Cagnacci romagnoli

Cagnacci_Fiori

 Nella Pinacoteca civica di Forlì con il titolo di “Fiasca con fiori” attribuita un tempo a Guido Cagnacci, vi è un’opera misteriosa, giudicata da Antonio Paolucci  il “Quadro più bello del mondo”  però non si sa chi sia l’autore. Adesso ha un nuovo titolo: “Fiori in una fiasca impagliata”, viene datata al 1625-1630 e attribuita al “Maestro della Fiasca di Forlì”. Di Cagnacci non può proprio essere, il romagnolo aveva uno stile sfumato ed aereo, mentre chi ha dipinto la “Fiasca” viaggiava sullo stile caravaggesco, ma se gli studiosi un tempo lo avevano collegato col Cagnacci qualche congruenza doveva esserci, forse era un suo quadro dipinto sotto la supervisione del suo maestro. Guido Cagnacci nasce a Santarcangelo nel 1601, da famiglia benestante. Si trasferisce con la famiglia a Rimini, ma ha l’animo inquieto, la città non gli basta. Va a Bologna e impara l’arte coi Carracci, da qui forse nasce l’attribuzione della celebre “Fiasca”, non può sfuggire la somiglianza con “Il Mangiafagioli” di Annibale Carracci. Da Bologna decide di andare a Roma,dove condivide l’appartamento col Guercino. A Roma apprende il naturalismo barocco, sfumato “alla francese” di Vouet. Torna a Rimini dove fa una promessa scritta di matrimonio con la Contessa Teodora Stivavi, appena vedova, di nascosto, perché i matrimoni tra ceti diversi a quell’epoca non erano ammessi; furono scoperti, nonostante la Contessa fosse andata all’appuntamento vestita da uomo, lui si rifugiò nella chiesa di S. Giovanni Battista mentre lei fu rinchiusa nel convento e processata dalla congregazione dei vescovi. Da questo evento inizia la diaspora di Cagnacci, fra viaggi, donne e soprattutto intestardito di far valere la sua promessa di matrimonio scritta, non si capisce se follemente innamorato, ma non credo, testardo come un mulo o attratto dal titolo nobiliare, comunque sia era ben bizzarro. Nel 1637 decora la cappella della Madonna del Fuoco a Forlì, ma le commissioni religiose cessano, il pittore da scandalo, è costretto così ad arrangiarsi con soggetti femminili poco vestiti. Viene chiamato alla corte di Vienna dove muore nel 1663. L’arte è sempre mistero e Cagnacci oltre all’enigma della “Fiasca” ce ne regala un altro: “Il Ritratto di giovane frate” che si trova ai Musei Civici di Rimini. Questo quadro ritrae un giovane frate dagli occhi ardenti  che durante gli anni ha subito delle modificazioni , non si sa se per damnatio memoriae o meno. Dietro le sue spalle si trovano pesanti libri di carattere religioso, mentre precedentemente trattavano temi scientifici, inoltre in alto a sinistra appariva il nome del religioso. Raffigurato di scorcio, guarda lo spettatore con accesa intelligenza, davanti a sé un teschio come memento mori, ha una stola con croci che lo fanno abate. Chi era? E perché prima fu ritratto con mezzi e strumenti scientifici, poi cancellati? Possiamo ipotizzare che il frate sia un gesuita, nel 1627 erano già presenti a Rimini, Cagnacci realizzò per la loro chiesa un dipinto che raffigurava i primi Santi gesuiti del Giappone. I gesuiti furono fondati da Sant‘Ignazio di Loyola nel 1540 e divennero molto presto uno dei grandi ordini della Chiesa cattolica. Convinti dell’importanza dell’istruzione, diedero vita a una rete di scuole in tutta Europa, da cui uscirono le menti più fervide. I gesuiti erano ottimi insegnanti: Giuseppe Biancani di  Bologna era un gesuita e un astronomo insegnò matematica a Parma; avversario del sistema eliocentrico, polemizzò con Galileo negando la montuosità della Luna. Suo allievo fu un altro eccellente astronomo ed anche gesuita di Ferrara: Giovanni Riccioli che dedicò il nome del suo maestro al cratere lunare Blancanus nel 1651.  Per tanta sapienza e per la loro grande capacità organizzativa divennero molto potenti e nel corso del Settecento l’ostilità verso di loro fu molto dura e causò  la soppressione dell’ordine nel 1773. Ecco che forse per un dispetto al frate probabile gesuita gli sono stati tolti i simboli della conoscenza scientifica lasciandogli solo quelli teologici. La Compagnia di Gesù fu ricostituita nel 1814 e riacquistò in breve tempo un ruolo centrale nel mondo cattolico.

immagine: “La Fiasca” Musei San Domenico, Forlì

Articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 12/01/2015