IL MISTERO DI ARCADIA

Felice Giani

“Et in Arcadia ego” è una scritta riportata in alcuni importanti dipinti del Seicento e oltre. E’ presente nel quadro “I pastori di Arcadia”, (1640 ca.) del pittore francese Nicolas Poussin, in un’opera del Guercino (1620 ca.), e in tre immagini di Felice Giani; quest’ultimo lavorò moltissimo in Romagna, in particolare a Faenza e un olio su tela (1800 ca.), cm 26 x 36, con l’oscura scritta, si conserva alla Pinacoteca di Faenza. Tutti e tre i pittori sono stati spesso considerati degli iniziati ai Misteri. La frase può tradursi: “Anche in Arcadia io”, viene sottinteso il verbo per cui il significato può essere: “Io sono presente anche in Arcadia” oppure “Anche io ero in, facevo parte dell’Arcadia”. L’Arcadia è il mito di una terra campestre e idilliaca, dove uomini e natura vivono in perfetta armonia. Nell’immagine conservata a Faenza, di Giani, più che alla presenza di pastori si può pensare alla raffigurazione di Orfeo e Euridice e la scritta appare su un muro, mentre nel dipinto di Poussin, appaiono, tre pastori che sembrano eroi, e una donna mentre sono in raccoglimento intorno a una misteriosa tomba con l’enigmatica epigrafe. Generazioni di studiosi, ricercatori, interpreti fantasiosi, dilettanti allo sbaraglio hanno fornito una miriade di possibili significati iconologici e di fantasiosi anagrammi. La tesi che lega questi dipinti con la medesima epigrafe, a Rennes le Chateau, è che il sepolcro rappresentato sarebbe la tomba di Cristo, seppellito non in Palestina, bensì a Rennes Les Chateau, dove Cristo, sfuggito al Supplizio si sarebbe rifugiato con la sua compagna Maria Maddalena, dando vita ad una stirpe di sangue reale, “sang real”, ovvero il sangue della discendenza di Gesù, il vero graal, i cui segreti sarebbero stati conservati da una setta, il Priorato di Sion che aveva fra i suoi Gran Maestri, anche artisti famosi come Leonardo da Vinci, che avrebbero poi criptato nei loro dipinti il segreto. Vi è inoltre un’altra ipotesi che indicava come possibile fonte per la tomba del dipinto, un sepolcro rinvenuto negli anni’70, piuttosto antico, fra la vegetazione di una località vicino al paese di Rennes les Chateau. Esistono poi una serie di intricati enigmi, irrisolvibili, che si intrecciano con Rennes le Chateau e l’epigrafe “Et in Arcadia Ego”, tra cui il mistero della Porta Alchemica, (si trova a Villa Palombara a Roma), di cui l’abate Sauniere aveva una raffigurazione, lo stesso marchese di Palombara, amico di Cristina di Svezia, altra appassionata di esoterismo e alchimia, facevano parte di un’Accademia culturale che si rifaceva ai temi dell’Arcadia. Il mistero si infittisce con l’alchimista Francesco Giuseppe Borri, una specie di Cagliostro,   la leggenda racconta che dimorò per una notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l’oro; al mattino era già scomparso, ma lasciò dietro di sé alcune pagliuzze d’oro e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici. Il marchese fece incidere sui muri della villa il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a decifrarli. Tutto ciò si collega al misterioso manoscritto Voynich, un codice illustrato risalente al XV secolo non ancora decifrato, alla corte “magica” di Praga, all’artista liberty Alfons Mucha per finire con l’enigmatico dipinto del Giorgione: La Tempesta. Questa bailemme sarebbe decifrabile tramite l’opuscolo del Serpente Rosso, un libriccino criptico, che si compone di 13 pagine, svelerebbe tutto l’arcano legato nientemeno che alla favola della Bella Addormentata di Perrault e a tutta una serie di società segrete. Il tredicesimo capitolo del romanzo “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco, che tratta sulla ricerca del sacro graal e la storia dei cavalieri Templari, inizia con la frase: Et in Arcadia Ego… e il noto saggista e scrittore Eco di temi misteriosi e oscuri se ne intendeva.

immagine: Et in Arcadia ego – Felice Giani

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 21/02/2017