Romagna che signorie!

In Romagna le Signorie emersero fra il ‘200 e il ‘300. Alla fine del ‘200 risultavano affermati i Da Polenta a Ravenna, i Malatesta a Rimini; all’inizio del 1300 si affermarono a Forlì gli Ordelaffi e successivamente i Manfredi a Faenza e gli Alidosi a Imola. Di queste Signorie la più importante fu quella dei Malatesta, la cui origine pare risalga a Giovanni di Ravenna (VIII) oppure addirittura ai romani. Malatesta da Verucchio pose nel 1295 le basi della Signoria occupando le istituzioni laiche ed ecclesiastiche. Dal 1355, quando divennero vicari papali, i Malatesta rafforzarono il loro dominio, che fu incontrastato fino al ’50O.  Definito da Dante  “il mastin vecchio” (Inferno, XXVII)   Malatesta da Verucchio meritò per la sua longevità (1212-1312) l’appellativo di “Centenario”;     per il suo coraggio fu anche chiamato “l’Audace”. Oltre a queste Signorie la Romagna vanta anche la fondazione del ducato di Milano e quella del granducato di Toscana. Vediamo un po’ come si svolsero verosimilmente i fatti. Siamo nel 1382, Muzio stava zappando sotto il sole cocente, la zappa fra le sue mani volteggiava leggera, del resto lui era un marcantonio dotato di una forza eccezionale, riusciva con le sue mani a raddrizzare un ferro di cavallo, ma quel giorno il lavoro dei campi gli parve più pesante e monotono del solito e quando udì il rullio dei tamburi e il suono del piffero che annunciavano le compagnie di ventura in cerca di uomini da arruolare, Muzio gettò la zappa contro un albero, se fosse caduta, sarebbe rimasto lì a zappare, se si fosse conficcata nel tronco si sarebbe arruolato, la zappa si impiantò nel legno e Muzio partì coi soldati in cerca di fortuna. Questo è ciò che dice la leggenda in realtà Muzio nasce a Cotignola, vicino a Faenza, nella famiglia influente e guerriera degli Attendolo, esponenti di un ricco ceto medio rurale. Muzio inizialmente fece parte della compagnia di Alberico da Barbiano, che gli diede il soprannome di Sforza. Poi grazie alla sua abilità di condottiero ed a favorevoli matrimoni fece fortuna. Suo figlio illegittimo Francesco, ne fece ancora di più, tramite le sue doti di condottiero e grazie al matrimonio con Bianca Maria Visconti divenne duca di Milano. Era la fine di febbraio del 1450, quando Milano si arrese a Francesco, i milanesi si erano schierati con l’aristocrazia e non lo volevano, ma poi furono ben contenti della resa perché col nuovo duca ebbero un periodo florido. Gli consegnarono lo stendardo con la biscia viscontea e lo scettro. Gli successe il primogenito Gian Galeazzo, più dedito alle donne e alle battute di caccia, padre di Caterina Sforza, figlia illegittima.      Caterina tramite il matrimonio con Girolamo Riario, avvenuto quando Caterina aveva dieci anni, divenne alla sua morte Signora di Imola e di Forlì. Caterina era nipote del famoso Ludovico il Moro che subentrò astutamente al governo di Milano. Caterina ebbe numerosi amanti e tre mariti, dall’    ultimo marito che era un de Medici ebbe Giovanni de Medici, nato a Forlì, chiamato dalle Bande  Nere, in segno di lutto per la morte di papa Leone X de Medici, che era stato un suo protettore. Giovanni dalle Bande Nere, fu il più gran guerriero che l’Italia avesse al suo tempo, istituì fanterie   disciplinate, con divise uniformi (di qui il nome di uniforme), inesauribile, implacabile, indomito, era chiamato il Gran Diavolo, fu l’ultimo cavaliere. Suo figlio per uno strano gioco del destino divenne Cosimo I de’ Medici, fu il secondo duca di Firenze e, in seguito, il primo granduca di Toscana. Tiriamo le somme in questa carrellata: le Signorie hanno lasciato opere d’arte, edificato città, monumenti ed  il popolo stava discretamente bene, ma fra i potenti era una lotta all’ultimo coltello, intrighi, veleni,amanti, matrimoni di tornaconto, guerre e tradimenti il tutto spolverato dallo zucchero dell’ipocrisia. Non prendiamo sempre i Borgia come fossero gli unici depravati, allora, ma anche oggi se vuoi il potere devi avere il pelo lungo sullo stomaco, altrimenti fanno fuori te e la tua famiglia, colpisci per primo per non soccombere e per fare ciò occorre tanta astuzia…  ma forse capiterà un giorno che gli ultimi saranno i primi.

immagine: Giovanni dalle bande nere (Uffizi)

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 27/10/2014