ROMAGNOLI ALL’INFERNO (seconda parte)

Guido_bonatti,_anonimo_del_XVIII_secolo

Continuiamo la discesa all’ inferno coi romagnoli.  All’ottavo cerchio, da cui Dante dirige il suo sguardo verso il fondo della quarta bolgia, dove una moltitudine di anime, quelle degli indovini, avanza in silenzio piangendo. Ciascuna di esse ha il viso completamente rivolto all’indietro, in modo che le lacrime bagnano la parte posteriore del corpo. Nel vedere la figura umana così stravolta Dante non riesce a trattenere un moto di commozione, ma Virgilio lo rimprovera aspramente, facendogli notare che essere pietosi verso  questi peccatori significa ignorare la vera pietà. Poi gli rivela il nome di alcuni di loro, fra questi c’è Guido Bonatti, astrologo di Forlì autore di un Liber astronomicus, trattato astrologico che ebbe larga fortuna. Visse alle corti di Federico II, Ezzelino da Romano, Guido Novello e Guido da Montefeltro. Il “Liber decem continens tractatus astronomiae, di cui esistono vari esemplari e vennero pubblicate diverse edizioni a stampa, che dimostrano  il credito e l’interesse che il testo suscitò anche nei secoli successivi. Sorvolando sulle implicazioni matematiche, Bonatti vi esponeva gli elementi basilari dell’astronomia tolemaica, aggiungendovi i risultati delle proprie ricerche ed osservazioni, con l’individuazione di ben 700 stelle. Nel  XXIII canto, il girone dei seminatori di discordia, Dante incontra un altro romagnolo, è il girone in cui si trova pure Maometto. Si avvicina un altro dannato con la gola squarciata, il naso mozzato e un solo orecchio, che dopo aver osservato Dante emette la voce attraverso la ferita nel collo: si rivolge al poeta dicendo di averlo conosciuto in Terra e si presenta come Pier da Medicina, originario della Pianura Padana. Invita Dante ad ammonire Guido del Cassero e Angiolello da Carignano circa il fatto che saranno gettati fuori da una nave e uccisi presso Cattolica, per il tradimento del malvagio tiranno di Rimini, li attirerà in un tranello con la scusa di parlare e poi li ucciderà prima di giungere a Focara. Chi sia questo Pier da Medicina non si sa bene, ma certo se continua, anche all’inferno a far previsioni funeste è certamente inguaribile come seminatore di zizzania. Dante è assai severo con gli indovini  e con chi professa previsioni e proprie idee causando discordia, questi ultimi hanno gli arti tagliati e stanno bagnati nel sangue, Dante forse non sa che pure lui  verrà  additato di essere un indovino, mago ed alchimista. Dante come buona parte dei poeti del Dolce stil novo faceva parte  probabilmente di un ordine segreto iniziatico, i Fedeli d’Amore, legato ai Templari ed in forte sospetto di eresia. In tutte le loro poesie e nei loro scritti troviamo il simbolismo della Donna come Sapienza Trascendente. Il Saluto della Donna è descritto come un’esperienza travolgente. L’inizio della Divina Commedia descrive come Dante ad un certo momento della sua vita si trovi smarrito nella selva oscura. Questa crisi spirituale è comune a molti ricercatori che, dopo avere intrapreso con i propri sforzi il cammino interiore, si trovano ad un  certo momento ad un punto morto, in una situazione di angoscia e disperazione. Con la guida di Virgilio Dante entra nell’Inferno, inizia cioè il viaggio al centro della Terra, esperienza che gli alchimisti denominavano VITRIOLVM. La ricerca della pietra filosofale o più semplicemente l’oro in sé stessi. Perché quest’impresa riesca è necessario che sia intrapresa con cuore puro, con un’intenzione corretta e insieme ad una guida. Dante sa bene il pericolo che corre e nella Commedia si raccomanda ben spesso che Lui vuole restare nella retta via, il viaggio dentro sé stessi può portare alla follia. A Ravenna, Enti, Fondazioni e singole Persone dedicano a  Dante e alla  Divina Commedia studi, convegni, spettacoli, hanno tradotto e letto la Commedia in tante lingue, in una splendida gara alla Bellezza. A me piace segnalarvi le letture e le spiegazioni dei Canti che si tengono ogni lunedì alle ore 18, al Seminario Arcivescovile, di fronte al Duomo. Il corso ha la durata di un anno scolastico ed è aperto a tutti e gratuito.  Il Professore è Padre Alberto Casalboni studioso dei Frati Minori Cappuccini di Ravenna che oltre ad essere un fine conoscitore di Dante insegna l’amore per gli altri e per la conoscenza.

 

 

immagine: Guido Bonatti

 

 

 articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna”

 

 

2 thoughts on “ROMAGNOLI ALL’INFERNO (seconda parte)

  1. E i romagnoli d’oggi all’inferno quanti sarebbero?
    E i pugliesi d’oggi all’inferno quanti sarebbero? Beh uno da solo riempirebbe un bel po’ di gironi. Il nome? E quello, ancora per un pò, in sel..la
    Certo che i Frati sono da Paradiso!

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