Torquato Dazzi Bibliotecario

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Venisti tu Torquato Dazzi a ninna-nannarmi i versi/che traducesti vent’anni or sono per svegliar Mussato?/Tu con Marinetti fai il paio/ambi in eccesso amaste,lui l’avvenire/ e tu il passato”. E’ il Canto LXXII, scritto in italiano, da Ezra Pound,nel 1944, in occasione della morte di Marinetti. In questo Canto, dove tornano gli spiriti di Marinetti, di Ezzelino da Romano e si scoperchiano i sarcofagi di Galla Placidia a Ravenna, e di Gemisto al Tempio di Rimini, Pound cita Torquato Dazzi come grande studioso del passato. Dazzi aveva conosciuto Pound, quando questi si era recato alla Malatestiana di Cesena, dove lui era direttore, diventarono buoni amici e lo rimasero, Pound lo chiama l’amabile bibliotecario in una lettera del 1923. Lo scambio fra di loro fu anche intellettuale in quanto, il poeta americano, era amante del lontano medioevo e Dazzi oltre al grande impegno profuso per la cultura in vari ambiti, aveva anche scritto un libro, “Il Mussato preumanista” e tradotto dal latino una tragedia ispirata a Seneca, “Ecerinide”, di Albertino Mussato (1261/1329). Quest’ultimo era un politico e letterato che recuperò i testi dei grandi autori latini e partecipò al passaggio dalla filosofia Scolastica all’Umanesimo. Manlio Torquato Dazzi (Parma1891/Padova 1968), grande letterato e bibliotecario, armato di passione e di impegno, fu dal 1921 fino al 1926 direttore della Biblioteca Malatestiana di Cesena, a cui dette un grande impulso soprattutto per quanto riguarda il servizio al pubblico, ma anche come presenza culturale nella città. Fece realizzare inoltre un coraggioso restauro della sede. A Cesena tenne anche l’insegnamento di storia dell’arte al Liceo classico, gli studenti di Cesena rimasero molto affezionati al loro insegnante, tanto che, lungo gli anni, spesso si riunivano, provenendo da varie città, per andare a trovarlo. Non conoscevo questa illustre persona, un amico di Cesena, Lelio, mi ha chiesto se volevo fare gli auguri di compleanno alla signora Nulla, una bella e sveglia signora, che compiva 96 anni, figlia di Dazzi, dicendomi che a suo parere, Dazzi fosse stato il più importante direttore avuto alla Biblioteca Malatestiana. Succeduto a Renato Serra, che è certamente più conosciuto perché cesenate, ma Dazzi, ribadiva il mio amico, ha lasciato il segno nella cultura nazionale. Tutto ciò mi ha incuriosito e Lelio, gentilmente mi ha portato del materiale informativo. Dazzi laureato in lettere all’Università di Padova nel 1913, inizialmente diresse la Biblioteca e la Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi, a Rovigo, impegnandosi particolarmente nel riordino della collezione d’arte e nelle iniziative culturali locali. Partecipò da volontario alla prima guerra mondiale, come tenente, venendo ferito nel 1915 sull’Altopiano di Asiago e cadendo poi prigioniero degli Austriaci. Tornato dal campo di prigionia nella primavera del 1916, combatté ancora sul Carso e sulla Bainsizza, conseguendo una medaglia di bronzo al valore. Divenne poi direttore della Malatestiana, lasciandone la dirigenza per approdare alla Biblioteca Querini Stampalia di Venezia, dove rimase per trent’anni. Poeta e romanziere, critico e attento osservatore della poesia e della narrativa contemporanea, traduttore di classici francesi da Molière e Racine a Baudelaire e Valéry, studioso della letteratura e delle tradizioni del Veneto, soprattutto di Goldoni, si occupò anche di problemi di catalogazione, particolarmente negli anni Venti, e di storia dell’editoria. Svolse un’intensa attività giornalistica, impegnato politicamente, fu antifascista, nella Biblioteca Querini tenne in catalogo, anche dopo le leggi razziali, le schede degli autori ebrei, oltre alla diffusione di opuscoli sovversivi fra i suoi studenti. Fu così costretto a fuggire in Svizzera, dove portò con sé due libri, la Divina Commedia e il Vangelo, lo spirito critico e l’impegno contro la caduta dei valori di Dante e l’amore che si trova nel Vangelo, mi pare che spieghino bene la tempra di quest’uomo libero. Attivo nella Resistenza, gli fu assegnata la medaglia d’oro con la dicitura: “La Resistenza e la Cultura Italiana”.

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 16/05/2016