Le inquietudini di Goya: dalla corte alla guerra

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Francisco Goya (1746/1828) è considerato un artista di cultura illuminista, anche se l’indole è romantica ed  esoterica. Il suo stile è svincolato da ogni ideale accademico, è anche molto versatile, sa passare da visioni delicate, al grottesco e al tragico. Realizza molti ritratti della famiglia reale in cui manifesta una straordinaria capacità di introspezione psicologica, mi sono sempre chiesta come i reali spagnoli non si siano visti come appaiono: ridicoli! Anzi stimavano il pittore sia il re che la regina. Nel 1808 con l’invasione delle truppe napoleoniche, Goya è testimone delle sanguinose repressioni del suo popolo. La dura realtà della guerra lo mette in contatto con la crudeltà, la violenza e l’ingiustizia. Tutte le speranze nella possibilità di cambiamento della Spagna, arretrata e superstiziosa, si disfano davanti ai francesi, ritenuti portatori di libertà e progresso, diventano i nemici e i violentatori. Illustra con una serie di incisioni: “I disastri della guerra”, gli episodi di violenza, crudeltà e sadismo. Ispirandosi alle incisioni di Rembrandt, realizza immagini di una forza allucinante, dove il bianco e il nero diventano drammatici e coinvolgenti. Finita la guerra Goya cerca di dimenticare gli orrori, di ricostruire la sua vita, ma sarà colpito da una malattia che lo lascerà completamente sordo. Decide di ritirarsi nella sua casa di campagna: la “Quinta del sordo”. Qui dipinge le pareti con immagini tragiche, ossessive: sono le “Pitture nere”,figure che sembrano allucinazioni, mostrano rituali di stregoneria, sabba, apparizioni sataniche e scene di brutalità. Fra queste pitture vi è quella di un cane, si vede solo il muso che si staglia contro uno spazio vuoto, color ocra chiaro. Il cane è fra due mura, senza scampo, lo sguardo allucinato, sta aspettando la morte solo come un cane… è metaforicamente l’autoritratto più pregnante di Goya, questo è ciò che vi vedo io, ma innumerevoli sono le ipotesi di critici e studiosi. Il mistero su Goya perdurò anche dopo la sua morte, si scoprì che il corpo nella bara era decapitato. Possibile? Erano gli anni  del mito di Frankenstein e di esperimenti assai strani. Se volete vedere un’incisione di Goya, recatevi a Longiano alla Fondazione Balestra, ma non dimenticate di visitare la Mostra su Boldini ai Musei San Domenico di Forlì, direttamente dal Prado vi è un Goya strepitoso.

immagine: Il cane di Francisco Goya

articolo già pubblicato sul quotidiano “La voce di Romagna” il giorno 30/03/2015