LA CATTEDRA DI MASSIMIANO

busta08_ 003A Ravenna al Museo Arcivescovile, è custodita la cattedra d’avorio, una straordinaria opera d’arte del VI secolo appartenuta quasi certamente all’arcivescovo Massimiano. Osservandola frontalmente, si nota il monogramma di Cristo fra girali, pavoni e cervi. Nel piano inferiore, al centro della teoria degli evangelisti, è la figura di Giovanni Battista vestito di una lunga tunica, regge nella mano sinistra un clipeo sul quale è raffigurato l’Agnello, simbolo di Cristo. Nell’iconografia della cattedra la figura del Battista è la chiave di unione tra Antico e Nuovo Testamento. L’Antico Testamento è riassunto, lungo i fianchi della seduta, con le vicende di Giuseppe, rifiutato e venduto dai suoi fratelli, farà poi fortuna col faraone. Il fronte dello schienale presenta, nelle cinque formelle pervenute, il vangelo dell’infanzia di Gesù. Alcune scene appartengono ai vangeli apocrifi. Apre il ciclo iconografico l’annunciazione a cui fa seguito la prova di Maria delle acque amare. Questa raffigurazione è rara e singolare, il Sommo Sacerdote faceva bere all’imputata l’acqua sacra invocando una maledizione che rendeva sterili e deformi, serviva a provare l’infedeltà delle donne adultere, si metteva quindi in dubbio la verginità della Madonna. Il protovangelo di Giacomo racconta l’episodio, sottolineando l’ammirazione di tutto il popolo verso Maria e Giuseppe, che non ricevettero alcun danno dalla prova. Nella stessa formella, Giuseppe sorregge con tenerezza la Vergine nel viaggio verso Betlemme. Nel secondo registro è la natività nella quale si nota la levatrice dalla mano inaridita, altro brano assai inusuale. Vicenda quasi sconosciuta, narrata nei vangeli apocrifi. Alla nascita di Gesù, la levatrice non era convinta della verginità di Maria e voleva accertarsene con le mani, queste ultime le si paralizzarono all’istante. La Madonna impietosita toccò le mani della donna col corpo di Gesù, che subitamente guarirono. In alto, al centro, racchiuso in un clipeo è il Cristo benedicente che regge nella sinistra uno scettro. Posteriormente la cattedra raffigura scene della vita di Gesù, tra cui la moltiplicazione dei pani e dei pesci, le nozze di Cana, la samaritana al pozzo ed altre. La cattedra, anche se ha perso parte delle formelle istoriate, rimane un esemplare unico e eccezionale di scultura paleocristiana in avorio. Massimiano (Istra di Pola, 498/Ravenna 556) è stato il primo arcivescovo di Ravenna, egli godeva della fiducia di Giustiniano, fu per questo che fu inviso ai ravennati, perché lo percepivano come un rappresentante del potere imperiale in città. Massimiano, si conquistò poi velocemente la fiducia dei cittadini di Ravenna facendo eseguire molti lavori pubblici, sia civili, sia religiosi, tra cui i mosaici nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe e i mosaici con i ritratti di corte di Teodora e di Giustiniano in San Vitale. Nel corteo di Giustiniano si fece ritrarre accanto all’imperatore, con il nome scritto a chiare lettere, mentre tiene tra le mani una croce gemmata. Al tempo la Chiesa di Ravenna era molto importante, Giustiniano le aveva assegnato il ruolo di perno dell’unificazione spirituale d’Italia assieme alla Chiesa di Roma. Massimiano, raccontano le cronache ravennati, fu uno dei massimi difensori del prestigio di Ravenna. A questo proposito, c’è una storia che racconta l’impegno di Massimiano per portare le spoglie di Sant’Andrea a Ravenna. Il Santo era venerato a Costantinopoli, Massimiano ne chiese il corpo, ma l’imperatore rispose che la salma di Sant’Andrea e quella del fratello San Pietro dovevano restare nelle due città sorelle, Roma e Costantinopoli. Massimiano ricorse all’astuzia per impossessasi del corpo del Santo, ma le cose andarono male e dovette accontentarsi della barba di Sant’Andrea, tagliata di nascosto durante una veglia notturna. Commenta mestamente Andrea Agnello, storico e presbiterio di Ravenna, del nono secolo, autore del Liber pontificalis ecclesiae ravennatisse il corpo del Santo, fosse stato sepolto nella nostra città i vescovi di Roma non sarebbero mai riusciti a sottomettere quelli di Ravenna. Ho una domanda che mi gira nella testa… la barba del Santo dove sarà nascosta?

immagine: Cattedra di Massimiano

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 15/08/2016

San Massimiano. il vescovo di Giustiniano

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San Massimiano fu il ventottesimo vescovo di Ravenna, e primo arcivescovo d’occidente, nacque nel 498 a Pola, in Istria, dove divenne diacono. Il ritrovamento di un “tesoro” per mano sua o del padre, gli permise di recarsi alla corte imperiale di Costantinopoli, guadagnandosi la stima dell’imperatore Giustiniano. Nel 545, alla morte del vescovo di Ravenna, i fedeli della città chiesero all’imperatore di eleggere un loro candidato, ma Giustiniano “consigliò” a papa Vigilio di incaricare Massimiano. I ravennati si ribellarono, non lo volevano, lo sentivano imposto. Massimiano si accampò fuori dalle mura, ospite del vescovo ariano dei goti, ma poi riuscì ad accattivarsi la simpatia dei fedeli, ottenendo così il permesso di accesso alla sua sede.   Andrea Agnello (800/850 circa), presbitero e storico ravennate, scrive che i cittadini andarono incontro lietamente a Massiminiano, “cum signis et bandis”, dal che nacque la parola bandiera, d’origine gotica. Una delle prime preoccupazioni di Massiminiano, fu quella di cancellare le tracce dell’arianesimo, degli sconfitti  goti. Nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo, fece rifare parte dei mosaici affinché non restasse nulla che ricordasse Teoderico e il suo governo. Massiminiano rappresentò l’età d’oro della Chiesa di Ravenna: furono completate e consacrate le basiliche di San Michele e San Vitale, molte altre furono abbellite. A Sant’Apollinare in Classe fece iniziare un ciclo di mosaici celebrativi della diocesi ravennate, nel catino absidale Apollinare, primo vescovo di Ravenna, sontuosamente abbigliato con dodici pecorelle che rappresentano i fedeli. La scelta del tema è legata alla lotta all’arianesimo, poiché ribadisce la natura umana e divina di Cristo, parzialmente negata dagli ariani. Il grande scontro fra ariani e cattolici, è in un passo del Padre Nostro, la preghiera che fu insegnata da Gesù ai suoi apostoli, mentre egli si era ritirato in preghiera, dove si dice: “generato e non creato”. Massimiano morì a Ravenna nel 556 e le sue spoglie furono tumulate nella basilica di Sant’Andrea, poi trasferite in cattedrale. Massimiano è raffigurato nei mosaici di San Vitale accanto a Giustiniano, e la sua cattedra vescovile, forse dono dell’imperatore, realizzata con pannelli in avorio e scolpita tra il 546 e il 556, è conservata presso il Museo arcivescovile di Ravenna.

immagine: San Massimiano

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 23/11/2015