Un cedro miracolo

bancarelle-con-i-cedri-modificata-e1402006585776

Il 1° maggio a casa mia alla fine del pasto, si gustava come dessert un piatto a base di cedri sbucciati, tagliati a fette, precedentemente lasciati macerare con lo zucchero, buonissimi, ne ero ghiotta e per lungo tempo ho ritenuto i cedri legati ai simboli della Festa del Lavoro o a quelli celtici. Mi sbagliavo. La Chiesa di Santa Maria dei Servi di Forlì, detta anche Chiesa di San Pellegrino, sorge in Piazza Morgagni, piazza dedicata all’illustre medico e patologo forlivese, fondatore della medicina clinica moderna, la scelta di posizionare qui la sua statua fu ben azzeccata. La basilica fu costruita intorno al 1250 e fu subito occupata dai frati mendicanti dell’ordine dei Servi di Maria, che arrivarono a Forlì nel 1271. La chiesa divenne famosa per la santità di frate Pellegrino Laziosi, taumaturgo, pregato e invocato contro i mali inguaribili, in particolare   contro le malattie cancerogene. Pellegrino non diventa sacerdote, non predica e non scrive, prega con penitenza severa sempre sorridendo. Si inventa una speciale mortificazione: sta trent’anni senza mai sedersi, procurandosi danni fisici che prevedono l’amputazione della gamba. L’intervento non si fa, perché la gamba guarisce spontaneamente. Pellegrino disse di aver visto in sogno il Signore che lo liberava dall’infermità scendendo dalla croce e toccandogli la gamba. Dopo il miracolo, tutti accorrevano dal frate per chiedere guarigioni e alla sua morte, 1° maggio 1345, accorsero da ogni dove per cui non fu possibile chiudere le porte della città. Avvennero anche dei miracoli: sanati un cieco e un’ossessa. Il 1° maggio, a Forlì si svolge, la Sagra dei Cedri, il frutto che per le proprietà farmacologiche è diventato il simbolo del Santo,   per le sue virtù terapeutiche.(Ve la ricordate la Magnesia San Pellegrino pubblicizzata un tempo come la panacea per tutti i mali?La scelta del Santo non era casuale). L’edificio, nonostante i vari rimaneggiamenti nei secoli, conserva tracce che ne testimoniano l’antichità. Notevole è il portale esterno, in pietra e laterizio, dalle linee in stile gotico padano. L’interno, secentesco è una bomboniera, un sobrio barocco dove il colore predominante è il rosa cipria. L’impianto è basilicale a tre navate scandite da pilastri. La Cappella di San Pellegrino, è ricca di marmi e ori, qui si conserva  la salma del Santo, sul fondo, la tela di Simone Cantarini:“Crocifisso che risana la gamba a San Pellegrino”. Cantarini valido pittore, fu allievo di Guido Reni, era molto arrogante, arrivava al punto di criticare e correggere il Maestro in pubblico e di insultare i suoi compagni di studi; fu così definito:“Largo stimator di se stesso, sprezzator d’ogni altro”. La chiesa non ha finito di mostrare i suoi gioielli, vi  è un pregevole quattrocentesco coro ligneo ad intarsi ma soprattutto vi è il sepolcro Numai. Appena entrati troviamo sulla destra, la tomba di Luffo Numai (1441-1509), personaggio importante che seppe ben introdursi nella Forlì rinascimentale, dal periodo di Pino Ordelaffi III  fino all’avvento di Cesare Borgia. Di famiglia antica e nobile, ricoprì alte cariche, ospitò perfino il Borgia in casa propria. Volle far erigere, per sé e sua moglie, un pregevole monumento funebre (1502), dove appare la scena della Natività, scolpita da Tommaso Fiamberti e da Giovanni Ricci. L’interno della chiesa sembra che prenda i colori dalla lastra tombale, in quanto il sepolcro ha le stesse tinte pastello: avorio e rosa cipria. E’ una Natività dalle belle figure classiche e armoniose, vi è la Sacra Famiglia, il bue, l’asino,i pastori e gli angeli musicanti e insolitamente, un grosso uccello sulla capanna che pare proprio un corvo. La leggenda narra che la Sibilla Cumana, che predisse la nascita di Gesù, si era illusa di essere lei la vergine designata, poi sentì gli angeli annunziare la nascita del Bimbo, capì la sua presunzione e venne trasformata in corvo. Nel 1509 il Fiamberti scolpì un secondo monumento funebre, commissionato da Luffo Numai, si trova nella chiesa di San Francesco a Ravenna. Numai fu cacciato per un periodo da Forlì, riparando a Ravenna, ma poi vi fece ritorno ed è sepolto nella tomba di Forlì.
articolo già  pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 27/04/2015