Quando la peste si fermò alle porte di Faenza

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La peste fece sentire tutta la sua tragicità, nella prima metà del secolo XVII soprattutto in Nord Italia. I primi  sentori della calamità si ebbero in Lombardia alla fine del 1629, Alessandro Manzoni riferisce che portò via un milione di persone, tra la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, la Toscana e una parte della Romagna. Una parte sola di Romagna si salvò: la città di Faenza, la peste si fermò a pochi chilometri sul Senio. In Faenza era allora Commissario Pontificio Monsignor Gaspare Mattei, che dovendo impedire che il morbo arrivasse in città fu inflessibile, condannava alla forca chi in qualunque modo si mettesse in contatto con quelli che abitavano oltre il Senio, non parlava che di impiccare, sono parole dei coevi, e girava sempre accompagnato dal boia coi capestri pronti. Crudele forse ma la cosa è provata storicamente, la peste non entrò in Faenza, quindi vi fu un fine che giustificò ogni cosa, non per niente ciò che sembra cattivo è a volte bene, forse fu la Fede che resse l’animo a Mons. Mattei per eseguire la sua carica al meglio. Mentre Mons. Mattei si dava da fare in tal modo, il Vescovo di Faenza il Card. Francesco Cennini (1623 – 1643), non trascurava lo spirituale convinto che il rigore del Commissario Mattei potesse molto, ma non tutto, perciò invitava i fedeli alla preghiera. Ci fu un affollarsi continuo di credenti davanti all‘immagine della Madonna delle Grazie, la quale è la principale patrona della città di Faenza. Il 15 giugno 1630 si fece una grande processione con un  inverosimile partecipazione popolare. La cosa impressionò il Commissario Pontificio che d‘accordo col Vescovo decisero d‘incoronare l‘immagine della Vergine delle Grazie in segno di riconoscenza, inoltre  fissarono la seconda domenica di maggio ogni anno, in perpetuo fosse la Festa della Madonna della Grazie. Il culto della Beata Vergine delle Grazie di Faenza ha origine nel 1412, quando la Madonna apparve alla nobile faentina Giovanna con tre frecce rotte in ogni mano, assicurandole che Faenza sarebbe ben presto stata libera dalla peste. Molte volte la città di Faenza si è rivolta alla B. V. delle Grazie, in occasione della grande peste di cui parla Alessandro Manzoni, e in altre occasione di pestilenze ma soprattutto di terremoti. Quasi ogni porta di Faenza ancora oggi è contrassegnata da un‘immagine della Beata Vergine delle Grazie.

 immmagine : Processione di San Carlo contro la peste (Duomo di Faenza)

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 09/06/2014