MARCOLINO PER LA PACE

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Marcolino Amanni (1317/1397) entrò giovanissimo nell’Ordine Domenicano a Forlì, visse in semplicità avendo cura dei poveri e dei bambini. Portava sempre con sé un’immagine della Madonna opera del pittore Vitale da Bologna. Attraverso questa piccola icona il Beato Marcolino avrebbe parlato con la Madonna e la Madonna con lui. Marcolino vestì l’abito a soli dieci anni, non brillò né sulla cattedra, né sul pulpito. La sua azione fu silenziosa e nascosta, la sua predica fu con gli esempi di vita quotidiana. Il suo corpo riposa nella cattedrale di Forlì. La Pinacoteca Civica di Forlì, intitolata a Melozzo degli Ambrogi, ha sede presso i Musei di San Domenico, il complesso è formato da cinque edifici: Palazzo Pasquali, Chiesa di San Giacomo Apostolo, Convento dei Domenicani, Convento degli Agostiniani e Sala Santa Caterina. Qui sono conservate opere strettamente legate a Marcolino: la sua tavoletta con l’immagine della Madonna, il sarcofago rinascimentale e chissà un giorno anche la pala del Guercino. La Madonna della Pace, appartenuta al Santo, è opera pittorica di Vitale da Bologna databile alla meta del Trecento. Vitale da Bologna, il cui vero nome era Vitale degli Equi, è stato probabilmente il più importante pittore bolognese del Trecento, si formò osservando la pittura del grande Giotto, ma fu influenzato anche dalla pittura gotica francese e dalla miniatura. Infatti nella Madonna di Marcolino si ravvisa la bellezza tipica del gotico fiorito, ravvisabile dallo sfondo decorato e dalla dolcezza degli occhi allungati della Vergine. La Madonna della Pace è legata alla “Tabula Pacis” una tavoletta dipinta con un’immagine sacra che un tempo veniva mostrata ai fedeli per il bacio della Pace (oggi si augura la Pace con una stretta di mano). L’icona  dopo un accurato restauro è stata collocata accanto all’arca marmorea del beato Marcolino. La tavola raggiunge così il sarcofago del Santo, nel luogo dove un tempo viveva e pregava. L’arca di raffinata fattura rinascimentale è dello scultore fiorentino Antonio Rossellino 1427/1479,  il cui vero nome era Antonio Gamberelli, ma fu soprannominato Rossellino per il colore dei suoi capelli. Il sarcofago marmoreo simula un edificio formato da pietre, risulta intercalato da pilastrini  decorati con linee, negli archi le immagini dei frati domenicani, fra cui Marcolino, sono ritratte realisticamente. Il coperchio presenta due angeli svolazzanti con cartiglio ed in cima vi è l’Annunciazione: l’arcangelo Gabriele dalle vesti in movimento e la Madonna che quasi nasconde il capo timorosa. Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, a causa di una menomazione all’occhio destro subita in età infantile, fu un pittore ferrarese ritenuto uno degli artisti più rappresentativi del barocco. Nella pala d’altare di Forlì è raffigurato il Santo davanti alla Madonna con Bambino in compagnia di un angelo, colori sontuosi e movimento sono le peculiarità del dipinto che raffigura l’apparizione della Vergine che Marcolino pare avesse di notte stando in estasi. La grande tela fu rubata al tempo delle spoliazioni napoleoniche, fu considerata perduta fino a quando fortunosamente fu recuperata, oggi è a Brera. La fama di Marcolino era diffusa fra la popolazione, i suoi confratelli lo consideravano un “buono a niente”, (un po’ come il nostro detto che dice, è tanto buono che è un… quajòn). Ma il popolo che lo vedeva correre a sedare le numerose risse imponendo ai contendenti di baciare la tavoletta, lo amava. Straordinario è il fervore con la quale i forlivesi seguivano il Beato Marcolino e ancora più straordinario sono le pregevoli opere d’arte, ben tre capolavori unici, che lo riguardano a testimonianza che la bontà è il pregio più bello. I confratelli deridevano la semplicità del Santo, consideravano i suoi miracoli e le sue profezie un caso, ma il popolo lo santificava e alla sua morte, fu tale la gente accorsa, che i frati lo seppellirono di notte, ma la mattina dopo, le persone accorse incuranti dei frati lo disseppellirono. Si parla di 1200 pellegrini in un solo giorno. Avvennero molti miracoli, il suo corpo emanava profumo e per molto tempo fu viva la devozione. 

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 07/11/2016