La strana ossessione di Plancus per le donne

biblioteca accademia dei lincei

L’Accademia dei Lincei fu fondata nel 1603 da Federico Cesi, è la più antica accademia scientifica del mondo; annoverò tra i suoi primi soci Galileo Galilei. Oggi la sede di rappresentanza, aperta al pubblico, è Villa Farnesina, a Roma, al cui interno ci sono i celebri affreschi capolavoro di Raffaello. Alla morte di Cesi, e alla condanna di Galileo, l’Accademia, si sfaldò. Nel 1745, Giovanni Bianchi decise di ripristinare  l’Accademia a Rimini. Direttive precise: i Lincei dovevano occuparsi principalmente di fisica, matematica, botanica e storia naturale. Giovanni Bianchi, medico scienziato e collezionista, nacque a Rimini nel 1693.     Dopo la laurea, girò il mondo e insegnò anatomia a Siena. Tornato a Rimini, pubblicò varie opere in italiano e in latino in merito alle conchiglie, al mare e alla botanica. Latinizzò il suo nome in Janus Plancus. Trasformò la sua abitazione in un museo, fra reperti archeologici, medaglie e inquietanti parti anatomiche. Questo illustre riminese aveva un chiodo fisso da risolvere, perciò in una delle sue vetrine erano esposti una serie di “imeni secchi”. Plancus conduceva una specie di battaglia contro chi negava la presenza dell’imene nelle donne. Questa sua passione scientifica lo portò a imbattersi nello strano caso di Teresa Vizzani. Ne parla in un suo scritto del 1744 intitolato: “Breve storia della vita di Catterina Vizzani Romana che perott’anni vestì abito da uomo in qualità di Servidore la quale dopo varj casi essendo in fine stata uccisa fu trovata Pulcella nella sezione del suo cadavero”. Teresa amava le donne, ma scoperta una sua relazione omosessuale, fu costretta a fuggire, e iniziò a travestirsi da uomo, dotandosi di un bel “pacco” e vantandosene coi compagni. Si diede nome di Giovanni ed ebbe, per la consistenza del “pacco” e per le donne che aveva sempre attorno fama di “sciupafemmine”. Ma come al solito quando si esagera, Teresa/Giovanni andò alla rovina, fu coinvolta in un duello e morì per un colpo di archibugio. In seguito alla morte fu scoperta l’identità e la sua verginità, causando una sconcertante curiosità e il suo corpo fu quasi smembrato per farne delle reliquie. Plancus dissezionò i suoi genitali, ribadendo che l’imene esiste solo in tutte quelle donne che sono veramente vergini e non quelle che hanno solo chiacchiere. Direi che c’è sufficiente materiale per far arrabbiare le donne.
immagine: Biblioteca Accademia dei Lincei

articolo già  pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 27/04/2015