ORSI; SCIMMIE; ORGANETTI: LA CARITA’ DELL’OTTOCENTO

alpi - orsanti

Gli orsanti, ovvero coloro che addestravano e facevano spettacoli con orsi ed animali esotici, provenivano dalle valli dell’Emilia Romagna, la Liguria e la Toscana, fu un fenomeno che a fine Ottocento interessò gran parte dell’Italia. Accattonaggio, commercio ambulante, lavori campestri, filatura, spettacoli di strada con animali, orsi o scimmie, con esibizioni musicali, soprattutto di organetti, furono alcune delle attività con cui   si tentava di arginare il difficile problema della sopravvivenza. Si spostavano soprattutto a piedi, solo se riuscivano a raggranellare qualcosa potevano comprarsi un mezzo. Le gravi condizioni economiche della popolazione dell’Appennino, dedita prevalentemente a un’economia basata sull’agricoltura e sulla pastorizia, indussero molti a migrare per dedicarsi soprattutto ad attività “itineranti”. Di loro, proprio perché spesso subivano arresti e condanne, è rimasta traccia, in particolare nelle prefetture. Una volta giunti in un luogo adeguatamente esposto al transito di persone, gli artisti di strada allestivano il proprio palco per lo spettacolo. Qualcosa degli orsari rimane fino al Dopoguerra, quando dalle case passava chi aggiustava i piatti rotti, l’arrotino, il merciaio, gli impagliatori di sedie o il suonatore di fisarmonica. Fellini ha dedicato a loro il famoso film “La strada”, e ambientato in Romagna è il film “Berbablù” che narra la storia di un suonatore di organetto. Oggi questa arte da strada è proposta dai Musicanti di San Crispino, nati sull’esempio dei suonatori girovaghi del secolo scorso, il gruppo nasce una quindicina di anni fa, si compone di 15/16 elementi, fra ottoni, legni, percussioni e chitarra. Il nome del gruppo è un omaggio a S. Crispino, protettore dei calzolai, i quali producono le scarpe e le suole indispensabili per chi si muove senza mezzi. I Musicanti vestiti con pantaloni, canottiera e un fazzoletto in testa annodato con quattro nodi, eseguono un frizzante repertorio che prevede valzer e polke della tradizione romagnola, musica in stile New Orleans, sigle tv, raggae e ska, innaffiato dal suono delle bande balcaniche, per arrivare alla disco-music e la techno, il tutto condito dall’abbondante peperoncino di divertenti pantomine. La prima volta che li ascoltai, ero reduce dal funerale di mio padre, riuscirono a regalarmi un attimo di pace dal dolore.

 

 

 

articolo già  pubblicato sul quotidiano  “La Voce di Romagna” il giorno 28/12/2015