Il contralto di Marietta

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Secondo il mito, chiunque ode il canto delle sirene ne resta incantato, lasciando ogni azione per raggiungerle. Questo preambolo per ribadire quanto il canto tocchi le nostre corde interne, ieri come oggi. Pensate a quanta fatica e lavoro in più per uno strumentista, violinista o flautista per esempio, eppure  la ribalta, i fan sono tutti per il cantante, sia esso un tenore in un’opera o la voce in un complesso musicale pop. In musica, il termine contralto designa sia la più grave delle voci femminili, sia la cantante che la possiede. In altri tempi, lo stesso termine veniva usato, per indicare il cantante castrato che cantava nel medesimo registro. Alle donne un tempo era vietato cantare, le parti di contralto, così come quelle di soprano, furono inizialmente  affidate a uomini che imitavano artificialmente, in falsetto, il suono della voce femminile, finché verso la metà del XVI secolo iniziarono ad apparire al loro fianco anche le prime voci dei castrati che ebbero facile partita, sostituendo completamente i falsettisti. L’affermazione dei castrati fu anche agevolata dal divieto, imposto da Sisto V, alle donne di mostrarsi sul palcoscenico in tutto lo Stato Pontificio.Marietta Alboni (1826/1904), umbra di nascita, romagnola di adozione, forse fu la più grande dei contralti e in qualche modo lenì a Rossini la pena per la scomparsa dei castrati, virtuosi del canto, ma vittime di una crudele pratica. Marietta si trasferì ben presto dall’Umbria alla Romagna e precisamente a Cesena. Pur avendo dimostrato fin dall’inizio di essere portata per il canto fu osteggiata dai genitori ma trovò l’appoggio del fratello maggiore, che la istruì nei primi rudimenti della melodia. Marietta venne ammessa al Liceo Musicale di Bologna, dove era direttore Gioachino Rossini, iniziò così un rapporto reciproco di profonda stima e amicizia, col grande compositore, che sarebbe durato per tutta la loro vita. Dopo aver conseguito il diploma al conservatorio, Marietta  esordì a Bologna a cui seguì il debutto alla Scala di Milano. La reputazione dell’Alboni salì alle stelle tanto che fu richiesta la sua presenza al Teatro Imperiale di San Pietroburgo. Successivamente darà concerti a Praga, Berlino, Amburgo poi sarà in Polonia, Ungheria e Austria. Passò poi a Londra e a Parigi, senza tralasciare le città italiane come Roma e Venezia. Nell’estate del 1852 si imbarcò per l’America, qui Walt Whitman, si “innamorò” di Marietta: una donna rotondetta di umili origini ma in possesso di una ricca, profonda, dolce voce che muoveva uomini e donne alle lacrime,il famoso poeta statunitense le dedicò versi brillanti. L’Alboni a New York fu salutata dalle grida entusiastiche del pubblico dopo aver cantato appena poche battute. La sua carriera continuò felice, quando a soli trentotto anni si ritirò dalle scene. Marietta aveva sposato il conte Achille Pepoli, il quale fu afflitto da gravi turbe psichiche  e la moglie con spirito altruista lasciò il palcoscenico per potersi dedicare alle sue cure. La sua carriera poté considerarsi definitivamente conclusa, anche se continuò a cantare in privato e in concerti di beneficenza. Morì a sessantotto anni, nella sua villa vicino a Parigi, fu seppellita nel Cimitero di Père-Lachaise . Sempre impegnata in opere di carità, lasciò quasi tutti i suoi beni ai poveri di Parigi. La fama in vita di Marietta fu enorme al punto che le fu intitolato un veliero, varato in America nel 1852, e contemporaneamente, in Francia, un ibrido di rosa (“Madame Alboni”).  Cesena ricorda  Marietta Alboni col Coro Lirico della città, con la Piazzetta Alboni, un busto e una targa nel foyer del Teatro Bonci. Esiste poi il Premio Rosa Madame Alboni, una rosa d’argento ispirata al fiore creato nel 1852. L’instancabile sostenitore dell’Alboni, il cesenate Lelio Burgini, ha recuperato dalla Francia una pianta di rosa che giungerà a Cesena per essere posta nel giardino pubblico. Camille Saint-Saens, il grande compositore francese lasciò queste parole: “Cesena ha più dolci ricordi: in lei è cresciuta, è stata allevata Marietta Alboni è là che essa apprese le prime nozioni di un’arte della quale doveva essere una delle glorie”.

 

 

immagine: Marietta Alboni

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 20/04/2015