L’antica famiglia Zucchini, faentina dal XVI secolo

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La nobile famiglia Zucchini (in antico “Delfini”), giunse a Faenza da Bologna alla metà del XVI secolo. Essa annovera priori, letterati, giureconsulti, nonché numerosi ecclesiastici, in particolare dell’Ordine domenicano. Il conte Carlo Zucchini (1862-1928), da cui l’attuale discendenza, è stato il grande promotore dell’associazionismo cattolico nelle Romagne, fu anche tra i fondatori del Credito Romagnolo e del quotidiano nazionale L’Avvenire d’Italia. Nel 1899 fondò con altri, il periodico settimanale “Il Piccolo”, organo locale dell’Azione Cattolica. Fu tra i fondatori del Partito Popolare Italiano, nel 1919, venne eletto nelle sue file come parlamentare per due legislature, fino alle tragiche elezioni del 1924 dove scelse di non ripresentarsi. Nel 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti venne ucciso dalla polizia segreta fascista. Un omicidio che condizionò le vicende politiche italiane di quell’anno, che realizzò il passaggio definitivo del governo fascista a un regime apertamente dittatoriale e antidemocratico. Dopo il delitto, l’opposizione parlamentare, con un’errata decisione, si ritirò nel cosiddetto Aventino. Seguono mesi di braccio di ferro, in cui il governo fascista sembra sul punto di capitolare, ma poi Mussolini, con un famoso discorso, si assume in prima persona la responsabilità politica del delitto Matteotti. Mussolini vuole cambiare il Paese, decide che se non lo seguono fa da sé. Torniamo ai conti Zucchini, che possedevano oltre al Palazzo di Faenza, anche un’antica residenza signorile di campagna, situata a Poggio Renatico (FE), chiamata Villa Sanguettola, deve forse il suo nome all’uso di curare con le sanguisughe diverse malattie, fra cui la malaria che imperversava in questi luoghi. Tra il 1885 e il 1886 il colera investì violentemente il ferrarese e fece registrare in questi luoghi 67 casi, di cui 32 mortali, evidenziando carenze igieniche e alimentari, determinate dalla povertà della gente, colpita anche da tubercolosi, tifo, vaiolo, pellagra e malaria . La villa con le sue 64 stanze e la chiesetta ottocentesca, sorge isolata, a ridosso del fiume Reno. La facciata è rivolta verso l’argine ed ha un antico parco. All’ interno si trovano decorazioni a guazzo e la sala da pranzo conserva la ‘boiserie’ , una stanza rivestita di legno, per fugare l’invadente umidità di questi luoghi.

immagine: Palazzo Zucchini a Faenza

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 11/01/2016 

 

Il presepio di Zucchini

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In questi ultimi giorni di festa, è piacevole passeggiare nelle nostre città illuminate e vestite a festa, e visitare i presepi, ce ne sono tanti e tutti diversi. Conservare ed allestire il presepio in Romagna, era una usanza che si tramandava in molte famiglie, specie di nobile censo, di generazione in generazione. Queste ricche famiglie, allestivano il proprio presepe nei saloni dei loro palazzi, che a Natale, erano generosamente, aperti al pubblico. Una visita al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza è sempre consigliabile, un viaggio fra le bellezze artistiche della ceramica, dall’antiche a quelle della contemporaneità. Ma per le Feste natalizie lo è ancora di più, qui è conservato il famoso presepe Zucchini, un rarissimo esempio di arte ceramica popolare di meta ‘800. Fu acquisito in dono al Museo nel 1991, dai conti Zucchini. Sono 61 gli elementi che lo compongono, fra statue e gruppi in terracotta dipinta a freddo. Il fondale è armoniosamente legato alle statue, in una sorta di piccolo teatro, così come voleva la moda del tempo. Fu realizzato in tempera su carta dal faentino Romolo Liverani (1809-1872). Liverani è stato un pittore, scenografo e decoratore di interni italiano, abbastanza noto. Fu allievo nella scuola artistica “Tommaso Minardi” di Faenza. Lavorò in tutta l’Italia settentrionale e centrale presso i più importanti teatri, ma particolarmente in Romagna. Fu un abile interprete della decorazione faentina dell’Ottocento, proseguì  la tradizione neoclassica inaugurata da Felice Giani, arricchendola di spirito romantico. Compì numerosi viaggi per le terre di Romagna,riprendendo puntualmente nei suoi taccuini scorci di città, paesi e paesaggi. Romolo morì di stenti in una misera stanzetta, dove viveva con la moglie, nel Borgo di San Rocco a Faenza. Nello scenario che Liverani fece per il presepe Zucchini, attraverso delle quinte, vi sono  immagini architettoniche (ponti, cippi, castelli, capanne, ruderi, ecc. ) che rimandano alla scenografia operistica dell’epoca. Molto suggestiva è la rappresentazione delle cascate d’acqua, che scendono impetuose in mezzo ai ponti, come pure un’alta passerella che pare una stradina stretta per salire in cielo. Le piccole statue, sono attribuite per tradizione al plasticatore Filippo Galli, attivo a metà dell’ Ottocento, del quale non si hanno notizie certe. Lo straordinario Museo delle Ceramiche è stato riconosciuto dal 2011 come    “Monumento testimone di una cultura di pace”, dall’Unesco, raccoglie una campionatura di ceramiche da tutto il mondo, di quanto è stato prodotto dall’antichità classica fino ai giorni nostri. Il percorso prende avvio con le ceramiche precolombiane, proposte con il supporto di una raffinata didattica, cui seguono quelle dell’antichità classica dalla preistoria all’epoca romana, quindi i manufatti provenienti dall’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea) e dal Medio Oriente. Al piano superiore è presentato il percorso delle ceramiche di Faenza, dal Basso Medioevo al Rinascimento, che viene esposta a confronto con la produzione del Rinascimento italiano, ripartita per le varie regioni. Una sezione illustra i successivi sviluppi della ceramica italiana dal Seicento all’Ottocento, dove è possibile ammirare le settecentesche ceramiche faentine della manifattura dei Conti Ferniani, mentre nella Sala Europa si può ammirare una selezione dei prodotti delle principali manifatture europee. Il Museo non si rivolge solo alle ceramiche del passato, ma è attento a quanto ancora oggi si produce nel settore. Gli spazi dedicati al contemporaneo, prendono le mosse dalle opere dei Premi Faenza, un concorso internazionale che si celebra dal 1938. La sezione accoglie, oltre ad una selezione di designer, anche capolavori di artisti famosi come Picasso, Matisse, Rouault, Léger, Chagall, Fontana, Leoncillo, Burri, Martini, Melotti, Nespolo, Baj, Arman, Matta. Non dimenticate di osservare bene, l’icona del Museo, il piatto di fine sec. XV , “Giulia Bella”, che presenta, secondo me, il modello classico dell’azdora, che il mattarello non lo usa solo per fare la sfoglia. Buona Befana!

 

 

immagine: Presepio Zucchini

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 11/01/2016