostenuto da stampelle, nel 1980 ha perso la cima, ma il grande vecchio resiste, anche se un po’  spelacchiato incute reverenza. Il convento venne fatto costruire da un discepolo: frate Elia, nel 1215. E’ il più antico convento francescano della Romagna. Nel luogo in cui si trovava la cella, dove dormì San Francesco, è stata costruita una cappella. La Chiesa ha un  bel portale trecentesco e un interno neoclassico, nella parete sinistra si ammira una Crocifissione, affrescata nella prima metà del ‘300, di scuola giottesca.     L’opera è ben eseguita, ricca di pathos, con una bella figura di Cristo e gli angioletti svolazzanti e piangenti.   L’artista sconosciuto ha ben compreso la pittura di Giotto e ha una mano felice.

immagine: cipresso di Villa Verrucchio

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 19/10/2015