L’Alpe della Luna, zona di quattro confini

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I confini odierni della Romagna: a ovest il fiume Sillaro, a nord il fiume Reno, a sud lo spartiacque fra il torrente Conca e il fiume Foglia, a est il mare Adriatico, a sud-ovest lo spartiacque dell’Appennino tosco-romagnolo fino al Monte Maggiore nell’Alpe della Luna. L’Alpe della Luna si può ben dire una “montagna di confine”, con ben quattro regioni (Toscana, Umbria, Marche, Romagna) che le si addossano. L’Alpe prende il nome dalla Ripa della Luna un dirupo di arenaria alto 200 metri a forma di falce. Questi sono luoghi misteriosi, che stupiscono ed intimoriscono, si respira spiritualità, era la via di San Francesco e era il tragitto dei pellegrini che andavano a Roma passando da Rimini per San Sepolcro; in tempi più antichi forse vi si svolgevano antichi culti alla luna. Piero della Francesca (Borgo San Sepolcro 1412/1417) ne fu certamente ispirato, ne ha ripreso il panorama, i suoi dipinti sono luminosi e immoti come l’atmosfera che si respira qui. Dall’Alpe della Luna nascono il Marecchia, il Metauro e il Tevere. Veramente il Tevere, la cui sorgente si trova sul Fumaiolo, è romagnolo perché Mussolini fece spostare i confini nel 1923, ma la zona era comunque limitrofa. Questa Alpe della Luna è così magica che non poteva mancare la leggenda. Si narra che durante una festa dei conti di Badia Tedalda, il giovane conte Manfredi conobbe Rosalia e se ne innamorò perdutamente. Ma la famiglia del giovane ostacolava in ogni modo questa unione. Tuttavia Manfredi continuava a corteggiarla. Durante una sera di luna piena, mentre i due stavano amoreggiando Rosalba svelò al giovane il segreto dell’Alpe della Luna. La fanciulla disse al conte:“Quando la Luna sembra appoggiata all’Alpe, se uno potesse toccarla tutti i suoi desideri sarebbero esauditi. Nell’Alpe sono nascosti immensi tesori, ma nessuno è mai riuscito a  trovarli. L’Alpe appartiene alla Luna e lei uccide chiunque si avvicini”. Rosalia convinse Manfredi a toccare la luna per prendere il tesoro, in modo di potersi sposare. I due innamorati, partirono insieme a cavallo e non si videro mai più. Si narra  che in certe notti di luna piena si possono vedere due cavalli con due giovani che hanno le mani protese verso la luna… la tradizione dice pure che i malviventi che rapinavano le diligenze e i viandanti erano soliti nascondere la refurtiva nei boschi dell’Alpe ed uccidevano chiunque si avvicinasse.

Articolo già pubblicato sul quotidiano “La Voce di Romagna” il giorno 24/08/1958