LA NOVAFELTRIA DI GRAZIANI

GrazianiLiveNovafeltria, è un grande borgo che fino al 1941 fu chiamato Mercatino Marecchia, è a circa mezzora di auto da Rimini, l’abitato si stende lungo al fiume Marecchia, dove ancora stanno alcuni mulini storici, tra cui il Molino per la produzione della polvere pirica, recentemente restaurato, la produzione della polvere da sparo era legata all’estrazione dello zolfo nella vicina miniera di Perticara. Nella piazza si affaccia il bel palazzo Comunale, con al centro una suggestiva fontana. Nel 2009 il Comune di Novafeltria è passato dalla regione Marche alla Romagna, e come terra di confine ha quel qualcosa che unisce e divide, perché la linea di divisione è anche linea di contatto e forse non è un caso che Ivan Graziani, quest’anno sono 19 anni dalla sua scomparsa, benché fosse abruzzese, di Teramo, avesse scelto Novafeltria, come suo luogo di appartenenza, località della moglie Anna. Ivan era un’artista a tuttotondo, non solo cantautore, poeta, scrittore, Graziani era anche pittore e scultore, nonché appassionato nel disegno, ma soprattutto era un talentuoso chitarrista. Più gli anni passano e più si sente la sua mancanza, era un poeta e musicista atipico e unico, con incisioni come “Pigro” (1978) e “Agnese dolce Agnese” (1979), e poi Limiti e Navi, anagramma di Ivan, quest’ultima canzone è la mia preferita e ogni volta che l’ascolto mi si rizzano i peli sulle braccia, perché si coglie il confine/limite fra la realtà e ciò che non è, ciò che c’è ma non si vede… Che posso fare, tu che puoi fare/ se navighiamo in senso inverso in mezzo al mare/ tu sei libeccio ed io maestrale/ son sempre venti sì, ma non è uguale/ e nessun porto mai ci vedrà tornare. E io cosa posso mai fare per ricordarlo degnamente, se non partire da ciò che forse più lo caratterizzava e cioè la chitarra, il suono e la simbologia di questo strumento che da classico diventa elettrico trasformandosi nello strumento del diavolo? Del rock e dell’ heavy metal? La chitarra ha una storia molto lontana, il mito greco-romano, narra che, da un guscio di tartaruga e alcuni tendini, Hermes (Mercurio) ricavò quello che i greci avrebbero presto chiamato “kithara”. Esistono alcuni prototipi di chitarra, rinvenuti in tombe egizie dal VII al VI secolo a.C., probabilmente precursori dello strumento definitivo che avrebbe avuto origine in Spagna. Furono proprio gli spagnoli a darle l’attuale forma, fondando la prima scuola basata sul virtuosismo (il Flamenco, il Duende).
 Stradivari, già noto per i suoi celebri violini, costruì anche chitarre; Paganini, fu un virtuoso non solo di violini ma anche di chitarre; Haydn, Schubert e Rossini composero delle partiture, Verdi la inserì nella formazione orchestrale e poi dopo una serie di esperimenti nacque intorno al 1940 la prima chitarra dotata di pick-up, che consentiva di trasformare il suono in segnale elettrico e infine fu il rock. Il mito la associa a Mercurio cogliendo l’indole di questo dio ladro, comunicatore, viaggiatore e psicopompo, ma Mercurio, è anche un pianeta, quello più vicino al Sole, e Mercurio è pure un metallo liquido. Mercurio alchemico come il suono della chitarra che provoca il Duende. Cosa è il Duende? Difficile dirlo, forse solo Lorca c’è riuscito, il Duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare, il Duende sale interiormente dalla pianta dei piedi, è sangue, è lo spirito della terra, è il suono della chitarra che diventa anche ribellione quando diventa elettrica e rock. Il primo gennaio 1997 un cancro si porta via Ivan, “un vero chitarrista muore, deve morire sul palco”, amava ripetere, e ci è mancato poco, perché l’ha suonata sino all’ultimo momento, Dio l’ha voluto con sé, quel chitarrista che cantava: “Signore è stata una svista/abbi un occhio di riguardo/per il tuo chitarrista”. Ivan Graziani è sepolto a Novafeltria, nel cimitero locale, con lui vengono seppelliti, una delle sue chitarre (una Gibson che lui chiamava “mamma chitarra”) e il suo gilet di pelle cui aveva applicato un gancio affinché potesse sorreggere la chitarra. Ivan, un cantautore originale e ironico che raccontava la realtà di una provincia di confine/limite tra il di qua e il di là.

immagine, Ivan Graziani

articolo già pubblicato sul quotidiano “La Vove di Romagna” il giorno 04/07/2016