IL MERLO DI VILLA CARPENA

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Il nome Rachele deriva dall’ebraico Rachel e significa “pecorella” è quindi sinonimo di mitezza. Fu la seconda moglie di Giacobbe, il quale lavorò sette anni presso lo zio per averla in moglie. Ma lo zio gli diede prima Lia, la maggiore e, solo dopo altri sette anni, gli fece sposare Rachele, che fu sempre la moglie preferita. Il personaggio biblico di Rachele è citato anche nel Nuovo Testamento, come simbolo delle madri inconsolabili. Nomen omen dicevano gli antichi, ovvero che il nome è un presagio, così ho pensato a Donna Rachele, al suo accettare gli altri amori di Mussolini, al suo grande dolore per la morte prematura del figlio e del marito. Rachele Guidi era di umilissime  origini, conobbe Benito Mussolini da bambina, frequentando le elementari. Benito sostituiva talvolta la madre, Rosa Maltoni, che era maestra. Rachele rimase presto orfana di padre, per cui le condizioni della sua famiglia peggiorarono. La madre andò a lavorare nella trattoria  del padre di Mussolini e l’adolescente Rachele serviva ai tavoli. Mussolini, già innamorato di Rachele, andò a lavorare a Trento al giornale di Cesare Battisti e prima di partire le chiese di aspettarlo. Durante la lontananza Rachele ebbe tre proposte di matrimonio e così quando Benito tornò a Forlì era diventato molto geloso e non voleva che Rachele servisse più i clienti, era lui che li serviva. Nel 1909 Benito convocò il padre e la madre di Rachele, comunicando loro che volevano sposarsi e indicando Rachele con una rivoltella in mano minacciò di uccidere la giovane e se stesso se non avesse ottenuto il permesso. Inizialmente non si sposarono, Edda la prima figlia era illegittima, poi regolarono la loro unione ben due volte e vennero alla luce Vittorio, Bruno, quest’ultimo morto a 23 anni in un incidente aereo, Romano e Anna Maria. Finita la guerra Donna Rachele fu mandata al confino ad Ischia, poi nel 1957, data che segna anche il ritorno della salma del Duce a Predappio, si ritirò a Villa Carpena vicino a Forlì. Oggi Villa Carpena è  un museo chiamato la Casa dei Ricordi, nel quale sono presenti numerosi oggetti personali di Mussolini e della famiglia, tra cui il tempietto  regalo dell’imperatore del Giappone, il violino di Mussolini e pure il rosario che Mussolini si era portato in guerra. Di fronte alla villa, vi era un tempo, fino agli anni  settanta, la casa di un contadino, il quale aveva un figlio tredicenne che era invitato spesso da Donna Rachele a giocare con le sue nipoti, le figlie di Annamaria. Donna Rachele era molto gentile con lui il quale non aveva alcuna soggezione. Altro discorso era quando in villa arrivava Maria Scicolone, sorella di Sophia Loren e moglie di Romano Mussolini, era talmente bella che il ragazzino si nascondeva dal timore, talmente bella che ne aveva paura. Alla villa arrivavano anche pullman carichi di nostalgici, per omaggiare la vedova del Duce. Dovete sapere che il contadino era un fervente comunista, tanto che aveva insegnato a fischiare ad un merlo l’Internazionale, ovvero “… bandiera rossa la trionferà”. Questo non dava fastidio a Donna Rachele, la quale, da buona vicina, diceva che non le importava il colore politico, ma la qualità della persona, anzi Rachele regalò alla moglie del colono una macchina da cucire finemente intagliata. Altrettanto accomodanti non  erano i nostalgici dei pullman che un bel giorno, stanchi di sentire fischiare al merlo “bandiera rossa”, decisero di fare uno scherzo, portarono via una gallina, ma il contadino romagnolo rosso o nero che sia non si lascia abbindolare, si mise a braccia aperte davanti al torpedone, sino a che  non gli resero la  pollastra. Accorse pure Donna Rachele che da brava azdora, diede ragione all’agricoltore. Oggi sono tempi ormai lontani, il passato è un fantasma si dice, infatti dopo le numerose segnalazioni di avvistamenti dei fantasmi del Duce e di Donna Rachele, lo scorso agosto, a Villa Carpena, è sbarcata una società di esperti padovani, la Ghost Hunter, per verificare  la presenza di spiriti. La damnatio memoriae colpisce sempre, basti pensare che alla morte  dell’imperatore Nerone, il più vituperato di tutti, sbucavano suoi fantasmi o sosia in ogni dove.

 

immagine: Villa Carpena (Forlì)

 

 articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna”