Il valore delle mani

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Avrò sentito decine di volte mio padre ripetere queste parole:“Basta una stretta di mano, fra galantuomini ci si comprende, l’affare è concluso”. Per lui la stretta di mano e la parola data erano sacri, a costo di rimetterci non sarebbe tornato indietro. Inutile dire che oggi le cose sono cambiate, ma un tempo non molto lontano, era in uso nelle campagne, recarsi alle fiere o ai mercati del bestiame, iniziando una lunga trattazione fra venditore e compratore per terminare col contratto suggellato da una stretta di mano su cui il sensale poneva la sua, l’affare era concluso. Il sensale era una persona fidata al di sopra delle parti, era il mediatore del negozio. La stretta di mano è quasi universale, ogni giorno la facciamo, sovente come semplice gesto di saluto. Nell‘antichità era un modo per salutare che significava: “vengo in pace”, con questo senso è ancora usato oggi nella Santa Messa quando i fedeli si danno la mano per “scambiarsi la pace”. La mano è uno dei simboli più diffusi un tempo considerata un ponte tra cielo e terra, tra l’umano e il divino. E’ grazie alle mani che l’uomo può manifestare se stesso nell’atto creativo e “plasmare” a somiglianza di Dio. I Santi taumaturghi toccano con la mano, i sacerdoti  impongono la mano benedicendo, le mani giunte pregano, le mani lavorano. Ciò che può fare la mano è appunto la differenza tra il dire e il fare. “I grandi popoli dell‘antichità sono decaduti quando hanno separato il lavoro della mente da quello della mano, affidando i lavori manuali agli schiavi. Questo errore è stato fatale sia agli antichi Greci che ai Romani”.(Mario Pincherle) Ma torniamo alla nostra bella Romagna dove il forte carisma della stretta di mano resiste, magari un po’ di nicchia, ma si difende. In Romagna alla fine dell’Ottocento il sensale partecipava alle transazioni di bestiame, di terreni, era pure fautore ed organizzatore di matrimoni, era chiamato bracco, come un cane perché? Per i Celti questo animale era molto importante, soprattutto nei suoi ruoli di cane da combattimento, da caccia o da guardia. Per i Galli paragonare un guerriero a un cane era un onore e significava stimarlo per la sua funzione di protettore della comunità. Lugh divinità celtica molto importante possedeva un bracco magico la cui ferocia in battaglia era inarrestabile, era pure  in grado di cambiare l’acqua di fonte in vino se vi si bagnava. Tutti i popoli antichi riconoscevano ai Celti una grande abilità nell‘allevamento dei cani. La caccia, come la guerra, era un atto sacro che si poteva compiere solo dopo un‘iniziazione e una preparazione rituale per ottenere la protezione divina. I bracchi erano assistenti dell’uomo aiutandolo nella caccia vera e propria perciò durante le diverse cerimonie condividevano parte delle offerte dedicate agli dei. Il bracco era anche guardiano del regno dei morti e dei suoi misteri per questo legato alla Dea. L’animale era pure associato alle acque curative e al potere di guarigione, tanto che si riteneva che la sua saliva quando leccava una ferita fosse in grado di curarla (come appare nelle raffigurazioni cristiane di San Rocco). Nel 1200 in Scozia il contratto di matrimonio veniva suggellato con una stretta di mano ed era un’unione consensuale tra due adulti senza firme, né testimoni. Pare che le origini siano celtiche, la donna celta era una donna libera, che aveva possedimenti  e che nella coppia poteva addirittura essere dominante nelle decisioni. I matrimoni potevano durare per sempre, un mese o un anno, inoltre non esisteva il culto della verginità e della purezza per la sposa.  La donna godeva di una grande libertà sessuale e poteva avere figli da uomini diversi, le eredità erano matrilineari, perché  la madre era l’unica certa. Ma sono uscita di strada, volevo farvi notare qualche analogia, se appena cento anni fa, in Romagna esisteva il bracco che faceva da tramite di lealtà e fedeltà in compravendite e transazioni nonché in matrimoni, singolare è che nella società celtica esisteva un legame molto forte col cane, in particolare il bracco, simbolo di fedeltà e correttezza e che i matrimoni  prevedessero una stretta di mano.

immagine: una stretta di mano

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 22/09/2014