Alteo Dolcini e la Svizzera

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Alteo Dolcini (Forlimpopoli 1923/Faenza 1999) scrittore e studioso delle tradizioni della sua terra, era   dotato di fervida creatività, stupisce per le geniali idee che maturava e per la tenacia con cui seppe realizzarle: il Consorzio per la Tutela dei Vini Tipici Romagnoli, le Cà de Bé, il Tribunato di Romagna, la Società del Passatore sono alcune delle sue creature. Nel 1962, darà vita al Consorzio per la Tutela dei Vini Tipici Romagnoli, per la denominazione d’origine con l’obiettivo di valorizzare l’enologia romagnola. Da questa prima intuizione nasceranno, poi, le Ca’de Bé, autentici templi del convivio romagnolo. Nel 1969 raggiunge il traguardo della creazione del Centro Universitario di Ricerca Viticolo ed Enologico, nell’Azienda Agricola di Tebano, a Faenza, che si trasforma in Cantina Sperimentale con la convenzione sottoscritta da Università di Bologna.  Nel 1971 viene inaugurata la “Cà de Bé” di Bertinoro, cui seguiranno, nel 1975, la “Cà de Ven” di Ravenna e nel 1976 la “Cà de Sansvéz” di Predappio Alta. Poteva non essere così? Dolcini era nato in settembre mese dei colori, dei profumi, del vino e delle rose, il mese della vendemmia, ma… “Non durano a lungo, i giorni del vino e delle rose” (Ernest Dowson )… in questo mese Dolcini è nato ma è anche morto. “Il Palio del Niballo”, “La Giornata del Faentino Lontano”, “La Nott de Bisò”, sono sue idee, come pure “La Bendandiana”, la creazione di un casa museo coi materiali appartenuti al celebre sismologo Raffaele Bendandi. Riporta in luce la tradizione della “impagliata”, dono di una ceramica che il Sindaco di Faenza offre alle mamme dei primi nati dell’anno. E darà inoltre il via al Tribunato di Romagna, per la valorizzazione della identità culturale e delle tradizioni enogastronomiche romagnole. Nel 1970 nasce, la Società del Passatore, due anni dopo, l’Ente Tutela Ceramica  e il Mondial Tornianti. Nel 1965 fondò  “La Mercuriale Romagnola”, storica rivista di informazione,  e poi, l’Ente Musica Romagna nel 1992, e infine la “Cento chilometri del Passatore”, gara podistica assai seguita ancora oggi, se non fossi una “patatona” la fare pure io, il cammino si svolge in uno scenario unico, la strada che unisce Firenze a Faenza, un binomio di antica tradizione. Nel 1994 costituisce l’associazione “Fo-Fa” (Forlì-Faenza) che si richiama all’immagine della Madonna del Fuoco, venerata nelle due città. Dolcini fu anche un prolifico autore letterario con temi diversificati, dall’enologia alla storia, dai culti religiosi locali ai confini territoriali della Romagna. L’ultimo titolo, “La Svizzera è nata in Romagna”, è stato pubblicato postumo nel dicembre 1999. Alteo Dolcini nella sua ultima ricerca storica ha come tema il documento della “Lettera di Faenza” datata 1240, fondamento della libertà elvetica e oggi conservato nel Museo dei Patti Federali Svizzeri a Schwyx. “Lettera, dalla quale, scaturisce quel seme che darà vita al grande rigoglioso albero dell’indipendenza Svizzera” (Indro Montanelli). Ma vediamo un po’ i fatti. Nel 1240 Federico II cala in Italia per riaffermare il proprio potere sui feudatari e in particolare sul papa. Le città di Romagna sono devastate dalle lotte fra guelfi e ghibellini. Faenza è guelfa ma ha molti cittadini ghibellini eppure non apre le porte all’imperatore. Le truppe imperiali sono circa 60.000, compresi i numerosi mercenari svizzeri, i faentini sono poche migliaia ma resistono  con tenacia all’assedio. Federico, sempre a corto di denaro, per le troppe guerre intraprese, non ha più oro per pagare i mercenari, gli svizzeri sono senza paga. Una loro delegazione chiede udienza all’imperatore, questi li deve ascoltare altrimenti torneranno tutti casa, abbandonando la presa di Faenza. Chiedono, in quanto non pagati, di continuare a combattere in cambio della loro autonomia: dare obbedienza e imposte solo all’imperatore acquistando così indipendenza dai feudatari Asburgo. Il patto viene sancito, Federico consegna la famosa lettera di Faenza come documento incontestabile. Faenza cadde, non si sa se per sfinimento o per l’ardore degli svizzeri. Grazie Alteo… di tutto ciò che hai realizzato.

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 29706/2015