ESPERIENZE MULTISENSORIALI

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Esref Armagan è un pittore turco, realizza dipinti dai colori smaglianti in stile naif, eppure Esref è cieco dalla nascita. Infatti per sopperire alla mancanza della vista, non usa pennelli, ma mani e dita e applica una sua associazione mnemonica dei colori nonché un modo personalissimo di recepire i suoni traducendoli in colore. Secondo gli studi di John Kennedy, psicologo che opera a Toronto, la visione può essere sostituita da altri sensi, come l’udito o il tatto. Io non riesco a comprendere come Esref faccia, non sono cieca, e non riesco ad  immedesimarmi, mi sembra un miracolo. Esiste il mondo, noi lo percepiamo coi sensi e diventa così la realtà di cui ognuno di noi elabora una propria idea generata dal piacere o dal dolore che proviamo, anche se oggi oltre al dolore e al piacere siamo soggetti all’indifferenza e alla noia. Il nostro cervello dirige tutto quanto, corpo e mente, ma se non ascoltiamo il nostro corpo e lo massacriamo, il corpo farà “saltare” l’intelletto. Alcuni anni fa, portai ad una visita da un famoso oncologo, mio padre. Il professore resosi conto che io non ascoltavo le sue parole, mi scrisse a mano un foglietto, chiedendomi di leggerlo attentamente, io annui e lo lessi. A casa con mia madre, riferii notizie positive. Mio padre morì due settimane dopo. Mia madre mi accusò di leggerezza, perché non le avevo riferito le parole del foglietto, glielo presi dalle mani e lessi le terribili parole, parole che due settimane prima non avevo visto, il mio cervello o il mio corpo (gli occhi) me le avevano nascoste. Quindi c’è altro oltre ai sensi e alle percezioni. Non so a voi, ma a me capita di ingozzarmi di cibo che mi fa male, solo perché magari esco fuori a cena con l’acquolina in bocca e trovo… robaccia. Allora mi punisco, non so perché mi ingozzo di ciò che non mi piace e poi la notte sto male. Mi ricordo di un buffet, dove praticamente c’erano solo wurstel fritti, la delusione ha fatto sì che forse ne mangiassi un chilo, pensate alla notte che ho passato. Il cibo è un’esperienza multisensoriale. Credete che solo il gusto entri in gioco? L’olfatto, il profumino non vi entra nelle narici? Lo sanno bene le industrie alimentari che aggiungono additivi chimici. Il mio gatto impazzisce per i croccantini, se gli do una fetta di prosciutto mi guarda schifato, ed arriccia il naso, come a dirmi: ”che brutto odore”. E la vista, un trionfo di dolci o di frutta non vi estasia? Od anche semplicemente una tagliata alla Robespierre, cioè con rucola e pomodorini (si chiama così in dispregio al rivoluzionario che finì con la testa tagliata). E credete che l’udito non influisca, pensate al  cric/croc o al gnam/gnam? Ed ultimo il tatto, cosa fate per sentire se il pane è fresco o morbida la torta? Tutte queste premesse per dirvi che quando ho iniziato a leggere la Voce, rimasi affascinata da un giornalista molto bravo, ma terribile, dava contro ai romagnoli. Ero così arrabbiata che telefonai alla redazione del quotidiano per dargli del “porco utilitarista”(la definizione sugli utilitaristi non è mia). Leggevo i suoi articoli e fremevo, scalpitavo, aveva osato infamare anche la nostra cucina. Un inglese osava criticarci, ospite nella nostra terra. Poi lessi un suo articolo sulla natura, sui campi e le lucciole della Romagna, e capii che era più romagnolo lui che quelli nati qui. Da allora non mi scandalizza più e così posso ammettere che sul cibo di oggi in Romagna ha ragione lui con le sue critiche…  però l’altra sera sono stata invitata in un paesino, a Gambellara, in provincia di Ravenna, qui ho ritrovato la cucina della nonna. I miei sensi si sono messi all’erta, la vista per prima, poi il naso ed infine le papille riconoscevano, la giardiniera fatta in casa, era proprio lei, non la mangiavo da trent’anni, la marmellata di pomodori verdi e la mano allunga e tasta il triangolo della piadina fragrante. L’udito però mi sembra di non averlo usato, in quel momento non era importante.

 

 

immagine: Natura morta di Esref Armagan

 articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna”