Matteo Ricci, italiano in Cina è più famoso di Polo

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Matteo Ricci nasce a Macerata nel 1552, la città marchigiana dista poco più di un centinaio di chilometri dal confine romagnolo, un po’della nostra aria vi giunge, quindi ci sta che vi parli del   dotto padre gesuita, che lasciò l’Italia a ventisei anni per andare in Oriente e fu il primo a essere ammesso alla corte imperiale dei Ming. Oggi papa Francesco indica il Ricci, che presto sarà Santo, come esempio di lavoro  per l’abbattimento delle frontiere:“Dialogare significa essere convinti che l’altro ha qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue opinioni, alle sue proposte senza ovviamente cadere nel relativismo”. Il Papa vede nel rafforzamento del dialogo uno dei compiti principali del giornalismo. Matteo Ricci come santo patrono dei giornalisti? Ricci      entrò in conflitto col Vaticano per aver difeso le pratiche degli antenati, tipiche del confucianesimo, ritenendole non in contrasto col cattolicesimo. Matteo tentò e vi riuscì di sanare le contraddizioni. Quando morì a Pechino nel 1610, si contavano in Cina trecento chiese cristiane. Matteo Ricci è stato un pioniere nel portare il cristianesimo in Cina e uno dei più famosi missionari di tutti i tempi, la sua fama in Cina è pari se non superiore di quella di Marco Polo. Teologo, matematico, cartografo e letterato, ottiene dall’Imperatore cinese l’autorizzazione a fondare una chiesa a spese dell’erario. Primo anello di congiunzione tra la cultura europea rinascimentale e quella cinese, è tra i pochi stranieri a figurare nell’Enciclopedia Nazionale della Cina. Muore nel 1610. Il suo corpo riceve il privilegio imperiale di sepoltura nella capitale. La chiesa fondata da Matteo Ricci sarà la più grande chiesa cattolica della Cina, sopravvivendo anche alla Rivoluzione Culturale maoista. I Cinesi lo conobbero come Li Matò e accolsero il suo trattato di filosofia morale, scritto in  mandarino, fra i loro testi classici. Una curiosità: “Gesuiti euclidei, vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori, della dinastia dei Ming”, frase inserita nella canzone “Centro di gravità permanentedi Franco Battiato sarebbe riferita proprio al Ricci. Matteo Ricci inizialmente fu un Bonzo, monaco buddista  di poca considerazione nella Cina dei Ming, ma poi vestì  quelli di Mandarino, maestro e letterato, alto funzionario statale che viveva nella Città Proibita.

immagine: Matteo Ricci

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 24/11/2014