Un gioiello nascosto tra la terra, i canneti e le valli

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Sant’ Alberto si trova nel Parco del Delta del Po, a 14 km. da Ravenna, ha un centro storico ben conservato, in cui spiccano la casa del poeta Olindo Guerrini e il Palazzone che ospita Il Museo di Scienze Naturali, è un  edificio di grande pregio storico, eretto nel  XVI secolo come Hostaria del Duca di Ferrara. In fondo al paese c’è un pittoresco traghetto che consente di arrivare sulla sponda opposta del Reno, si è così in un territorio suggestivo, da una parte canne e prati, dall’altra l’acqua delle valli di Comacchio con i riflessi del sole che creano dei miraggi, mentre le nuvole si inabissano nelle paludi salmastre. E’ la zona sud del Parco, vero e proprio paradiso naturalistico, non si capisce il perché la zona nord del ferrarese sia inclusa nel Patrimonio Unesco e questa no. In mezzo ai canneti, le valli e i canali vi erano delle terre, non sempre coltivabili, dove gli abitanti costruivano misere dimore. L’acqua la faceva da padrona, era fonte di vita per l’abbondante presenza di pesci e di cacciagione, ma anche di malaria. Gli abitanti di Sant’Alberto erano noti fiocinini  (pescatori di frodo) apprezzavano molto le anguille ma anche i bracconieri si davano da fare. Questa zona che oggi pare un po’ fuori dal mondo, dopo secoli di bonifica, si presenta come una distesa immota di terre piatte, un tempo fu luogo di eremitaggio per abati e mistici, proprio qui, attorno all’anno 1000 San Romualdo e Ottone III costruirono dei monasteri e una chiesa. E molto prima cosa c’era? Il mito narra di Fetonte, figlio di Apollo, il quale era mortificato perché gli amici non lo credevano figlio del Dio. Andò dal padre per supplicarlo di fargli  guidare per un giorno il carro del Sole, così avrebbe potuto dimostrare le sue origini. Apollo cercò in tutti i modi di distoglierlo ma Fetonte tanto fece che lo convinse, salì sul carro e partì. Ma il giovane era inesperto e saliva troppo in cielo o si avvicinava troppo alla terra, bruciando tutto; Zeus allora mandò una folgore su Fetonte che morì e precipitò nel fiume Eridano, che oggi si chiama Po e che un tempo era più a sud di adesso. Le Heliadi, sorelle di Fetonte, piangevano la sua morte, Zeus le tramutò in pioppi e le loro lacrime divennero gocce d’ambra. Un’altra storia narra che gli Argonauti (50 eroi alla conquista del vello d’oro) cercano alle foci del Po le isole Elettridi, dove si poteva trovare l’ambra… tutte le vie portano all’ambra.

immagine: traghetto a Sant’Alberto

articolo già pubblicato sul quotidiano “La voce di Romagna” il giorno 21/09/2015