MISTERI FRANCO/ROMAGNOLI

Rennes-le-Château

Il romanzo di Dan Brown,“Il codice da Vinci”, si appoggia su di una ipotetica “base storica”: il cosiddetto “mistero di Rennes le Château”, comunemente attribuito ad un “terribile” segreto scoperto da don Bérenger Saunière (1852-1917), un sacerdote nato e vissuto nel Sud della Francia, non lontano dal confine con la Spagna. Secondo l’ipotesi più diffusa egli avrebbe trovato qualcosa che proverebbe l’esistenza del “sangue reale”, ovvero che Gesù sopravvisse alla croce e generò figli con Maria Maddalena. Tuttavia, non mancano congetture alternative: il tesoro del Tempio di Gerusalemme, la coppa del Graal, un procedimento per diventare immortali, la memoria di una catastrofe ciclica, e molto altro. In ogni caso Saunière sarebbe venuto a conoscenza dell’esistenza di una società occulta, ramificata e potente, il Priorato di Sion, (di cui avrebbe fatto parte anche Leonardo da Vinci), che avrebbe avuto lo scopo di gestire il segreto. Tutto ciò sarebbe provato da una complessa rete di iscrizioni su pietra, messaggi inseriti in quadri, pergamene, lettere, che occorre decifrare, perché presentano scritte sbagliate, rovesciate, rebus, ecc. Il segreto di Rennes le Château passerebbe anche per la Romagna. Pier Luigi Pini, abita a Brisighella, è una persona assai cortese e affabile, appassionato e ricercatore, assieme alla moglie Anna Maria, dei misteri di Rennes su cui ha tenuto numerose conferenze. Pini si è recato a Rennes, per studio, per ben 13 anni, qui in questo luogo ha conosciuto Dan Brown, quando non era ancora famoso, lo scrittore si aggirava col suo camper per raccogliere il materiale per i suoi scritti. Vediamo un po’ cosa ci racconta Pier Luigi. Tutte le popolazioni antiche, (Celti, Romani, Visigoti, Ebrei) si ritrovano in Romagna e nella zona di Rennes, come pure gruppi religiosi in odor di eresia, (come i Catari e i Templari). Faenza, nel medioevo fu un luogo cataro, addirittura volevano bruciare tutta la città per debellare l’eresia. Ancora oggi, a Faenza, c’è una chiesa chiamata Commenda (onorificenza civile, superiore al cavalierato) dedicata a S. Maria Maddalena. Sempre a Faenza, si sarebbe decodificata una lapide del 1600, proveniente dal Duomo della città (la scoperta di uno schizzo su un taccuino, farebbe risalire a Leonardo la sua costruzione, vi ricordo che Leonardo scriveva da sinistra verso destra cioè a rovescio, così come si scrive anche l’arabo). La lapide sembra celare un messaggio segreto, riferito a Rennes:“Sul monte Bezu a Rennes la chiesa di Cristo cela l’arco nei monti”, scritta che si ritrova pure nella Pala Bertone, dipinto di autore ignoto, di proprietà della pinacoteca faentina. A Faenza, ritroviamo anche Felice Giani, che qui dipinge ben tre opere con la dicitura: “Et in Arcadia ego” (anch’io facevo parte dell’Arcadia) un’iscrizione enigmatica riportata in alcuni importanti dipinti del Seicento, fra cui uno del Guercino, e due del pittore francese Nicolas Poussin. Vi è poi la diffusione della devozione al Preziosissimo Sangue, congregazione fondata da San Gaspare che si ritrova sia a Bologna e nella Romagna, sia nella zona di Rennes. Altro riferimento è l’oratorio di S. Maria Maddalena a Villa Salta, si trova a Predappio, che avrebbe riferimenti simbolici con la chiesa che si trova a Rennes. La costruzione dell’oratorio, più o meno nel 1450, si deve a Nicolò, capostipite dei Raineri di Salto, personaggio illustre molto sensibile al lato spirituale e religioso. Altro riferimento alla Maddalena si può ritrovare in San Camillo, fondatore della “Compagnia dei ministri degli infermi”. I Camilliani portano l’abito nero con la croce rossa di stoffa sul petto, si dedicano alle cure degli ammalati. Il cuore di questo Ordine è la Chiesa di S. Maria Maddalena a Roma, dove il loro ideatore è sepolto. Questo Ordine è molto conosciuto a Predappio, opera in un centro di accoglienza residenziale per persone con problemi psichiatrici. Per quanto riguarda il legame coi Merovingi, gli ipotetici detentori del “sangue reale”, i riferimenti sono molti, mi limito a scrivervi, che il “nostro” Teoderico sposò una figlia di Childerico, quest’ultimo fu il primo sovrano, storicamente accertato, di tale dinastia.

immagine: Rennes le  Chateau

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 08/08/2016