Le streghe son tornate

da-Le-streghe-di-Salem-a-Il-grande-e-potente-Oz-10-streghe-al-cinema-9

Oggi alle streghe non ci crede e non le teme più nessuno, anche se negli anni Ottanta i maschi si preoccupavano davanti al grido delle femministe:“Tremate, tremate, le streghe son tornate!”. La Romagna dedica molte feste alle streghe, per esempio a San Giovanni in Marignano o a Cesena con la festa tutta pagana e stregonesca dedicata al suo patrono San Giovanni, con le bancarelle di lavanda, aglio e il fischietto rosso. Ricordiamolo il 24 giugno si festeggia San Giovanni il Battista colui che fu giustiziato da due “streghe”, la bella Salomè che chiese la sua testa, in cambio della danza dei sette veli, sobillata dalla madre che odiava il Battista perché la chiamava donnaccia. Ipoteticamente possiamo paragonare Salomè alla lavanda, pianta che un tempo era usata negli incantesimi di attrazione (successo e fortuna) e di protezione, ma anche nel rompere o nel  far nascere i legami d’amore. L’aglio era venerato dai druidi, usato negli incantesimi e nei filtri dai Celti, lo possiamo accoppiare con Erodiade la madre di Salomè, in quanto è la strega più forte quella che istiga e spinge la figlia a fare qualcosa di cui non ha voglia. E il fischietto? Beh per il fischietto possiamo ipotizzare una lontanissima ascendenza, che viene ben prima dei Celti. Il fischietto può ben essere ciò che rimane di un passaggio evolutivo dell’umanità. Da chi avrà imparato a parlare l’uomo? Per me dagli uccelli. Prima l’uomo è rimasto affascinato dal fischio e ha imparato a fischiare, poi ha acquisito il linguaggio degli uccelli, che poi ha dimenticato, forse con l’inizio della scrittura. Per lingua degli uccelli si intende un linguaggio mistico, mitologico o fiabesco usato dagli uccelli per comunicare con gli iniziati. L’esistenza di questo linguaggio è ipotizzata nella mitologia e nella letteratura medievale. Secondo la scienza, il canto degli uccelli va considerato come un linguaggio non articolato ma rispondente a situazioni che si verificano, quali situazioni di pericolo, disagio, aggressività, richiesta di cibo, corteggiamento ecc. Lo studio del canto degli uccelli rientra nell’ambito di una nuova scienza, la bioacustica musicale, che studia i fenomeni sonori in relazioni alle forme di vita del mondo animale. Nel sufismo il linguaggio degli uccelli è un mistico linguaggio angelico. Il poema “Il  Verbo degli uccelli” è un poema mistico, la ricerca  allegorica di Dio. Interessante poi riflettere sui due solstizi: la notte di San Giovanni in giugno, solstizio d’estate, i Celti lo chiamavano Beltane, ancora oggi si raccolgono le noci per fare il nocino, il noce era l’albero della strega, dove nella notte di San Giovanni la megera si incontrava col diavolo. Famoso è il noce di Benevento, terra celtica e perciò terra di streghe. La notte di San Giovanni Evangelista in dicembre, solstizio d’inverno, Yule per i Celti. Si raccoglieva il vischio, che si attaccava alle porte, ed anche l’agrifoglio per ricordare il re che in questo giorno muore. Così racconta l’antica mitologia celtica, i miti legati ai due re, il re della Quercia ed il re dell’Agrifoglio; il re dell’anno crescente ed il re dell’anno calante. Lo scontro tra i due re per la conquista della Dea Madre, gli antropologi parlano di un precedente matriarcato, porta al potere sulla Ruota dell’Anno in due diversi momenti. A Yule, il solstizio d’inverno, il re Quercia (il figlio), raffigurazione dell’anno nuovo e della salita del sole, uccide il re Agrifoglio (il padre), simbolo dell’anno vecchio e del sole al suo declino, per poter regnare fino a Litha, il solstizio d’estate, dove a sua volta verrà ucciso dal re Agrifoglio per concedergli di regnare sino al successivo solstizio, quello di dicembre. Nel folklore il Battista viene chiamato San Giovanni che piange perché inizia a calare il cammino del sole, mentre l’Evangelista viene detto San Giovanni che ride perché le giornate iniziano ad allungarsi. E’ l’eterna battaglia tra la luce e la tenebra, tra il giorno e la notte. Queste sagre, ci ricordano i passaggi difficoltosi dell’umanità nel suo lungo cammino, festeggiamo con riti simili ai loro e la Chiesa non riuscendo ad estirparli, li ha accolti nel suo grande ventre.

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 13/07/2015

 

RIMINI TERRA DI STREGHE

0e82bbd06575948791673bc0101cc8e4

Forse non sarà un caso o forse sì, nel territorio di Rimini, precisamente a San Giovanni in Marignano, alla fine di giugno si festeggiano le streghe. La festa affonda le sue radici negli antichi riti del ciclo agrario. E’ la festa  pagana del solstizio d’estate dove tutto può accadere, dove santi e streghe convivono. Oggi alle streghe non ci crede più nessuno, ci si augura, eppure in  giro ci sono un mucchio di chiromanti e lo confido solo a voi, una mia amica mi confessò, non molti anni fa, che doveva procurarsi le interiora, il cuore di un gallo e qualcosa di personale del marito, il quale l’aveva abbandonata  a favore  di una più giovane donzella. Il materiale occorreva per un rito, tramite il quale con  l’aiuto di una pseudo fattucchiera, il marito sarebbe tornato all’ovile. Vi prego di non ridere, sono cose che fanno tristemente pensare. Nel riminese si conoscono un paio di streghe vissute nei secoli scorsi. Il poeta latino Orazio in una delle sue opere narra di un atroce sortilegio, perpetrato ai tempi suoi da quattro temibili donne riconosciute come streghe, ai danni di un povero bambino a cui vennero inflitti crudeli supplizi. Sotterrato fino al mento, venne lasciato morir di fame mentre le perfide streghe tra cui la riminese Foglia, mescolavano i loro demoniaci intrugli in un calderone. Il tutto per creare una pozione d’amore. Altra strega di Rimini è  Vaccarina  bruciata sul rogo nel 1587.  Era una vecchia di povera condizione della quale rimangono poche righe : “La Vaccarina, vecchia, fu abbrugiata per strega”. Povera vecchia certamente  bruciata per superstizione e  capro espiatorio per un qualcosa, a lei non fu eretta una statua ma solo poche stringate parole. Pochi anni  più tardi a Cesena si svolse un processo per stregoneria ai danni di una donna di Rimini che pare fosse in grado di evocare il demonio, in sembianze di caprone nero. Che Rimini, possa ancora oggi essere infestata dalle streghe? Ma non preoccupatevi delle streghe, noi romagnoli abbiamo pur sempre la caveja, questa  è considerata ricca di virtù, anche  per il suono squillante degli anelli, la cultura popolare la riteneva capace di allontanare i malefici e gli influssi negativi  sia di streghe che  di diavoli. Dimenticavo di  scrivervi che, il marito della mia amica non è ritornato, anzi ha una donna ancora più giovane, forse occorreva più che un filtro d’amore, l’elisir di giovinezza.

 

immagine:Notte delle streghe a San Giovanni in Marignano

 articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna”