Cesare, il dado è tratto

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Siamo nel 49 a.C. quando Cesare, di ritorno dalla Gallia, superò il confine tra lo stato di Roma e la Gallia Cisalpina, nei pressi di un fiume, (forse l’Uso o il Pisciatello, le ipotesi non sono concordi, solo Mussolini non ebbe dubbi e stabilì, nel 1933, che il Fiumicino fosse l’antico Rubicone cambiando pure il nome a Savignano) alla testa di un esercito formato da undici legioni, qualcosa come 50.000 uomini. Nessuno mai aveva osato entrare nei confini di Roma armato, se non i nemici, ma Cesare come tutti i grandi uomini le regole se le faceva da sé. Il rientro di Cesare a Roma in armi era dovuto al fatto che il Senato romano stava tramando contro il suo partito. Cesare al Senato non dava retta già da tempo, faceva quello che voleva e questo fu simbolicamente l’atto finale della Repubblica.  Il luogo della famosa frase: “Alea iacta est” (il dado è tratto) non è oggi collocabile con sicurezza, ma con certezza si può dire che in quel sito si cambiò il destino di parecchie genti. Il Senato non voleva nuove guerre e conquiste mentre Cesare e poi gli imperatori che vennero dopo di lui, erano dei megalomani guerrafondai, crearono sì la Grande Roma ma a quale prezzo? Scrive Appiano che Cesare, prima di passare il Rubicone, affermasse:“E’ venuto il momento di rimanere per mia disgrazia al di qua del Rubicone o di passarlo per disgrazia del mondo”. Sicuramente l’evento avvenuto fra Cesena e Rimini ebbe una vasta risonanza non solo simbolica, ma reale e cruenta per la lunga guerra civile che scatenò. Si raccontano strane storie sulla notte travagliata che Cesare passò prima del varco del confine, cose del tipo che andò a letto con sua madre, mentre un’altra fonte narra che gli apparve Roma sotto forma di donna con le gambe nude, poi apparve un gigante che gli impediva il passaggio. Il significato di queste leggende appare chiaro: lo stupro alla sua Patria. Il curioso è che anche in Romagna girano strane storie. Una di queste leggende è quella cosiddetta della “Malanotte”, una tremenda battaglia notturna tenutasi tra i romani seguaci del condottiero e quelli a lui nemici sarebbe avvenuta nella zona dell’odierna frazione cesenate di Calisese, vicino all’introvabile fiume Urgòn. Secondo la leggenda i due eserciti romani si scontrarono qui . Si narra che accanto a Cesare ci fosse un giovane e bellissimo capitano dai capelli biondi che combatté valorosamente ma cadde poi ferito da un colpo di lancia. Cesare vinse la battaglia e inseguì i suoi nemici lasciando i caduti al loro destino. Tra i feriti abbandonati c’era anche il giovane capitano che rimase, unico superstite, per tre notti agonizzante sulle rive del fiume e in balia dei lupi famelici. Il giovane romano chiedeva  insistentemente aiuto finché, dopo tre lunghe notti passate fra i tormenti, gli abitanti di quello che oggi è il paese di Montiano, lo udirono e discesero nella valle per vedere di che si trattava. Lo trovarono morente e decisero di deporlo in un sarcofago di pietra. Molti anni dopo, agli inizi del nostro secolo, un contadino mentre arava il suo podere trovò la tomba. Convinto di aver trovato un tesoro, con l’aiuto dei fratelli, nottetempo spaccò il coperchio a mazzate, ma invece del bottino trovò solo delle ossa. Quale delusione per quei poveri contadini desiderosi d’arricchirsi. Uno di loro pensò di utilizzare quelle pietre rimediate dai pezzi del coperchio per farsi l’acciottolato sotto il portico di casa, ma da quel giorno la sua casa non ebbe più pace. Tutti gli spiriti dei morti in quella maledetta notte lo tormentarono finché non rimise le pietre nella loro sede naturale. La tomba venne ricomposta e consegnata alle autorità. Le fonti sul numero dei soldati che Cesare disponeva, variano da 5.000 a 50.000, dati troppo distanti fra loro, è possibile da ciò che tramandano le leggende, dedurre che ci sia stato uno scontro fratricida fra chi non voleva profanare i confini di Roma e i seguaci di Cesare e che sotterra nel territorio fra Calisese e Montiano, esiste tutt’oggi via Malanotte, ci siano una caterva di ossa. Nella canzone “Streets Of Love” dei Rolling Stones, viene citato il fiume Rubicone: “I think I’ve crossed the Rubicon”( penso di aver attraversato il Rubicone).

 

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 10/08/2015