SALVIAMO CAPRA E CAVOLI

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Salvare capra e cavoli, è un modo di dire, con cui si intende salvaguardare con una decisione gli interessi di tutti. A volte usiamo “detti” che sembrano filastrocche per bambini. Sono entrati nella nostra vita facilmente ed usualmente, ma li adoperiamo avendone perso la loro origine. Ci piacciono, ma non sappiamo perché ci piacciono tanto. Altre volte li disprezziamo liquidandoli come sciocca usanza. Dietro all’indovinello, salvare capra e cavoli, ci sta tutto un mondo. Un mondo che parte dall’ India ed arriva in occidente tramite gli arabi. E’ il mondo della matematica e della logica. Nasce da un problema posto in questi termini: “Come fare a traghettare un lupo, una capra ed un cavolo da una sponda all’altra del fiume, senza che il lupo mangi la capra o la capra mangi il cavolo, tenuto conto che si può trasportare solo una cosa alla volta”. Ebbene, prima si traghetta la capra e la si porta sull’altra sponda, si ritorna e si carica il cavolo, lo si deposita sulla nuova riva e si ricarica la capra (se lasciata avrebbe mangiato il cavolo) e la si riporta indietro, la si lascia sulla sponda iniziale e si traghetta il lupo dall’altra parte e lo si lascia col cavolo (il lupo non mangia il cavolo) . A questo punto si ritorna a prendere la capra… ecco che si è salvato capra e cavolo ed anche il lupo. Vedete bene che non era una soluzione semplice perché comportava un  punto di vista diverso. Questo problema di logica fa parte di una raccolta di  indovinelli con cui  Alcuino di York, un monaco inglese che nel 781 venne chiamato alla corte di Carlo Magno per dirigere la scuola di palazzo, pensava di rendere acuta la mente dei giovani. Questa conoscenza in seguito si perse sino a che  nel 1200 circa,  Leonardo Fibonacci, nel Liber Abaci raccolse questi rompicapo tra cui anche il famoso problema sulla riproduzione dei conigli in un allevamento, la cui soluzione lo portò a formulare la famosa successione di Fibonacci: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, … Fu il matematico bresciano Niccolò Tartaglia, che visse nella prima metà del 1500, e che  inventò molte utili cose, tra cui il famoso triangolo di Tartaglia, a risolvere il rompicapo della capra e dei cavoli, che col tempo si era perso nuovamente. E pensate che Tartaglia per il suo triangolo usò i numeri di  Fibonacci. Oggi sappiamo che i numeri di Fibonacci sono molto diffusi in natura, per esempio si trovano nelle margherite e nelle pigne. Cosa hanno in comune una galassia, l’accrescimento biologico di alcune specie animali, la spaziatura tra le foglie lungo uno stelo e la disposizione dei petali e dei semi di girasole? Tutti questi  presentano schemi riconducibili a quello della sezione aurea e dei numeri di Fibonacci. I numeri di Fibonacci furono terreno fertile per un grande artista dell’Arte Povera Mario Merz. Egli nel  1970 introdusse nelle sue opere la successione  di Fibonacci come emblema dell’energia insita nella materia e della crescita organica, nel  1971 li installò lungo la spirale del Guggenheim Museum di New York. Il nostro governo cerca di salvare capra e cavoli, un intento encomiabile, anche se abbiamo visto che è molto difficile, sosteniamoli, almeno proviamoci. Un’altra parola vituperata è il termine: compromesso. Ne vediamo sempre il lato negativo, come se l’accordo, anche se non completamente favorevole, non fosse meglio della guerra. il politico comprometterà il proprio programma non per scelte  a proprio favore ma per necessità, trovare un compromesso fra forze contrastanti può avere il sapore della pace.  Salvarsi tutti è più bello che affondare il nemico, vi è una frase che recita: usare intelligenza col nemico, significa complicità, collegamento con il nemico, e se ciò accade il nemico si dissolve perché le idee quando si conoscono sono simili. La vita è piena di compromessi, se non si accettassero non si potrebbe fare niente, niente lavoro, niente famiglia, niente di niente. Anche la parola affare oggi è visto in modo ingiusto, si crede che determini il tornaconto solo per un soggetto, e da  qui l’astio per chi si occupa di transazioni e di economia, ma il vero affare è quando si raggiunge la soddisfazione da entrambe le parti, è questo ciò che insegna l’economia.

immagine: raffigurazione del dubbio su come salvare il tutto

 articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna”