Mah Jong Una passione

Mahjong

Fin dai primi del ‘900 si è diffuso a Ravenna il mah jong, lo strano gioco con tessere di osso e bambù con ideogrammi di origine cinese, anche se oramai sta per essere soppiantato dal burraco. Quest’ultimo forse risale agli anni ‘40, si tratta probabilmente di una derivazione della canasta. Il successo immediato del burraco, è partito dalla Puglia e si è diffuso a macchia d’olio in tutta Italia, arrivando anche in Romagna minacciando la supremazia del mah jong, (ormai la cultura cinese ce l’abbiamo in casa e il mah jong non ha più nulla di esotico). Eppure secondo la leggenda l’inventore del mah jong sarebbe stato niente che di meno il filosofo Confucio, ma questi visse nel 500 a.C. e le carte da gioco nascono parecchi secoli dopo. Un’altra leggenda,vede come ideatore del gioco, il vecchio pescatore Sz, il quale, per intrattenere i suoi marinai durante una lunga tempesta, intagliò nel bambù i 144 pezzi del mah jong seguendo i suggerimenti di un passero (da cui il nome mah jong, che vuol dire passero). Al di là delle favole, le carte (e tessere) da gioco nascono in Cina intorno al XII secolo, prendendo spunto dalla cartamoneta, da lì partono verso l’occidente attraverso gli arabi. Nei vari “trasferimenti” le monete diventano i “cerchi” o “palle”, le “strisce di monete” si tramutano in “canne”, o  in “spade” e “bastoni” ecc. , probabilmente per l’errata interpretazione degli ideogrammi. Il mah jong vero e proprio nasce verosimilmente intorno al 1860 nel sud della Cina come evoluzione di giochi precedenti. Alcuni sostengono che fino ai primi anni del ‘900 il gioco sia stato riservato alla corte imperiale. Dalla Cina meridionale il mah jong si diffonde rapidamente nel resto del paese. Tramite marinai e militari il gioco è esportato in Giappone, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. La prima testimonianza scritta in occidente sul mah jong è un articolo del 1893 dell’antropologo Stewart Culin. Il gioco ha un enorme successo, a quei tempi in America  c’era una gran fame di giochi nuovi, assieme al mah jong  si diffondono anche il cruciverba, il  monopoli, la canasta, ecc. In Italia il mah jong è arrivato tramite l’America negli anni ‘20 e si diffuse  quasi esclusivamente nell’alta borghesia. Il mah jong metterà radici solo nella Romagna, si narra che gruppi di immigrati cinesi avrebbero contribuito a diffondere il gioco a livello popolare. Questi fuggivano via nave dalla Cina per la Rivolta dei Boxer, portandosi dietro qualche scatola di   mah jong e numerose cravatte, per venderle lungo le vie delle città della Romagna. Le navi che trasportavano questi cinesi, attraccavano in numerosi porti d’Italia, ma solo a Ravenna il mah jong ha coinvolto ed appassionato la gente, solo qui non divenne un gioco ‘nobile’ per poche persone ma un gioco del popolo. D’altronde i ravennati hanno discendenza nobile, la loro città è stata prima   capitale romana, poi del regno d’Italia, infine esarcato. Nel ravennate la richiesta di scatole da gioco fu così ampia che proprio qui nacquero i primi produttori di mah jong. Mio padre si riforniva da Valvassori, nel mio immaginario lo vedevo come una specie di artigiano cinese in grado di creare tessere dai disegni fantastici nei colori rosso (la benevolenza), verde (la sincerità), bianco (l’amore filiale). Benevolenza, sincerità e amore filiale sono le tre virtù sostenute da Confucio. Adesso non voglio esaltare l’antichità del mah jong ma per la cultura cinese non dobbiamo solo pensare allo sbarco dei rifugiati cinesi del 1900. Nel 1552 nasce a Macerata Matteo Ricci gesuita, cartografo ed esploratore. Prima di dirvi  ciò che fece, vi scrivo dei forti legami, che le Marche hanno con la Romagna, unite prima nella Pentapoli bizantina poi ambedue sotto lo Stato pontificio, ma anche oggi, ad esempio l’amatissimo nostro Cardinal Tonini è stato prima di essere il “nostro”, vescovo di Macerata. Ma veniamo a Matteo Ricci, il quale nel 1582 salpa per la Cina, sbarcando a Macao. Qui approfondisce lo studio della lingua e della cultura cinese, contribuendo alla diffusione di questa in Occidente. Il suo esempio resta, ancora oggi, come modello di incontro/scambio tra la civiltà europea e quella cinese.

immagine: Mah Jong

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 24/11/2014