LA ROMAGNA E’ UN PO’ CELTICA

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 I Celti erano una popolazione indoeuropea formata da varie tribù, chiamati in modo diverso secondo il luogo in cui si stanziarono, i Romani li chiamavano Galli. Nel IV secolo a. C. i Galli Senoni occuparono Rimini costruendoci l‘unica loro zecca; da Rimini marciarono su Roma, la misero a sacco e la umiliarono pretendendo molto oro e rispondendo alle proteste dei Romani con le fatidiche parole “Vae Victis” (Guai ai Vinti). Il loro capo era Brenno, che significa corvo, in quanto era in uso presso i Celti, darsi il nome di un animale che li rappresentasse. Nell‘antichità si era formata una leggenda secondo la quale la sepoltura di Romolo fosse divenuta un “luogo funesto“, a causa della profanazione della  tomba da parte dei Galli durante il saccheggio del 390 a.C., l‘area venne sepolta e recintata nella tarda età repubblicana, coperta da un pavimento di marmo nero (da cui il nome Lapis Niger) il cui mistero non è stato ancora risolto. Nel 295 a. C. arrivarono a Rimini i Romani scacciando i Senoni. Del periodo romano Rimini  avanza una ricca eredità, tra i quali il Ponte di Tiberio, l’Arco di Augusto e la centuriazione del territorio. Sembrerebbe che nulla sia avanzato della cultura celtica, ma non è così, attorno a Rimini vi sono toponimi che ricordano molto bene i Galli. Inoltre Rimini, di fatto era ed è l’unica città italiana ad avere una cattedrale che porta la suggestiva dedica a Santa Colomba di Sens, martire del popolo dei Senoni. Non solo, ad Onferno , vicino alle famose grotte, in un’area di religiosità ancestrale vi è anche una pieve intitolata a Santa Colomba. Colomba di Sens (Sens era l’antica capitale dei Galli Senoni) vergine e  martire era di una nobile e pagana famiglia di Saragozza, fuggì a Vienne e si fece battezzare col nome di Colomba: proseguì per Sens dove subì il martirio. L’imperatore romano Aureliano, nel 273, voleva farle sposare suo figlio ma Colomba rifiutò. Fu rinchiusa in un bordello: ma quando un uomo le si avvicinò, un’orsa apparve e la difese. Aureliano voleva allora far bruciare sia l’orsa che la giovane: ma l’orsa riuscì a fuggire e una pioggia provvidenziale spense il fuoco. Infine, Colomba fu condannata alla decapitazione. Attributi  principali della Santa sono l’orsa e la piuma del pavone che sostituisce a volte la palma del martirio. Numerose sono le chiese dedicate alla Santa, ma il culto si diffuse soprattutto a Rimini. Si racconta che intorno al 313 alcuni mercanti di Sens, trovatisi a navigare nell’Adriatico, portando con sé una reliquia di Santa Colomba, furono costretti ad approdare a Rimini, la reliquia fu accolta dal vescovo Stemnio e posta nella cattedrale. Nel 1581 il vescovo di Rimini, essendo nunzio apostolico in Francia, ottenne dai monaci dell’abbazia di Sens,  una costola e due denti della martire, che dal secolo XVIII sono conservate in un busto reliquiario ora posto nel Tempio Malatestiano, la nuova cattedrale, che sostituì l‘altra demolita nel 1815 dedicata alla SS. Trinità e a Santa Colomba. La Santa è invocata per i buoni raccolti, implorata  per ottenere la pioggia contro la siccità, è  accompagnata da un’orsa ed è festeggiata il 31 dicembre. Artio è la dea celtica della caccia e dell’abbondanza spesso raffigurata con le sembianze di un’orsa, è festeggiata  per il  Capodanno celtico. Artio significa in celtico orso, Artù mutua il nome da tale animale, simbolo di forza. Santa Colomba è un esempio di ciò che la Chiesa ha assimilato da altre  religioni, apportando le cose buone togliendo la degenerazione, non con sincretismo, come in tanti credono ma accogliendo il Vecchio per trasportarlo nel Nuovo. Come nella storia in cui il passato non si ripresenta mai se non in altre forme.

immagine: Artio 

articolo già pubblicato sul quotidiano  “La Voce di Romagna” il giorno 10/02/2014