Quando gli intellettuali italiani volevano la guerra

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Nel 1914 l’Italia era neutrale, a favore di ciò erano i socialisti che erano internazionalisti, i proletari non  dovevano fare guerra tra loro, e i cattolici per pacifismo. Il neutralismo sembrava prevalere, ma emersero le voci contrarie dei cosiddetti interventisti, favorevoli alla guerra contro gli imperi centrali. Questa minoranza era molto agguerrita e aveva più teorie. Fra di loro diversi romagnoli, seguaci del Futurismo di Tommaso Marinetti, artisti, letterati e musicisti tra cui Umberto Boccioni (i suoi genitori, i suoi nonni erano di Morciano di Romagna, nacque sì a Reggio Calabria ma ritornò in Romagna a soli venti giorni. Aldo Palazzeschi  lo definiva ‘Purosangue romagnolo’. Palazzeschi fu compagno di strada dei futuristi ma se ne staccò presto per il loro interventismo), i fratelli Bruno e Arnaldo Ginnani Corradini, Francesco Balilla Pratella che volevano la guerra per igienizzare il mondo e creare un nuovo assetto sociale sulle macerie del vecchio ordinamento. Tra gli irredentisti, cioè chi voleva portare a compimento il processo risorgimentale, ricongiungendo all’Italia le terre “irredente”: Trentino e Venezia Giulia, vi erano sia i nazionalisti, sia i democratici. Tra loro Aldo Spallicci politico, cultore e promotore dell’identità e delle tradizioni popolari della Romagna. Irredentista “di ferro” pure Gabriele D’Annunzio, si ricordi l’Impresa di Fiume, dove il Vate, infuriato perché l’Italia, alla fine della guerra, non aveva ottenuto Fiume e la Dalmazia, guidò un gruppo di militari ribelli a Fiume (1919) proclamandone l’annessione e prima organizzò il volo su Vienna, spargendovi migliaia di volantini pro-Italia. Come dimenticare poi Angello Belloni, ex ufficiale della Marina che rubò un sommergibile, con in mente un progetto ben preciso: andare a combattere contro l’Austria (1914). Fu incarcerato, ma dopo pochi mesi l’Italia entrò in guerra e lui fu liberato e considerato un eroe. Inizialmente neutrale, in quanto socialista, Benito Mussolini divenne interventista, fu espulso dal partito, anche se poi un altro interventista romagnolo Pietro Nenni divenne in seguito socialista, rappresentando il partito per oltre mezzo secolo. I più volevano la pace, ma si finì in guerra per colpa di pochi, è intrigante poi osservare  come l’azione diventi eroica o sovversiva, secondo il pensiero vigente del tempo.

immagine: Mussolini nel 1915

articolo già pubblicato sul quotidiano  “La Voce di Romagna” il giorno06/07/2015