Paura dei mostri?

Mostro-di-Ravenna

I mostri sono sempre esistiti anche se con simbologie diverse nelle epoche che si sono succedute. Evocare il mostro forse per tentare di esorcizzarlo. Il più delle volte il mostro è solo  il diverso da noi, abbiamo paura di ciò che ci costringe a cambiare le nostre idee. A volte stiamo abbarbicati alla nostra idea e la difendiamo ad oltranza, più la difendiamo e meno ci crediamo, se fossimo più sicuri la metteremmo in pratica senza bisogno di conferme. Nel Medioevo l’uomo è tormentato dal pensiero della salvezza, è ossessionato dall’aldilà, ha più paura dell’Inferno che della morte. Il mostruoso è legato a volte al demoniaco: il diavolo assume diverse sembianze orribili, l’Inferno è pieno di bestie orrende. Nonostante ciò le cattedrali sono piene di mostri, chimere, draghi, dal significato ambiguo, forse che per combattere il male occorre altro male? Il famoso “mostro di Ravenna”, nato nel 1512 e presente per almeno duecento anni in ogni trattato sui mostri, fu considerato un presagio della devastazione che Gaston de Foix avrebbe portato in Italia. A Ravenna, poco tempo prima della distruttiva battaglia svoltasi nel giorno di Pasqua del 1512, era avvenuto un parto  raccapricciante. Il neonato al posto delle braccia aveva ali, in testa un corno, il corpo in parte squamato ed altre amenità del genere. La nascita spaventosa fu creduta un segno divino da interpretare, un ammonimento. Il presagio fu interpretato bene perché da lì a poco, ci fu la battaglia in cui pare ci furono ventimila morti e la città di Ravenna venne messa a ferro e fuoco. I notabili di Ravenna avevano avuto dai contendenti, certezze che la città sarebbe stata salva da ruberie; ma i francesi vincenti persero il loro comandante: Gastone de Foix ed infuriati martoriarono Ravenna. L’uccisione del Foix è un giallo della storia, non convince la tesi dell’errore o dell’improvvida caduta, faceva comodo a tanti che scomparisse quell’arrogante giovanotto che avrebbe avuto al termine della battaglia il regno di Napoli e probabilmente in seguito quello di Francia.  In questi primi decenni del 1500, ci furono notizie di nascite mostruose in vari luoghi, evidentemente  in Italia, insanguinata e trattata come terra di conquista dagli spagnoli e dai  francesi, si evocava il mostro perché non si riusciva a comprendere che tanta acrimonia e cattiveria  fosse creata dall’uomo. In quegli anni fra la peste e la guerra la popolazione era martoriata e quando si è disperati si cerca un appiglio, ed ecco il fiorire di mostri che sono presagio di calamità. Quello di Ravenna fu più famoso fuori che dentro il territorio ravennate perché  Ravenna fu una delle città più  devastate, e nessuno aveva la forza di scrivere di un mostro, di sciocchezze, sapevano bene chi era il vero orco. Dalla battaglia del 1512 si dice che Ravenna non si rialzò più… il mostro l’aveva divorata e da lì la fama della strana bestia in Italia e nell’Europa. Non crediate la popolazione di allora fosse più sempliciotta di noi perché credeva ai disastri dovuti ai mostri, non c’è molta differenza tra chi oggi crede di risollevarsi dalla crisi coi gratta e vinci. E i mostri oggi sono diventati i giocattoli preferiti dei bambini e ben vengano che magari gli adulti di domani affronteranno i loro orrori  più serenamente anche perché non sempre la colpa è dei mostri. Hannah Arendt (1906/1975) filosofa tedesca seguì il processo di Adolf Eichmann un criminale nazista, uno dei maggiori responsabili dell’Olocausto, che dichiarò di non aver mai odiato gli ebrei, e di avere la sola responsabilità di aver eseguito ordini come qualunque soldato avrebbe dovuto fare durante una guerra. Hannah ne trarrà  agghiaccianti  conclusioni: il male è banale,  comune,  ordinario… la banalità del male come prodotto di una organizzazione burocratica e dell’acquiescenza degli individui. Individui che non si chiedono se saranno capaci  di vivere in pace con se stessi commettendo determinate azioni. Il farlo non  è una questione d’intelligenza o di particolari doti morali, ma presuppone il “pensare”. L’incapacità di pensare, di valutare, di scegliere con buon senso, può creare il mostro più subdolo, quello non riconoscibile.   

immagine: il mostro di  Ravenna

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Vove di Romagna” il giorno 02/06/2014