PASSEGGIATE IN PINACOTECA

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La collezione Moderna e Contemporanea della Pinacoteca del Mar si è rinnovata, le opere di ‘800 e ‘900 di artisti quali Vittorio Guacimanni, Domenico Baccarini, il fascinoso “nudo di donna” di Klimt, le opere di Schifano, Boetti e Cattelan sono in un nuovo e luminoso percorso. Accanto a queste opere la collezione antica merita sicuramente una visita. Da vedere, la Madonna con il  Bambino e Santi, con le storie di Cristo del XIV sec. del Maestro del Coro Scrovegni, il piccolo  “tempietto” con l’Ultima  Cena e l’Orazione nell’Orto di Giorgio Klontzas, e gli artisti come Marco Palmezzano, Francesco Zaganelli, Bartolomeo Montagna, Lorenzo Monaco, Taddeo di Bartolo, Antonio Vivarini, Paris Bordon ed altri. Baldassare Carrari è ben presente con le iniziali opere ancora un po’ gotiche e dal segno secco e grave come, “La cattura di Cristo”, con un intrico di lance, spade e braghe a righe rosse e bianche per arrivare a quelle più tarde dove i tratti si addolciscono. Notevole la grande tela affollatissima di personaggi di Giorgio Vasari. Mistica la “Madonna che adora il Bambino”, di ambito forse francese, dalle belle mani giunte, gli occhi socchiusi, vestita di velluto e broccato verde e rosso, dipinto che piacque tanto al critico d’arte Federico Zeri. Poi i corpi nudi di varie opere che riprendono le fattezze di San Sebastiano infilzato da frecce, che trafiggono questo Santo che è un po’ “il bel corpo” per eccellenza nella storia della pittura. La grande tela del Guercino, fa la sua figura, con San Romualdo e un angelo che bacchetta il diavolo che sta tentando il Santo. Bella la tela piena di movimento di Cecco Bravo con Apollo e Dafne dai colori contrastanti e stridenti, uniti in una composizione a croce di Sant’Andrea. “La  Sacra Famiglia”, di pittore emiliano con un Bambinone talmente grande che pare di due anni, “Allegoria dell’Abbondanza”, del Maestro di Flora è molto originale con una figura di donna vista da tergo, e bambini che le si avviluppano tutto attorno. E poi naturalmente la star della Pinacoteca, la statua di Guidarello Guidarelli, guerriero e cavaliere morto per una camicia. Nella Pinacoteca c’è questo e molto altro ma io voglio scrivervi di un olio che non avevo mai notato nelle mie precedenti visite. Un dipinto, dalla simbologia strana, rappresenta la “Creazione dell’uomo”, di un pittore veneto del XVII secolo. Ebbene raffigura Dio che scende dall’alto con veemenza portando la scintilla ad Adamo, con accanto una capra, una scimmia, un coniglio e un cane, davvero una simbologia strana, come se Dio avesse voluto dare all’uomo le caratteristiche di questi animali. In origine, la capra era considerata l’essenza stessa della virilità, il simbolo della potenza sessuale maschile. Gli ebrei la usarono come “capro espiatorio”, cioè come mezzo per liberare il popolo dai propri peccati. Per i greci la “tragedia”, significava “canto dei capri”, poiché veniva eseguito da attori mascherati da caproni. I romani celebrarono il caprone nel dio Fauno, protettore delle campagne e delle greggi. Col tempo, e sotto l’influenza della Chiesa cattolica, il caprone è passato a rappresentare il demonio. Il coniglio e la lepre rappresentano entrambi la sessualità ardente; sono simboli lunari, sono emblema indiscusso di fertilità. Il coniglio in genere reca buona sorte, una zampa di coniglio o di lepre veniva considerata un amuleto. La natura della scimmia, è il voler imitare tutto ciò che vede fare, è l’animale più simile a noi e per il cristianesimo è simbolo di sfrenatezza sessuale. Alla figura del cane vengono associate numerose qualità che vanno dalla più totale lealtà, alla più profonda amicizia e caratteristiche come la dolcezza, la sicurezza, l’innocenza e l’altruismo, ma soprattutto il saper dimenticare e perdonare. Nell’antico Egitto, Anubi aveva la testa di un cane (o di uno sciacallo) era il custode del regno dei morti. Si può quindi ipotizzare che l’anonimo pittore veneto riconoscesse nell’uomo, per prima cosa una gran fertilità, poi un po’ di demonio, quindi l’espiazione dei peccati e un po’ di fortuna, e ancora le virtù come l’amicizia, la lealtà e l’altruismo e la capacità di saper perdonare e dimenticare, per poi infine morire.  

immagine: Nudo Gustav Klimt

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 21/11/2016