Quando l’arte è anche un monito della natura

mirroring

A Forlì, uscendo dalla Mostra su Boldini, a pochi passi troviamo l’oratorio di San Sebastiano. La chiesa fu realizzata in stile rinascimentale; ha una pianta a croce greca, con un atrio coperto da una cupola. La prospettiva che la chiesa presenta fa pensare a un intervento di Melozzo da Forlì, fu edificata su modello di Pace Bombace, architetto che appartenne appunto al gruppo di Melozzo. Un tempo sede della confraternita dei Battuti Bianchi, l’edificio è oggi utilizzato per mostre temporanee. Sino al 29 marzo si svolgerà l’esposizione: “Mirroring – rispecchiarsi nella Dea”, il titolo fa pensare che le autrici vogliano rispecchiarsi nella Dea Madre cioè la Natura che etimologicamente significa: la forza che genera. La Dea, perché all’inizio fu il matriarcato, per migliaia d’anni, poi fu il patriarcato e le donne vennero sottomesse. Oggi, i soprusi  continuano come sempre verso i più deboli, bambini, donne e anziani. Uomini e donne sono su un falso piano egualitario, ci sono le leggi, ma è cresciuta l’incomprensione fra i due sessi. Rosetta Berardi ed Alessandra Bonoli sono le protagoniste della mostra. Rosetta ci ricorda la Pineta di Lido di Dante distrutta da un incendio doloso, i suoi alberi sono neri e ramificati come se le radici si fossero capovolte, al posto della chioma dei bitorzoli, sono testimoni muti, ma paiono dire:“Guarda che hai fatto uomo”. In questo contesto i pini si rinnovano, l’oratorio è intitolato a San Sebastiano, questo Santo è sempre raffigurato trafitto da frecce, gli alberi sembrano così strali scagliati su di noi, anche sull’autore dell’incendio, perché il piromane ha fatto del male pure a se stesso, perché gli alberi sono la vita. Alessandra ci fa vedere un mondo di geometrie fortemente simboliche che si ispirano alla natura e alle sue forme. Sono prototipi di grandi strutture originate dalla ricerca sulla struttura aurea, sui numeri di Fibonacci, sulla geometria, è quindi scienza e tecnica; vengono poste in spazi determinati, a contatto col terreno, in modo che ascoltino e interagiscano col luogo. Sono sculture che emettono il sibilo dolce o arrabbiato della Terra oppure sono culle che tentano di farci riposare o ricordare quello che la Dea ci dice e che noi non siamo più capaci di ascoltare. L’autrice auspica l’armonia fra tecnica e natura. La tecnica deve andare al passo con la natura perché essa stessa è natura.

immagine: foto del  catalogo della mostra, un pino di Rosetta Berardi adornato da una scultura di Alessandra Bonoli

articolo già pubblicato sul quotidiano “La voce di Romagna” il giorno 23/03/2015