QUANTI COLLEGAMENTI FRA SANTARCANGELO E IL SANGIOVESE

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Da Santarcangelo di Romagna, l’origine del nome è riferita a San Michele Arcangelo, sembra derivi    il nome per il nostro vino più famoso: il Sangiovese. Santarcangelo ha più di 150 grotte scavate nel sottosuolo, un vero labirinto di fatto e di mente. Gli studiosi non sono ancora riusciti ad identificarne l‘origine e la funzione. Ipotesi parlano di culto mitraico, altre di catacombe, altre ancora parlano dei monaci basiliani. Questi monaci che erano prevalentemente di rito greco giunsero sulle nostre coste per salvarsi dalla furia iconoclasta (distruzione delle immagini sacre) che imperversava in Oriente nel secolo VIII. Si stabilirono soprattutto nel Salento, dimoravano sempre in grotte che venivano chiamate “laure”. Famosa ancora oggi è la grotta di San Michele sul Gargano. Si potrebbe quindi ipotizzare un collegamento fra le grotte di  Santarcangelo e quelle del Gargano, di una matrice unica, quella basiliana. Sul colle Giove sorge il paese  in cui si diramano ipogei artificiali ricavati nell’arenaria, distribuiti su tre livelli collegati tra loro da pozzi, aperture e scale, ai quali si accede dalle case private e non dall’esterno, così che l’accesso risulta impedito agli estranei ed ai passanti. Successivamente è possibile che le grotte siano divenute cantine per il vino. Il Sangiovese è il vino re della Romagna, ha un bel colore rosso rubino con riflessi violacei; olfatto suadente e vinoso, con sentori più o meno accentuati di viole. Tannini abbastanza morbidi, retrogusto piacevolmente amarognolo. La versione “superiore” ha una gradazione maggiore, quella  “riserva” e’ invecchiata più di due anni. Il Sangiovese si accosta bene a salumi, primi piatti con il ragù, paste ripiene e pasticciate, arrosti e bolliti di carni, ma anche con la piadina ed i ciccioli. Una leggenda narra che i padri Cappuccini di Santarcangelo, siamo alla fine del 1500, abili coltivatori di vite e produttori di un prelibato vino rosso, ospitarono un giorno un illustre personaggio. In occasione del banchetto gli offrirono una coppa del loro vino migliore, l‘ospite estasiato dalla bontà del vino, ne chiese subito il nome. I Cappuccini si guardarono con imbarazzo perché nessuno di loro aveva mai dato un nome al vino, ma uno dei frati prontamente disse: si chiama Sangue di Giove, ispirandosi al colle su cui sorgeva Santarcangelo… e così nacque il Sangiovese.

immagine: grotte di Santarcangelo

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 10/03/2014