la Segavecchia, tradizione di metà Quaresima

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I celti erano grandi mangiatori non solo per gola, ma perché era sinonimo di forza e intelligenza. Le loro usanze sono passate alle tavolate romagnole di un tempo, ma ancora oggi si esagera in certe occasioni con cibo e vino. Che sia per questo che a Mezza Quaresima c’è un giorno in cui si deve mangiare tanto? Per sollevarsi un po’di morale in mezzo a tanto digiuno? Mezza Quaresima o Segavecchia è una festa di origine pagana che interrompe la Quaresima con un giorno di carnevale, cadendo sempre di giovedì. In molti paesi della Romagna vengono organizzate feste durante le quali un fantoccio raffigurante una vecchia, la colpevole di tutti i mali della stagione agricola passata, viene segato e bruciato. Tutto intorno sfilate di carri allegorici balli e canti e tanta frutta secca più se ne mangia e più fortuna si avrà. Le feste della Segavecchia   più rinomate in Romagna sono quelle di Forlimpopoli e di Cotignola. La festa a Forlimpopoli è legata a una leggenda, simile ad altre del Nord Italia e connessa ai riti dei fuochi propiziatori, alla Dea Madre e all’agricoltura, al ricordo di un grande passaggio evolutivo dell’uomo: quello dal Paleolitico al Neolitico. La leggenda narra che una donna, un giovedì di Quaresima, periodo di astinenza dalla carne, mangiò un salsicciotto; fu quindi condannata a morte e giustiziata per stregoneria. Tutta Forlimpopoli diventa festa con i carri mascherati, i banchi ambulanti, le giostre ecc. La festa a Cotignola è una manifestazione  antichissima si ripete dal lontano 1451, ponendosi ogni anno a metà strada fra il primo giorno di Quaresima e la Pasqua, per ricordare il momento del processo alla strega di Cotignola, colpevole di aver maledetto Francesco Sforza, duca di Milano e signore di Cotignola, e per questo condannata ad essere decapitata ed arsa sul rogo. Michele Placucci che scrive sugli usi e costumi della Romagna di fine Ottocento, racconta che nella prima domenica di Quaresima si faceva la “fagiolara” alle ragazze che nel carnevale non avevano trovato marito, perché erano schizzinose; a loro si attuava la fagiolara che consisteva nello spargere sul gradino della porta di casa delle ragazze fagioli, ceci, fava, sale, fichi secchi, e cose simili a scherno delle medesime: taluno usava fare la fagiolara nell’ultimo giorno di carnevale. Questa tradizione si è persa ma si allinea bene col simbolo della Segavecchia.

 

 

 

 

immagine: Segavecchia a Forlimpopoli

articolo giàpubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 09/03/2015