Storie di Sarsina

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Lungo la E45, superstrada per Roma, a 30 km da Cesena si trova Sarsina un paese di origine antichissima, forse fondato da popolazione di origine umbra verso il V secolo a.C. Questi Umbri pare che non fossero altro che una propaggine dei Celti o se volete dei Galli. Un tempo Sarsina era chiamata Sassina e tutto ciò che è legato all’etimologia del sasso è allacciato alla religiosità celtica. Il paese è situato nella valle del Savio, l’antico Sapis, derivazione da cui ha origine il nome per la tribù Sapina (cioè i Sabini che discendono per migrazione dagli Umbri, quei Sabini a cui i Romani rapirono le donne, le Sabine erano reputate modello di onestà e prudenza). Successivamente la diocesi di Sarsina viene chiamata col nome di Bovium o Bobium per tutto il Medioevo, il vescovo porta ancora il titolo di conte di Bobbio.L’etimologia della denominazione Bobbio, viene attribuita alla presenza in queste terre dei Galli Boi.  Sarsina ha anche un altro fiumiciattolo, denominato Borello affluente del Savio. Per l’origine di questo toponimo è opportuno fare riferimento alla derivazione del nome Borro, del quale Borrello costituisce un diminutivo, un termine della lingua celtica con significato di fiero, altero, grande, eroe. Già nel III secolo a.C. Sarsina governava un grande stato che comprendeva alcune vallate romagnole e l‘alto Tevere, quindi Sarsina era già un luogo molto importante prima dei Romani, i quali la conquistarono nel 266 a.C. Nel I secolo a.C. Roma diede la concessione della cittadinanza romana a tutte le città federate tra cui Sarsina  la quale ebbe un buon sviluppo economico ed urbanistico con la costruzione di mura e la presenza di mausolei per i notabili del luogo. Chi visita il Museo Archeologico di Sarsina si troverà sorpreso per la magnificenza dei tappeti  in mosaico policromo che raffigurano il “Trionfo di Dionisio”, Il dio è rappresentato sopra un carro trainato da tigri, e accompagnato da un giovane satiro e da Pan, attorniati da animali e uccelli. Poi epigrafi e lastre funerarie affiancate all’imponente Mausoleo di Rufo, alto 14 metri. Molto importanti sono anche le attestazioni dei numerosi culti praticati, legati al mondo greco, alla tradizione italico-romana, fino al mondo orientale. Nel Museo è conservato, un gruppo di statue raffiguranti divinità frigie ed egizie, che costituivano il santuario più importante dell’Italia settentrionale dedicato a questi culti. Tra queste emerge per bellezza la statua di Attis: rinvenuta nel 1923  è alta 150 cm. Ridotta in frammenti, forse dai primi cristiani, è stata oggetto di un complesso restauro. Ma vediamo un po’ perché i cristiani avrebbero ridotto in frantumi la statua di Attis… non avevano tutti i torti. La leggenda di Attis racconta di un pastore frigio divenuto pazzo d’amore per la  dea Cibele così egli si evirò per poterle stare accanto. Questo culto si diffuse dall’Oriente sino a Roma generando riti al di fuori di ogni logica. In primavera, durante la festa in onore di Attis, i devoti  si autoeviravano mentre altri venivano flagellati da sacerdoti vestiti da donna (erano quindi eunuchi), al termine di questa carneficina i partecipanti celebravano la resurrezione di Attis. Pensate che persino un imperatore: Eliogabalo, giunse ad evirarsi per poter essere sacerdote di Cibele. Attis ha molte analogie con Cristo, la più evidente è il simbolo della resurrezione, pensate ai cristiani portatori di un messaggio di pace e amore, Cristo che si sacrifica per tutti, e questi pazzi che continuano in una religione sanguinosa che non ha più ragione di esistere, legata all’uomo del Paleolitico che aveva altri bisogni, altre paure. La Frigia corrisponde più o meno all’odierna Turchia, inizialmente fu il regno degli Ittiti, poi fu occupato dai Frigi che scolpirono imponenti templi sui fianchi delle montagne per la loro dea madre Cibele. Poi arrivarono i Celti nel 278 a.C., fondarono il Regno di Galazia. Furono poi sconfitti dai Romani. Probabilmente certi riti cruenti erano celebrati anche nella religione celtica, a Sarsina vi è una bella testimonianza di come l’antica religione si sia poi sottomessa amorevolmente al messaggio di Cristo…continua  

immagine: Il trionfo di Dionisio (Sarsina)

 articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 09/06/2014